Spira un vento di cambiamento in F1. Le nuove regole tecniche ed il rimodulato format del week end di gara (leggi per approfondire) sono la parte più visibile del maquillage che la categoria sta affrontando. Se scendiamo nel dettaglio, però, possiamo osservare altri piccoli grandi stravolgimenti che potrebbero produrre effetti di lungo periodo. Spostiamoci ad Enstone dove si percepisce una certa irrequietezza. L’Alpine è uno di quei team che sta affrontando una radicale trasmutazione nei ruoli apicali dopo anni non proprio brillanti in cui, evidentemente, non sono stati centrati gli obiettivi minimi richiesti.
La prima testa ad essere rotolata è quella di Marcin Budkowski che ha lasciato il posto da direttore esecutivo. Lo scranno vacante è stato colmato non proprio dall’ultimo arrivato: Laurent Rossi, CEO dell’equipe anglo-francese. Tenete bene a mente questo nome perché è lui la causa del secondo appiedamento illustre. Ossia quello di Alain Prost che lascia la compagine nata sulle ceneri della Benetton F1 non senza polemiche e con la delusione di chi si è sentito beffato.
Finanche le modalità con qui è stata gestita la notizia hanno amareggiato “Il Professore” che ha mostrato un certo disgusto per la fuga di indiscrezioni di ieri visto che era previsto un comunicato congiunto con l’Alpine da emanare nei prossimi giorni. Prost ha lamentato una mancanza di rispetto da parte di chi lo ha praticamente costretto a troncare il rapporto. Il Laurent Rossi di cui sopra. Quest’ultimo sarebbe la gola profonda che ha spifferato anzitempo quello che, diciamocela tutta, era ormai il segreto di Pulcinella.
Ma la vicenda spiega un malessere più profondo. Narra di rapporti incrinati, di personaggi troppo ingombranti per poter coesistere. E di accuse mal celate sulla gestione di un team che naviga in un semianonimato sportivo nonostante la presenza di Fernando Alonso e nonostante, con Esteban Ocon, sia riuscito a vincere il Gp d’Ungheria. Roba non di poco conto se consideriamo che un team più blasonato e strutturato come la Ferrari non riesce a portare a casa un primo posto dal 2019.
“Ho rifiutato l’offerta che mi è stata fatta ad Abu Dhabi per il rinnovo della mia carica per la stagione 2022. L’ho fatto per via di un rapporto personale e avevo ragione“. Così Alain commentando la vicenda. Proposta arrivata dal CEO di Alpine, proposta declinata a causa della presenza del CEO di Alpine. Una contraddizione? Apparentemente sì, formalmente no.
Rossi, nel chiedere l’estensione della collaborazione, ha detto senza giri di parole al quattro volte iridato che non aveva più bisogno di consiglieri al suo fianco. Un atteggiamento di sfida aperta e di plateale irriverenza. Un modo evidente per ottenere la mancata riconferma di Prost al vertice della scuderia.
L’ex Williams si è sfogato ai taccuini dei colleghi de L’Equipe ai quali ha fornito la sua versione dei fatti: “I rapporti si facevano sempre più complicati, sentivo che c’era molta gelosia. Il desiderio di Laurent Rossi è quello di stare da solo, che nessuno interferisca con lui. Egli stesso mi ha detto che non aveva più bisogno di un consigliere. È accaduto in Qatar. Ma poi mi ha comunque offerto un contratto, ad Abu Dhabi, che ho rifiutato di firmare”.
E poi la bordata definitiva ad un uomo col quale non si è mai preso: “Laurent Rossi vuole tutte le attenzioni. Quello che mi interessa è la sfida di essere in una squadra. Mi preme che mi ascoltino e siano coinvolti in certe decisioni. Quando il caposquadra non ti saluta nemmeno quando arrivi in circuito vuol dire che non c’è più divertimento, non c’è più nemmeno rispetto. Quindi non può più funzionare”. L’astio di Prost si spiega anche col fatto che stava per candidarsi al ruolo di presidente della FIA. Intento caduto del vuoto poiché la trattativa per il rinnovo in Alpine si è protratta oltre il tempo necessario per la presentazione di una candidatura che sarebbe stata molto molto credibile.
Alle parole del sessantaseienne ex pilota non sono ancora giunte repliche formali. E dubitiamo che ne possano arrivare. Ma cosa accade ad Enstone? Perché i vertici sono stati azzerati? In Renault si pensa che il processo che deve portare l’Alpine al climax della categoria sportiva stia procedendo con troppa lentezza. Un motore che non spicca il volo e che dà la sensazione di essere il fanalino di coda dopo anni in cui Losanga voleva dire performance. E vittorie. Una vettura non proprio riuscita capace di grandi prestazioni e di gare da incubo. Un’altalena di risultati che tiene gli orgogliosi francesi troppo lontani dai team che stanno scrivendo la storia della F1.
Ecco che da Boulogne-Billancourt hanno preteso un cambio di passo. Laurent Rossi è un esecutore di volontà più alte, un plenipotenziario designato per ridare verve ad un progetto che non riesce ad avere guizzi dopo anni di trionfi da fornitore di motori. Prost e Budkowski pagano più per una crescita solo abbozzata che per la mancanza di risultati.
Suona strano che il riassetto sia arrivato proprio quando la F1 sta entrando in una fase inedita, ma evidentemente si volevano offrire al team nuove risorse per non reiterare quelle dinamiche che hanno portato a soddisfazioni piuttosto magre.
Si apre dunque l’era dell’Alpine “Rossipigliatutto”, di quell’uomo piazzato nel comparto sportivo direttamente dal CEO di Renault Luca De Meo. Ovviamente il suo mandato non avrà durata infinita e fiducia illimitata. La casa della Losanga è in F1 per imporsi, non per bivaccare stancamente.
Dal 2022 deve essere impressa una svolta che possa partire direttamente dal motore che i bene informati dicono essere basato su principi nuovi per colmare il deficit di potenza rispetto alla power unit Mercedes. Osservando come vanno le cose a Enstone, Rossi deve dare una scossa molto rapida alla scuderia. Perché di pazienza, da quelle parti, non è che se ne veda tanta.
F1-Autore: Diego Catalano– @diegocat1977
Foto: Alpine F1 Team