giovedì, Novembre 21, 2024

Mercedes-Hamilton: rimpallo di responsabilità pericoloso. Cosa è successo al team invincibile?

Quello della Mercedes è il campionato di F1 delle occasione perse. Se si dà uno sguardo più approfondito a certe scelte strategiche operate nella stagione 2021, si potrà osservare che non tutto è filato liscio. Specie quando c’erano da prendere decisioni fulminee che avrebbero prodotto effetti del tutto diversi da quelli ottenuti. E’ bene fare un piccolo riassunto per far capire come in F1 contino i dettagli più che le parole postume o le buone intenzioni a non replicare certe topiche.

Tra chiamate tardive ed errori nella fase di sostituzione degli pneumatici abbiamo una bella antologia da leggere. Si parte da Imola, quando la sosta di Hamilton dura oltremodo per un dado che non vuole saperne di svitarsi. Problema che già s’era presentato, con Bottas, nel GP inaugurale dell’annata e che allo stesso finlandese sottrarrà, a Monaco, un comodo secondo posto. Proprio a Montecarlo Vowles e soci la fanno grossa: impongono alla vettura n°44 un improbabile undercut dagli effetti disastrosi. Hamilton sarà passato anche da Perez e Vettel chiudendo settimo alle spalle di Gasly mentre Verstappen andava a prendersi la gloria.

Al Paul Ricard si scordano di farlo l’undercut. Su una pista in cui la Mercedes aveva dimostrato una certe verve c’è la sensazione che si faccia un gran favore ai rivali delle Red Bull che dicono grazie e si prendono la vetta della classifica. Saltiamo a piè pari al Gp d’Ungheria. Non c’è molto altro da aggiungere all’immagine di un Hamilton solitario del deserto mentre tutti sono ai box per montare gomme da asciutto. Riecheggiano ancora le lamentele del britannico.

Monza è un altro capitolo del libro degli strafalcioni. Hamilton viene trattenuto troppo a lungo nella sua piazzola, fatto che lo metterà in quella scomoda posizione da affiancato a Verstappen che alla Prima Variante fa la frittata. Arriviamo, di lettura errata in lettura errata, al GP del Turchia. Un altro momento non certo perfetto e in cui la dialettica tra vettura e muretto ha prodotto più fumo che arrosto.

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Il momento del contatto tra Lewis Hamilton (Mercedes AMG F1) e Max Verstappen (Red Bull Racing) alla Prima Variante. GP Italia 2021

A distanza di undici giorni ancora si dibatte su chi sia stato il “colpevole” di un piano gara fallace. Durante i 58 giri del GP disputatasi sull’asfalto dell’Istanbul Park qualcosa è andato storto. Ancora una volta. E qua ci sono due versioni che cozzano tra loro. Da un lato c’è quella del campione del mondo in carica che rivendicava una strategia operativa diversa. Dall’altro il box Mercedes che si sente nel giusto e spiega di aver fatto il possibile per mettere l’inglese in condizioni di arrivare a podio e, chissà, di ottenere anche qualcosina in più.

Lewis, in gara, ha fatto richieste diverse in base all’evolversi delle condizioni della pista e del traffico. Prima di arrivare a ridosso di Sergio Perez, giro 31 con duello sublimato tra la tornata n°34 e 35, aveva chiesto la sostituzione delle gomme. Scelta negata dal box che aveva già inscenato un paio di volte il balletto dei meccanici. Dopodiché, a seguito del diniego, cambia il piano strategico nella testa dell’inglese che fa due richieste: arrivare in fondo con il deterioratissimo treno di intermedie con cui era partito, o provare l’azzardo di passare alle slick soft.

Richieste cassate da James Vowles e da Peter Boninngton che hanno male interpretato il momento caldo della gara. La sensazione è che stavolta bastava fare cose elementari. Ad esempio copiare le mosse di Verstappen per raggiungere un comodo terzo posto e, magari, provare a ricucire lo strappo. Invece si è inscenato un programma arraffazzonato, senza né capo né coda. A bocce ferme Toto Wolff ha parlato di difficoltà nel valutare, da parte del pilota, l’esatta posizione in gara.

Un tentativo si spostare il focus sul britannico che non annulla ciò che lo stesso manager ammette quando afferma che avrebbero potuto giocare in modo molto conservativo fermando Hamilton in due momenti chiave: quando l’ha fatto Verstappen e quando, successivamente, l’ha fatto Perez. In entrambi i casi Lewis sarebbe stato in grado di lottare attivamente per il podio.

Le esitazioni della Mercedes sono dipese anche dall’attesa di una repentina mutazione delle condizioni dell’asfalto che invece, a causa delle temperature molto basse, non ha voluto saperne di asciugarsi completamente. Si poteva andare lunghi sperando di poter passare alla slick o, come voleva Hamilton, provando a non fermarsi più. Quindi, queste due opzioni sembravano essere concrete. Ma tali non si sono rivelate.

Il ritmo del britannico con le gomme con cui era partito è diminuito molto più velocemente di quanto avevano preventivato gli esperti di Brackley. Ecco che è stata necessaria una chiamata a otto giri dalla fine per montare un altro treno di intermedie che ha faticato a scaldarsi tanto da permettere il pericoloso ritorno di Gasly che aveva gomme ben rodate.

Wolff ha ammesso che col senno del poi avrebbe fatto rientrare la W12 n°44 10 giri prima per metterla in condizioni di lottare in pista per puntare alla terza piazza. Cosa che avrebbe posto Hamilton a pari punti con Verstappen in graduatoria piloti.

Nel balletto di responsabilità tra muretto e pilota – nessuno ne è totalmente esente – la sensazione è che siano stati gli strateghi e leggere male il dipanarsi della gara. Quel “Sorry” che Bono riserva a Hamilton alla fine delle operazioni è eloquente. Così come lo sono certe comunicazioni radio del britannico che sono state smorzate a motori spenti e ad adrenalina rientrata nei normali livelli di produzione.

Sotto pressione Mercedes sta dimostrando di non trovare sempre la chiave di lettura giusta per massimizzare i risultati. Nel box confinante, ossia quello della Red Bull, si vive un’altra realtà fatta di chiamate pressoché perfette e di operazioni svolte quasi sempre senza sbavature. Una differenza operativa che si sta pesando in classifica.

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Toto Wolff, team principal e comproprietario della scuderia tedesca Mercedes AMG F1 TEAM, durante il week end del Gran Premio di Inghilterra edizione 2021

Che un pilota possa essere confuso e non propriamente lucido in momenti concitati di un Gran Premio è comprensibile. Meno concepibile è lo stordimento, a tratti endemico, di un muretto che ha sotto mano dati, strategie e simulazioni. Nonché il supporto di ingegneri e professionisti della materia chiamati a scioglierli i nodi gordiani. Non a crearne di ulteriori.

Questo ragionamento è applicabile alla Mercedes, alla Ferrari, che in Turchia non ha ben supportato un Leclerc in lotta per la seconda piazza (leggi qui l’analisi on board), alla Aston Martin che pasticcia col povero Vettel costretto a guidare sul ghiaccio, e a qualsiasi altra compagine che compone il carrozzone della F1. La massima espressione del motorpsort è una disciplina iper-specializzata nella quale l’interlocuzione macchina – muretto è fondamentale nel conseguimento del risultato sportivo. Quello strategico è un elemento basico, non un dettaglio di valore secondario.

Se Mercedes cova – e lo fa – velleità di titolo deve imprimere una svolta nella gestione del momento critico. A sei gare dalla fine non ci si può permettere altre topiche frutto di letture superficiali. Il tempo delle chiacchiere è finito da un pezzo. Bisogna passare ai fatti perché in Red Bull sono cattedratici della disciplina.


Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: Mercedes AMG F1 TeamRed Bull Racing

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