Negli ultimi tempi sembra che in F1 sia nato uno sport nello sport. Un sottoinsieme della categoria che pare stimolare parecchie persone. Questa nuova disciplina non olimpica riguarda molto da vicino la Ferrari. Da quando il campionato è finito – con tutto il suo strascico di noiosissime polemiche – non passa giorno che qualche protagonista delle ruote scoperte non senta la pulsione primordiale di farsi gli affaracci di Maranello.
Chris Horner, con tono di sfida e con quella spocchia un po’ british, ha detto che non aspetta altro di vedere cosa la Scuderia riuscirà a fare nell’imminente stagione. Toto Wolff ha riferito che si aspetta una Rossa da primato. George Russell, invece di pensare al nuovo sedile e alle sfide ardue che lo attendono, ha parlato del Cavallino Rampante come una compagini che l’anno prossimo vestirà – o potrebbe farlo – i panni della lepre.
Questi sono solo alcuni dei pareri illustri espressi nei giorni scorsi. Naturalmente non poteva esimersi Helmut Marko, il dissacratore per antonomasia della F1. Quello che ha sempre un parere per tutto anche se un parere non gli è stato richiesto. Il “dottore” non ha filtri. Parliamo dell’uomo che invocava l’organizzazione di Covid party per far contagiare i suoi piloti rendendoli così immuni alla pandemia. Un genio. Del male.
Ebbene, l’ex pilota austriaco oggi ha voluto deliziarci con qualche altra parolina al vetriolo. Marko possiede una tecnica comunicativa niente male, quasi sopraffina: parte in sordina, lascia che ci si possa fidare di lui, e poi dà la mazzata mortifera quando la guardia è scoperta: “Sia noi che la Mercedes abbiamo il potenziale e le persone giuste per garantirci una continuità tecnica. Questo potrebbe regalarci ancora un duello ai massimi livelli, come quello visto l’anno scorso. Anche perché in giro non c’è nessun altro pilota al livello di Hamilton e Verstappen“.
Prima la stoccata poi il fendente: “Molto probabilmente Lando Norris può tenere il passo dei migliori. Charles Leclerc è stato, per così dire, smitizzato da Carlos Sainz“. Poi, con una disarmante non nonchalance, il ritorno alla sua giurisdizione: “Max non ha bisogno di tanto tempo per adattarsi alle monoposto di nuova generazione. E’ sempre veloce sin da subito. La nuova Red Bull è in linea con i tempi previsti, non ho avuto informazioni in senso contrario”.
Vero è che Sainz, al debutto in Ferrari, ha chiuso davanti al monegasco ritenuto un po’ da tutti uno dei piloti più veloci del lotto. A sua discolpa una macchina non in grado di lottare per il titolo e qualche sbavatura di troppo del suo muretto. Va anche detto, per stessa ammissione del talento uscito dall’Academy di Maranello (leggi qui) che la conduzione di gara è quell’aspetto nel quale qualche progresso deve essere ancora compiuto.
Carlos, zitto zitto, ha sciorinato prestazioni domenicali sempre solide e generalmente più convincenti. Tanto da ottenere ben quattro podi in stagione rispetto al solo agguantato da Leclerc. Differenze che si fanno sentire e che hanno fatto rumore.
Un campionato in chiaroscuro che però non deve ingannare perché il talento dell’ex Sauber è intatto e cristallino. Forse il dottor Marko si esprime in questi termini perché preoccupato dal fatto che il ragazzotto di rosso vestito possa, con una macchina all’altezza della situazione, rovesciare le previsioni che egli stesso a ha fatto e battere il suo pupillo olandese.
In questa fase la Ferrari appare sorniona e non fa proclami: Mattia Binotto (che oggi festeggia i tre anni come team principal, nda) tiene basse la aspettative, Laurent Mekies parla di progressi constanti e graduali, i due piloti volano radenti al suolo e dicono di dover crescere insieme al team. Magari, senza clamori e squilli di tromba, Maranello sbaraglia la concorrenza e mette la museruola, per così dire, ad un manager con la lingua veloce e tagliente. Sarebbe parecchio divertente…
F1-Autore: Alessandro Arcari– @berrageizf1
Foto: Ferrari, Red Bull Racing