È proprio quando tutto sembra crollare che Mercedes risorge e sfodera l’ennesima grande prestazione in F1. E lo fa su una pista che di fatto sembrava poter favorire ancora il progetto Red Bull. Sebbene nel T2 le RB16B avrebbero dovuto dettare legge, nei restanti due settori il sospetto che le W12 potessero godere di uno spunto migliore era più che fondato. Il poderoso motore della Mercedes, in tal senso, riesce ad esprimere tutto il potenziale e marcare una netta differenza.
Ciò malgrado parliamo di una vettura tedesca tutt’altro che perfetta. Il sette volte campione del mondo di F1, infatti, in più di un’occasione si è lamentato in radio. La monoposto numero 44 aveva un atteggiamento sottosterzante con un anteriore troppo debole. Scenario scaturito da un set-up piuttosto carico che di fatto è andato ad arretrare troppo il centro di pressione aerodinamica.
Eppure, malgrado alcione piccole correzioni in uscita dalla 13, ultima curva che immette nel lungo tratto ad alta velocità di percorrenza, le prestazione in termini velocistiche non sono state affatto compromesse e anche su questo tracciato l’innalzamento graduale del livello di grip sembra aver aiutato non poco le vetture di Brackley.
In sostanza, in un contesto come quello brasiliano dove l’efficienza aerodinamica ritorna a recitare un ruolo davvero fondamentale, nonostante i “fastidi” legati all’ubicazione della pista relativi al rendimento della girante del turbo, ad aver la meglio è ancora la monoposto del britannico. Il nuovo ICE montato sulla numero 44, senza dubbio, va annoverato come plus decisivo.
Qualcosa è di certo mancato, anche se non molto a quanto pare. Il poco tempo a disposizione per la messa a punto delle vetture non ha di certo aiutato gli uomini di Milton Keynes. A quanto pare una piccola preoccupazione in tal senso esiste e riguarda l’handling non ottimizzato che in qualche modo potrebbe pregiudicare il ritmo della numero 33 durante il resto del week end. Fattore che, ovviamente, considerando il particolare format del fine settimana, sarà ancor più decisivo e rilevante.
Le prospettive in questione derivano altresì da una gestione non ottimale delle mescole sull’assale anteriore che non hanno messo Max nelle condizioni di effettuare un giro completamente pulito. Prendendo in esame gli board delle RB16B, di fatti, quel qualcosa in più mostrato nelle Fp1 si è sgretolato nel corso della qualifica.
Stiamo parlando del rendimento nel secondo settore, dove le caratteristiche dell’auto austriaca dovevano produrre una certa superiorità e dare la possibilità ai piloti di aggredire con facilità i cordoli mantenendo una vettura composta. E invece, proprio in questa parte del tracciato, i decimi di distacco rifilati da Lewis all’attuale leader del campionato sono addirittura 2.
Volendo attenzionare il contesto odierno, relazionato alla possibilità di massimizzare il bilanciamento dell’auto con i restanti piccoli accorgimenti concessi in parco chiuso, se consideriamo il potenziale inespresso nel T2 della Red Bull sommato al rendimento pressoché identico nel primo settore, il distacco reale dovrebbe risultare assai più contenuto nella giornata di oggi.
La storica scuderia Ferrari è parsa subito a proprio agio in Brasile, fattore in netta controtendenza rispetto al Messico dove i tecnici hanno faticato parecchio per capire l’auto. Una certa facilità di messa a punto vista durante la prima ed unica sessione di prove libere antecedente alla qualifica, ha di fatto concesso alle SF21 di esprimersi in maniera positiva. Resta da capire, lo faremo oggi durante le Fp2, se il set-up fornirà ai ferraristi un’esperienza di guida lineare in grado di scaturire tutto il potenziale anche a serbatoi pieni.
Il fattore pneumatici, come sempre, ricoprirà un ruolo fondamentale nel performance della Rossa. Analizzando le qualifiche possiamo definire agevole l’utilizzo della “working range”, elemento che ha permesso di esaltare le caratteristiche delle monoposto modenesi. Il rendimento dei piloti ha visto ancora una volta Sainz come interprete più “posato”.
Lo spagnolo ha gestito con estrema calma e attenzione la pista, riuscendo ad accedere senza problemi alla prestazione massima concessa dalla numero 55. Al contrario, Charles, è parso leggermente in overdrive in alcuni momenti. La voglia di raggiungere un grande risultato sembra aver inciso non del tutto positivamente e a conti fatti ottimizzare il giro secco in Q3 non è stato possibile.
In ultima istanza va necessariamente messo sotto la lente di ingrandimento un fatto. Prendendo in esame la mera numerologia legata all’efficienza cronometrica della Ferrari durante la qualifica, notiamo ancora una volta un punto negativo se paragoniamo il prodotto delle tornate ottenuto in Q3 rispetto al pole man della Mercedes.
Come possiamo facilmente osservare nei grafici di FUnoAnalisiTecnica, dopo i buoni riscontri ottenuti in Turchia, scenario dove le condizioni meteorologiche cangianti hanno senz’altro inciso nel computo totale, Messico e Brasile rappresentano un passo indietro.
Messo da parte l’ovvio presupposto secondo il quale le Frecce Nere nelle ultime due qualifiche del mondiale 2021 abbiano di sicuro spremuto al massimo la PU, l’impatto sul cronometro del nuovo sistema ibrido della Ferrari non sta offrendo risultati miracolosi e il gap chilometrico riguardo a Mercedes sale ora sino a 0,210s.
Malgrado a livello di efficienza un bel passo avanti debba inevitabilmente essere registrato, aspetto evidente nell’arco di un Gran Premio, sul giro secco il gap sul lato endotermico resta piuttosto sensibile. Elemento emerso con chiarezza nelle gare in altura dove si necessita un utilizzo del gruppo turbocompressore ad un livello di giri molto più elevato.
F1-Autori : Niccoló Arnerich – @niccoloarnerich – Alessandro Arcari – @berrageiz – Cristiano Sponton – @csponton
Foto: Scuderia Ferrari – Red Bull Racing Honda