Tanto – forse anche troppo – si è detto sui nuovi regolamenti tecnici che stravolgeranno le vetture di F1. Analisi, valutazioni, ragionamenti che potrebbero crollare sotto le evidenze scaturenti dalla pista. Tra due mesi esatti avremo le prime concrete risposte con l’avvio delle FP1 del GP del Bahrain. Ma le due sessioni di test invernali saranno già in grado di esplicitare qualche parziale andamento su quale sarà il comportamento delle “monoposto next-gen“.
Inizialmente si riteneva che le auto ad effetto suolo pagassero un deficit di sei-sette secondi rispetto alle vetture di vecchia generazione. Via via che i tecnici hanno lavorato in galleria del vento e ai CFD questo gap si è assottigliato. O almeno così pare stando agli spifferi che arrivano dalle factory delle scuderie di F1 in queste ore affannate nel completamento dei rispettivi progetti. Anche questa presunta evidenza, comunque, dovrà superare l’ordalia del fuoco del cronometro.
Ma perché la F1 ha voluto sradicare un contesto tecnico e filosofico ben noto? Per lo spettacolo? Sicuramente. Ma anche per l’obiettivo primario di arrivare ad avere – e su Formula Uno Analisi Tecnica ne abbiamo parlato diffusamente in disparati focus tecnici – monoposto meno sensibili alle scie nocive.
Auto che riescano a rimanere più o meno incollate in curva per produrre sorpassi e duelli meno artificiosi. Obbiettivo il cui conseguimento pare essere molto in bilico visto che, qualche mese fa, il board tecnico di Liberty Media diretto da Pat Symonds, ha deciso di non abbandonare il DRS. Brutto segnale.
In ogni caso, se i target venissero centrati, dovremmo avere una F1 più frizzante ed emozionante. Cosa che dovrebbe produrre più ascolti che, a cascata, consentirebbe al colosso americano dell’intrattenimento di strappare contratti TV più vantaggiosi. Perché l’investimento inziale è stato ingente e si è ancora lontani dal totale rientro.
Ma chi ha voluto auto meno sensibili al carico verticale? La FIA? Certo. Liberty Media? Ovvio. Ma questi soggetti non avrebbero fatto altro che accontentare i piloti. Sì, avete letto bene. Se nel 2022 avremo una F1 radicalmente stravolta è per esaudire un desiderio impellente di chi si cala nell’abitacolo.
Questo è quanto sostenuto da Ross Brawn. Il processo di cambiamento avviatosi nel 2017 sarebbe figlio dei desiderata dei driver. Evidenza (?) che avrebbe spinto John C. Malone, Greg Maffei e Chase Carey ad investire l’ex direttore tecnico della Ferrari del compito di riscrivere punti di riferimento e filosofia concettuale su cui si regge la categoria.
Quando l’ingegnere britannico ha iniziato a lavorare sul problema ha scoperto che un’auto otto metri circa dietro una vettura rivale perdeva la metà della sua deportanza aerodinamica. Questo dato, che da solo basta per definire l’idea di scia nociva, secondo Brawn, è stato ridotto al 10-15% con le nuove monoposto. Sulla carta. Vedremo se la pista sarà dello stesso responso.
Nel ragionamento di Brown le difficoltà delle auto di vecchia generazione dipendevano non solo dal modo in cui il flusso d’aria girava intorno al corpo vettura, bensì del design della macchina stessa. Le moderne F1, dietro le ruote anteriori ed intorno all’ala frontale, presentano un proliferare di forme aerodinamiche complesse. Parti che sono studiate per operare in aria libera.
Ma, appena ricevono un flusso d’aria disturbata dai vortici generati dalla vettura che precede, smettono di funzionare. Per tale motivo i regolamenti 2022 hanno previsto una radicale, sostanziale ed irreversibile semplificazione in quella zona che è ritenuta critica per non sentire l’influsso nocivo della scia.
Una volta capito dove nasceva il problema, Liberty Media ha avviato una serie di colloqui con i piloti che hanno confermato la volontà di superare questo contesto. Molti professionisti che hanno avuto l’occasione di guidare monoposto di diverse categorie hanno puntato il dito sulla difficoltà di gestire una F1. Macchine ritenute addirittura terribili nell’handling. In effetti nelle serie propedeutiche tendiamo ad osservare duelli molto più ravvicinati. E la cosa dipende dalla mancanza dell’esasperazione aerodinamica insita alla F1.
Da qui il necessario cambio di passo chiesto ed ottenuto, a quanto pare di capire, da chi la F1 non l’ha vissuta appieno. E’ un bene, in ogni caso, che i diretti protagonisti del volante siano stati coinvolti, seppur sommariamente, nel processo decisionale. La palla è poi passata ai tecnici che hanno dovuto stilare gli elementi fondanti della “Nuova Formula Uno“.
Se ci saranno riusciti andrà loro un plauso. Se, come qualcuno vocifera (ve ne abbiamo dato conto in questo approfondimento), il board tecnico avrà fatto un buco nell’acqua e non ci sarà capro espiatorio che tenga. I responsabili sarebbero ben riconoscibili. E non stiamo parlando dei piloti…
F1-Autore: Diego Catalano– @diegocat1977
Foto: Mercedes AMG F1, McLaren, Red Bull, Liberty Media, Ferrari