Sei anni. Tanto è durato l’impegno ufficiale di Honda in F1. Un gruppo industriale non nuovo a discrete e silenziose discese in campo a cui hanno fatto da contraltare inattesi e dunque sorprendenti abbandoni. La discontinuità come marchio di fabbrica. La voglia di imporsi come mission sociale. Sei anni per compiere il proprio cammino che ha portato il motorista nipponico dalle ceneri del binomio con la McLaren alla gloria ottenuta con Red Bull. All’ultimo istante, all’ultimo respiro. Prima di commiatarsi. Anche stavolta in maniera discreta. Ma definitiva?
Innanzitutto va specificato che il dispegno dalla F1 della casa di Sakura non sarà proprio totale. Quello di Honda è un abbandono morbido, una dismissione più commerciale che tecnica. Un saluto di facciata che nasconde la volontà di essere un partner strategico di Red Bull – e qui è la notizia – almeno fino al 2025, anno alla fine del quale le motorizzazioni turbo-ibride dovrebbero subire un disgelo regolamentare atto a consentire ad Audi di affacciarsi in F1.
Honda sarà più coinvolta di quanto si è detto o pensato in precedenza. Il motorista asiatico terrà vivi i legami con la Red Bull da qui al 2025, ossia per tutto il lasso di tempo in cui i propulsori resteranno immobili sulla sponda regolamentare. Honda ha accettato di condividere i suoi progetti con la scuderia di Milton Keynes proprio perché il legame tecnico è totale.
Sakura avrebbe assistito più o meno esternamente Red Bull sino al 2023, per poi eclissarsi definitivamente l’anno successivo. Da quel momento il reparto powertrains del team vicecampione in carica avrebbe dovuto pienamente camminare con le sue gambe. Le cose sono repentinamente cambiate e si è stabilito che il matrimonio sarà prolungato e, cosa più importante, le power unit continueranno ad arrivare dal Giappone. A Milton Keynes verranno gestite, ma la vera produzione sarà mantenuta ancora negli stabilimenti asiatici.
Il pivot di questa rimodulazione operativa sarà Masashi Yamamoto, direttore del reparto motorsport della “Grande H“. Proprio colui il quale aveva annunciato la fine dell’epopea Honda in F1. Una figura di raccordo che avrà il delicato ruolo di supervisore in un passaggio critico che potrebbe segnare il destino di medio periodo di una scuderia ambiziosa e ricca di risorse. Se sui V6 non vedremo più il logo del motorista sappiamo che in background la sua presenza sarà massiccia. Evidentemente il nascente reparto powertrains di Milton Keynes non era ancora ritenuto all’altezza di poter, da solo, amministrare questa nuova fase.
E’ sempre Yamamoto che ha lasciato un piccolissimo spiraglio aperto su un futuro ritorno a pieno regime della Grande H. Al momento un mero desiderio che potrebbe, chissà, essere la base per un ripensamento non preventivato perché dalle parti di Sakura hanno in mente un solo programma da realizzare con la solita, nipponica, ferrea volontà: lo sviluppo di tecnologie eco-compatibili per l’automotive.
“Personalmente – ha riferito Masashi Yamamoto, CEO di Honda Racing – spero e mi aspetto che la Honda torni in F1. Tutto dipenderà dai giovani che sono appassionati di motorsport. Bisogna vedere se saranno in grado di convincere i dirigenti a tornare. La storia si ripete, quindi immagino che possa accadere. Siamo stati in grado di dimostrare la validità e l’efficacia della nostra tecnologia e le capacità della nostra forza lavoro. Ovviamente non avremmo potuto raggiungere questi obiettivi senza il grande ruolo svolto dai nostri partner. In primis Red Bull – con cui abbiamo vinto il titolo – e anche AlphaTauri che ci ha accolto con una mentalità aperta permettendoci di andare avanti insieme dopo un triennio difficile“.
Le parole del dirigente nipponico trasudano di nostalgia. Che si fossero pentiti, in quel di Tokyo, per aver mollato proprio sul più bello? Proprio quando le tecnologie sono state ibernate e un declino tecnico non sarebbe dunque stato possibile? Lo spirito di Honda continuerà a volteggiare negli stabilimenti di Milton Keynes che ne prenderanno il lascito tecnico. Ma non sarà la stessa cosa. Se la storia davvero si ripete potremmo vedere, tra qualche anno, la Grande H nuovamente impressa sui propulsori di qualche vettura di F1.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Red Bull Racing, Alpha Tauri