Le ultime sette stagioni di F1 ci hanno proposto una lettura a senso unico: Mercedes che si impone per una superiorità tecnico-sportiva quasi inattaccabile. Un modello la cui imposizione ha radici profonde, che penetrano finanche nella sfera politica e gestionale. Un gruppo industriale che ha saputo mettere in pratica la visione strategica di Dieter Zetsche che è forse stato il principale artefice della striscia di vittorie più lunga nella storia della categoria.
Ora questo paradigma non è più così solido visto che è assediato ed attaccato da quella milizia che è stata piegata a partire dal 2014, ossia da quando l’era turbo-ibrida ha emesso i primi vagiti. Red Bull ci sta provando a soverchiare l’ordine costituito ed a chiudere davanti quest’era tecnica che sta per cedere il passo ad un nuovo corpus normativo che inaugurerà una F1 inedita, basata su principi diversi, che vuole fare dell’alternanza e dell’imprevedibilità i suoi araldi.
Quello introdotto da Mercedes può essere ritenuto un archetipo? Questa scuderia può essere considerata una prima realizzazione di un qualcosa che viene successivamente imitato? Secondo Chris Horner – che rappresenta chi questo prototipo organizzativo vuole ribaltarlo – la risposta è un secco no. Ma dice il vero? E’ sincero? Ci crede?
In una recente dichiarazione rilasciata alla tedesca Bild, lo “Spice Boy” si è voluto smarcare drasticamente dai competitor anglo-tedeschi sottolineando la loro esclusività operativa: “Siamo competitivi sia fuori che dentro la pista. Tra noi e loro ci saranno sempre degli attriti – ha sottolineato alludendo ai fatti di Silverstone e di Monza e forse a qualche bega politica che si è verificata sottotraccia – La Mercedes vuole difendere il titolo, noi vogliamo tornare a vincere. Ed è solo questa è l’unica ragione per cui siamo in formula uno: vincere“.
E poi l’affondo: “Tra di noi c’è rispetto reciproco. Questo e null’altro. Non c’è un vero rapporto tra le due squadre. Abbiamo poco a che fare con la Mercedes e non è un modello per noi. Anche se ha vinto negli ultimi anni, stabiliamo per conto nostro gli obiettivi e gli standard. Non seguiamo nessuno, sappiamo come gestire le cose“.
Le strade per arrivare alla gloria sono tante. Non esiste un percorso preordinato con il quale si ha la garanzia scientifica di successo. Sarebbe comodo. Le variabili sono tante e gestirle impone innanzitutto flessibilità e capacità di lettura in corsa. Il problem-solving spinto ai massimi livelli. Questo uno dei segreti di Mercedes che ha sempre superato gli ostacoli tecnici quando gli si sono parati dinnanzi.
In questo Red Bull non sembra discostarsi troppo dal team che ha dominato nell’ultimo settennato. Un’ovvietà perché ogni scuderia di F1 agisce in maniera analoga. Ma c’è qualcosa in più che va ad accomunare le due compagini: la capacità di imporsi anche in ambiti extra-sportivi.
Dietro quel “Siamo competitivi sia fuori che dentro la pista” si cela un modo d’operare che è tipico della Mercedes che la battaglia nei circuiti l’ha vinta perché, negli anni addietro, ha trionfato anche nella guerra politica. Sbaragliando vecchi monoliti come Ferrari e Renault che hanno snaturato le proprie filosofie costruttive per piegarsi alle visioni tecniche e strategiche di Daimler AG.
Red Bull ha iniziato a ragionare alla stessa maniera presentando un versione evoluta e più aggressiva di quella offerta dai rivali. Così si leggono i ricorsi post Silverstone, così si legge la continua pressione fatta sugli organi competenti a verificare la conformità delle power unit Mercedes. Così si legge, nel lungo periodo, la volontà di semplificare i propulsori: far mancare il terreno sotto ai piedi a chi sta dominando togliendogli il vantaggio tecnico che ha accumulato. Esattamene ciò che Mercedes ha fatto agli albori degli Anni Dieci.
Il modello Mercedes, dunque, è noto ed è stato ben studiato dai cervelloni di Milton Keynes che ne hanno acquisito le caratteristiche fondanti. Quella di Horner è una piacevole menzogna alla quale, probabilmente, egli stesso non crede. Chi vince da così tanto tempo diventa automaticamente una stella polare, un riferimento da seguire quasi in maniera pedissequa. Tanto che, a partire dal 2022, gli uomini della Red Bull si cimenteranno con la produzione fai da te dei motori. Altro punto di contatto con AMG.
Saranno quindi produttori a tutto tondo ereditando competenze, progetti e macchinari della dimissionaria Honda. E lo faranno anche grazie ad una abbondante campagna acquisti di competenze specifiche fatta a Brixworth, laddove nasce il reparto powertrains dei rivali che, nelle parole di Horner, non sono un riferimento. Che strano.
Red Bull non si limiterà ad assemblare, svilupperà anche i V6 turbo ibridi e li offrirà sul mercato della massima categoria del motorsport. Ovviamente il primo cliente sarà l’Alpha Tauri, ma non è detto che in futuro non possano esserci altre compagini interessati ai propulsoiri ex-nipponici. Produttore-fornitore.
Questa è una rivoluzione copernicana per il mondo Red Bull che nella sua storia ha sempre e solo “acquistato” le motorizzazioni. Una linea inedita che va a replicare quella di altri grandi costruttori presenti in Formula Uno. Dalla Ferrari alla Renault passano per… la Mercedes. Il cui modello, evidentemente, è ritenuto vincente anche nelle stanze dirigenziali della sede austriaca del colosso delle bibite energizzanti.
Tipicità. Ogni modello, seppur ispirato ad altri, ne presenta alcune. Red Bull è capofila nella gestione di una vera e propria squadra satellite. Un unicum nella F1 odierna, una caratteristica che la rende esclusiva. E che potrebbe essere, nel lungo periodo, la carta vincente al tavolo di poker. Alpha Tauri fu Toro Rosso è stata usata come palestra tecnica (vedasi installazione power unit Honda) e come fucina di talenti da mettere a disposizione della squadra controllante.
Una mobilità verticale che ha visto piloti spostarsi da una scuderia all’altra anche nella stessa stagione. Una gestione che in passato ha alimentato polemiche ma che è funzionale al conseguimento del risultato che, come dimostra anche questo 2021, è essenzialmente votato alla conquista del titolo piloti. Come se il campionato costruttori fosse visto come un torneo di seconda categoria.
E in effetti è proprio sul campionato piloti che Horner sta puntando tutte le fiches. E lo sta facendo usando la seconda guida e, quando serve, come i Gp di Russia e di Turchia dimostrano, anche sfruttando i piloti della controllata Alpha Tauri. Professionisti sacrificati sull’altare di una più alta ragion di stato. E’ ovviamente Max Verstappen il cavallo chiamato a tagliare per primo il traguardo. Il talento di Hasselt ha avuto l’ennesima investitura da parte del suo team principal.
“Max è più vecchio rispetto a quanto dica la carta d’identità. Dimostra più dei suoi 24 anni. Questo è normale quando si proviene da una famiglia di piloti. Ha un ottimo equilibrio interno e guida in modo molto costante. Inoltre – ha spiegato Horner – ha acquisito tanta esperienza nel corso delle stagioni. Ora è pronto per il titolo. Lo dimostra il modo in cui si sta correndo in questo campionato“.
Mancano sei gare al termine di questo avvincente campionato. Che si sta giocando non solo in pista, ma anche nella comunicazione. In Red Bull ci tengono a smarcarsi dalla concorrenza ma, al di là delle dichiarazioni di facciata, c’è molto delle modalità operative della Mercedes nell’ascesa del team di Milton Keynes.
I tentativi di nasconderlo risultano un po’ maldestri ma sono assolutamente comprensibili. Perché, in definitiva, i prodotti maturi che ora gli anglo-austriaci stanno raccogliendo sono frutto del lavoro certosino e maniacale fatto a braccetto con Honda. E non conterà, alla fine, se alcune tecniche di semina sono state mutuate, pur negandolo, da chi per sette anni ha tirato l’aratro.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Mercedes AMG F1 Team – Red Bull Racing Honda