La F1 si basa essenzialmente su tre parole: ricerca, sviluppo e innovazione. Il lavoro profuso da tecnici e ingegneri è volto al raggiungere la perfezione in ogni ambito. Per ottenere la vittoria in un Gp e farlo con continuità è necessario che ogni area all’interno della squadra renda al massimo livello. Avere una macchina al top dal punto di vista aerodinamico, telaistico e motoristico potrebbe non bastare se non si ha cura dei dettagli. All’interno di un team di F1 ci sono tantissime altre aree che partecipano al risultato finale raccolto dal pilota e una delle più evidenti è certamente il momento del pit stop.
Le strategie hanno spesso un impatto determinante sull’esito della gara e dunque riuscire a ridurre il più possibile il tempo della sosta è stato un obiettivo su cui i top team hanno speso tantissime risorse negli ultimi anni. Leader del settore ovviamente Red Bull. Tra il 2019 e il 2020 abbiamo visto spesso i meccanici di Milton Keynes scendere sotto il muro dei 2’’ con il record che è stato messo a segno nel corso del Gp del Brasile 2019 in 1,82’’.
L’arma risiedeva nell’utilizzo di alcuni sensori per rilevare in tempi strettissimi il corretto fissaggio della ruota alla vettura. Il tutto orchestrato da un sofisticatissimo software che altri top team facenti uso di questi dispositivi non sono mai riusciti ad eguagliare. La nuova direttiva dunque, oltre a creare un danno specifico alla Red Bull vietandole di fare uso del suo ingegnoso programma, ha anche tolto vantaggi a tutte quelle squadre che facevano uso di detti sensori di rilevamento: i top team.
La nuova normativa, entrata in vigore effettivamente a Zandvoort (trovate qui tutte le informazioni), prevede che sia il meccanico stesso a dare l’ok dell’avvenuto fissaggio del cerchio al mozzo e ha anche obbligato tutti a fare uso di un software di controllo decisamente più semplice rispetto quelli adottati in precedenza. Il suo compito è semplicemente quello di assicurarsi che l’operatore prema il tasto di verifica presente sulla propria pistola a sostituzione gomma ultimata. Farlo mentre l’avvitatore è ancora in funzione comporterebbe dover andare ad effettuare un ulteriore check sulla ruota implicando così una perdita di tempo non trascurabile.
La durata anomala della sosta di Verstappen nel corso del Gp d’Italia (approfondisci qui) è derivata proprio da questo. La nuova direttiva ci ha permesso nelle ultime quattro gare di assistere ad un incremento notevole degli errori commessi dai meccanici durante i pit stop. Una condizione che sta rendendo l’esito delle gare molto meno scontato (vedi Monza ad esempio) e che sta dando a tutti i team pari opportunità. Ora infatti, anche coloro che non avevano avuto minori investimenti da dedicare a questo settore, d’un tratto si son ritrovati in mano con l’opportunità di tornare ad essere competitivi.
Red Bull e Mercedes che per anni si son dati battaglia sui decimi di secondo hanno perso di colpo tutto il loro vantaggio. Adesso possono vantare ancora un leggero margine sulla concorrenza, data dall’estrema competenza pregressa, ma ora che non c’è ragione di effettuare dei grandi investimenti per essere al loro livello, anche le squadre minori potrebbero tornare a breve a dire la loro. Ci troviamo nel bel mezzo di una transizione. È trascorso ancora troppo poco tempo dall’introduzione del nuovo regolamento e i meccanici non hanno effettuato sufficienti prove per poter stabilire quale sia l’esatto livello delle squadre al momento.
Con il passare dei Gp gli operatori acquisiranno sempre più esperienza e verranno a delinearsi dei nuovi rapporti di forza. Gli errori capiteranno sempre meno e la situazione diventerà via via sempre più stabile. Una condizione che probabilmente potrebbe iniziare già a delinearsi il prossimo anno, dopo che i team avranno avuto modo di allenarsi a dovere nel corso dell’inverno. Se qualche squadra minore ha ambizioni da outsider, è questo il momento di spingere!
F1-Autore: Marco Sassara – @marcofunoat
Foto: Formula Uno – Red Bull – Mercedes