Le monoposto di F1 sono quanto di più complicato si possa trovare nel mondo delle corse. Per definizione parliamo della massima espressione del motorsport. Al di là del mero valore della vettura, infatti, senza la corretta messa a punto del mezzo raggiungere la massima performance è pressoché impossibile. L’efficienza aerodinamica sommata alla necessita di produrre quanto più carico aerodinamico possibile, quindi, si attesta come punto cruciale che garantisce al pilota buoni riscontri cronometrici.
Le “banalità” appena espresse fanno da cappello introduttivo ad un ragionamento ben più ampio legato alla stagione in corso. Il mondiale 2021, come tutti sappiamo, precede la nuova era regolamentare che cambierà per sempre la storia della F1. Le norme attuali relazionate al regolamento tecnico non discostano poi così tanto da quelle utilizzate nel 2020. La “piccola” differenza, oltre al provvedimento spesso sottostimato relativo ai profili alari delle ruote posteriori fruibili a questo link (clicca qui), riguarda l’oramai famoso e sin troppo chiacchierato “taglio” del fondo scalinato.
Tale disposizione studiata ad hoc per ridurre la downforce generata dalle auto ha di fatto inguaiato, al contrario di quanto si pensava, i progetti che prevedevano un angolo che il diffusore crea con l’asfalto minore. Un assetto meno picchiato, quindi, si è sposato decisamente peggio con le regole imposte.
Da qui, oltre l’ottimo lavoro svolto dal team di Milton Keyes in diversi reparti, miniaturizzazione del propulsore e modifica meccanica al sistema sospensivo posteriore (puoi leggere qui l’analisi tecnica), le RB16B hanno dato da subito filo da torcere alla Mercedes. Vetture che, nell’immaginario collettivo di tecnici, piloti, addetti al lavori e media dovevano rappresentare, ancora una volta, il punto di riferimento. Le monoposto da battere, insomma.
E invece no. Evidentemente tutto è cambiato. Tale scenario, per ovvie ragioni legate alla dedizione profusa dagli ingegneri verso la prossima stagione, ha spinto le diverse scuderie di F1 a impiegare la quasi totalità dell’impegno verso il futuro. Farsi trovare preparati per il nuovo ciclo era ed è troppo importante. Ecco perché, durante l’annata in corso, gli up-date sulle monoposto sono arrivati solo in minima parte.
Proprio da questo elemento nasce l’esigenza di massimizzare il pacchetto a disposizione. Per farlo, la totale comprensione della vettura è cruciale e le piccole “correzioni” a livello di set-up, come è stato ampiamente dimostrato, possono davvero stravolgere un weekend di gara.
Sotto questo aspetto Mercedes sembra aver trovato la quadratura del cerchio dopo una seconda parte del mondiale a volte un po’ troppo confusionaria. Fattore che in Qatar, per esempio, ha consentito al sette volte campione del mondo di F1 Sir Lewis Hamilton di esprimersi ai massimi livelli. Tale elemento pare essere un punto fermo sul quale costruire le prestazioni per gli ultimi due appuntamenti iridati.
In casa Red Bull, è ovvio, sono dello stesso avviso. E tra gli aspetti chiave da valutare in questo contesto si deve di sicuro valutare la posizione di Adrian Newey, vero e proprio valore aggiunto nel massimizzare il potenziale delle sue creature. Malgrado gli ampi meriti del gruppo di lavoro, l’assenza del genio britannico ha senz’altro pesato durante le ultime settimane e il suo ritorno alle corse in prima linea ha dato nuova linfa dalla quale attingere.
Lo ha confermato lo stesso consulente Helmut Marko attraverso recenti dichiarazioni. Il settantottenne austriaco, in merito, ha dichiarato apertamente che che il ritorno a tempo pieno della mente fulgida dell’ingelse in pista farà la differenza in vari settori e gli stessi ingegneri che lavorano a stretto contatto di gomito con i piloti fruiranno non poco della sua presenza durante le ultime due gare che, a quanto pare, saranno tiratissime…
F1-Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Foto: Red Bull Racing Honda