giovedì, Novembre 21, 2024

Ferrari 2021: ecco le sfide per tornare ai vertici della categoria

Alzi la mano chi ricorderà il Campionato 2021 di F1 per le prestazioni della Ferrari e non per il duello Hamilton – Verstappen con relativo, bollente, epilogo. Messa così è una considerazione brutale, ma si tratta della cruda e nuda realtà. Maranello si era posto un obiettivo stagionale: arrivare sul podio del campionato costruttori. Un target centrato ma che non ha consentito alla storica scuderia di prendersi la scena che merita d’avere in uno sport che l’ha resa grande e che, parimenti, essa stessa ha contribuito a consolidare come una delle discipline più seguite al mondo.

Dopo un 2020 sportivamente disastroso passato a superare le difficoltà scaturenti da un progetto tecnico ai limiti del fallimentare – basato tra l’altro su un motore con le polveri bagnate dall’accordo riservato con la FIA – le cose sono oggettivamente migliorate. La SF21 è sembrata una lontana parente del modello che l’ha preceduta. Una vettura capace di fare qualche inattesa pole position e che ha ottenuto un buon numero di podi. Una monoposto, però, alla quale è mancato il guizzo vincente.

Piloti, tecnici, dirigenti e maestranze della Scuderia hanno osservato vetture rivali attardate in classifica prendersi qualche soddisfazione. Fatto il quale verranno ricordate. Esteban Ocon che vince in Ungheria con una rediviva Alpine, McLaren che troneggia proprio a Monza con una doppietta perentoria sono risultati di cui Maranello non può fregiarsi e che la costringono alla seconda annata consecutiva senza la dolce ebbrezza della vittoria.

Forse è questo il dato che rimarrà nella mente dei tifosi piuttosto che il terzo posto alla spalle della Red Bull e di una Mercedes che piazza l’ottavo titolo costruttori di fila ribadendo ulteriormente che l’era turbo-ibrida ha avuto un solo e poco discusso padrone.

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Laurent Mekies, Mattia Binotto e Carlos Sainz (Scuderia Ferrari)

E’ dunque con spirito di riscatto – e forse di rivalsa – che la Ferrari si presenterà ai nastri di partenza del campionato del mondo di F1 2022. L’obiettivo, per ora non dichiarato, è quello di spezzare un digiuno troppo lungo. L’ultimo titolo piloti risale infatti al lontano 2007, l’ultimo costruttori all’anno successivo. Ere geologiche per uno sport in continua evoluzione e che non ha una storia troppo lunga.

All’orizzonte, per la Ferrari, c’è un’opportunità da cogliere. Che si configura nel drastico cambio regolamentare a cui la categoria va incontro. La storia del motorsport ha spesso narrato di repentini ed imprevedibili mutazioni di leadership a seguito di massicce modifiche al corpus regolamentare. Maranello ha quasi il dovere morale di incunearsi in questo nuovo contesto tecnico per sfruttarlo a proprio vantaggio. Provando, di conseguenza, a ritornare sul tetto del mondo.

Prospettiva allettante alla quale Mattia Binotto, in una politica tesa alla crescita per piccoli passi, non vuole pubblicamente adeguarsi: “Il prossimo anno dobbiamo fare meglio e dobbiamo dimostrare di essere capaci di vincere alcune gare. In questa stagione non ne abbiamo centrata nemmeno una. Nel 2022, per me, essere competitivi vuol dire che in alcuni gran premi dovremo competere per la posizione migliore“. Il paletto posto, dunque, è provare ad insidiare con più costanza quelle due compagini che hanno dato distacchi siderali alla rossa monoposto.

Se in un contesto di sostanziale continuità regolamentare è complesso fare previsioni da una stagione all’altra, risulta pressoché impossibile sperticarsi in analisi quando ci troviamo dinnanzi ad una vera e propria rivoluzione tecnica che investe ogni area della vettura ad eccezione dei propulsori che conosceranno l’ultimo step evolutivo agli albori del 2022 per poi andare in ibernazione da sviluppo per quasi un lustro.

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Una foto del team principal della Ferrari, Mattia Binotto

E’ difficile dire ora dove si trova la Ferrari. Siamo partiti tutti da un foglio bianco e stiamo lavorando quasi alla cieca. Non possiamo sapere cosa stanno facendo gli altri, quindi guardiamo a noi stessi. Secondo me la squadra sta lavorando bene, ma sappiamo anche che i nostri rivali sono fortissimi visto che sono riusciti a fare delle vetture che sono state stellari nelle prestazioni. Parliamo di squadre inevitabilmente molto forti“.

Una resa anticipata? No. Piuttosto la consapevolezza di dover procedere con cautela per non creare aspettative che la pista potrebbe far crollare. “Da parte nostra ci stiamo mettendo il massimo impegno – ha spiegato il tecnico nativo di Losanna – Sul 2022 ci abbiamo messo la priorità perché sappiamo che c’è ancora qualcosa da recuperare. Non mi sento onestamente ancora all’altezza dei top perché i fatti hanno dimostrato che sono molto forti. Però la speranza è di contare sulla continua crescita di una squadra che vedo unita“.

Gli ingegneri del reparto corse dovranno dunque interpretare al meglio il nuovo contesto tecnico ma dovranno anche superare alcune difficoltà che negli ultimi tempi sono sembrate quasi endemiche. La prima afferisce al V6 turbo ibrido il cui scadimento prestazionale dopo un 2019 in cui è stato prima grande protagonista e poi grande accusato. In due anni si sono osservati progressi evidenti ma non tali da mettere il propulsore del Cavallino Rampate sul medesimo piano delle power unit Honda e Mercedes che hanno dominato la scena.

Il costruttore nipponico, però, si è defilato. Red Bull ne acquisirà l’eredità conoscitiva ma è un dato di fatto che Sakura abbia anticipato di un anno lo step evolutivo previsto per il 2022. Inoltre, il nascente reparto powertrains di Milton Keynes dovrà necessariamente pagare lo scotto del noviziato anche se opera in continuità tecnica con la Grande H. Rimontare sul V6 che ha contribuito a far vincere il titolo a Verstappen è dunque possibile.

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Vista frontale del propulsore giapponese (Honda RA620H) montato sulle vetture Red Bull Racing austriache durante la stagione 2021.

Più difficile appare colmare il gap con l’unità motrice della Stella a Tre Punte che nelle ultime gare del 2021 ha spaventato per efficienza e pinguedine di cavalli. Ma grandi sfide determinano grandi stimoli. Ed è a questi che il reparto motori della Scuderia si appiglia per operare una rimonta necessaria considerando che negli anni a venire, da regolamento, gli interventi sui propulsori saranno piuttosto limitati. In quest’area, dunque, è vietato commettere passi falsi perché si potrebbe pagare a caro prezzo e per lungo tempo l’eventuale deficit tecnico.

Nell’ultimo scorcio del 2021 a Maranello ha debuttato il nuovo simulatore. Questo è un altro elemento dal quale dipendono le sorti del team italiano. Il modello precedente aveva sempre mostrato grande difficoltà nella correlazione con i dati scaturenti della pista. Una cosa che aveva molto limitato lo sviluppo in corso d’opera della vettura. La svolta è necessaria in una F1 che ormai vede i test reali limitati a pochissime sessioni annuali.

Sviluppo, ricerca e progettazione sono quindi demandate alla sfera simulativa che è e deve essere al centro del progetto. Arrivare terzi in classifica permetterà alla Ferrari di avere più ore di galleria del vento rispetto a Red Bull e Mercedes. Antro piccolo vantaggio da capitalizzare per disegnare una stagione a tinte accese.

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Charles Leclerc e Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) camminano in direzione del box

La gestione tecnica dovrà fare il pari con quella sportiva. Nel campionato appena conclusosi, Carlos Sainz, al debutto in Ferrari, è riuscito in una piccola grande impresa: mettersi alla spalle Charles Leclerc, un pilota che un po’ tutti reputano essere tra i più veloci in griglia. Evidenza chiara ai vertici di Maranello tanto che Binotto, qualche settimana fa, ha pubblicamente conferito i galloni della prima guida al monegasco individuandolo come il deputato a riportare in Italia un titolo piloti che manca dal 2007, ossia da quando Kimi Raikkonen vinse godendo del duello fratricida tra Hamilton ed Alonso.

La coppia per ora funziona, ma la posta in palio non è mai stata elevatissima. L’idillio potrebbe rompersi se in gioco c’è qualcosa di più grosso. E in questo frangente, dopo la non felice gestione del duo Leclerc – Vettel, Binotto è chiamato ad una svolta drastica.

Tante, dunque, sono le sfide che la Ferrari deve affrontare da qui a pochi mesi. La crescita osservata in questo 2021 deve essere stabilizzata e contestualmente resa più massiccia. La Red Bull ha chiaramente spiegato che Mercedes non è un monolite inscalfibile né una montagna invalicabile. Col lavoro e la competenza è possibile giungere al top. Il tempo dell’attesa è finito, ora è giunta l’ora di suonare la carica.


F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: OK Design conceptNicolas CarpentiersScuderia Ferrari

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