47 giorni. Tanti ne mancano per vedere in pista le F1 di nuova generazione nella prima sessione di prove libere del GP del Bahrain. Auto nuove, gomme nuove. La rivoluzione regolamentare investe anche la Pirelli che introduce, è cosa nota, coperture da 18 pollici. A rimanere uguale sarà il sistema di assegnazione degli penumatici per il weekend che resterà appannaggio del costruttore della “P lunga” che lo toglie definitivamente (?) dal controllo dei team.
Fino al 2019, infatti, i team hanno potuto determinare quante mescole avrebbero ricevuto i loro piloti in un fine settimana di gara. Per fare un esempio pratico, poteva accadere che Max Verstappen o Lewis Hamilton prendessero entrambi un set di mescole dure, quattro di medie e otto di soft; mentre Charles Leclerc, piuttosto che Daniel Ricciardo, puntavano su un treno di mescole hard, tre di medie e nove morbide. Un sistema che generava qualche difficoltà al gommista che doveva movimentare più materiale per averlo disponibile da dare alla squadre che non sceglievano, ovviamente, mesi prima.
Quando la pandemia di Covid-19 ha sferzato il pianeta, nel 2020, la F1 ha subito forti ripercussioni economiche e logistiche. Le squadre, pertanto, hanno accettato che Pirelli prendesse il toro per le corna decidendo le assegnazioni delle gomme. Risultato? Una standardizzazione dei compound per i piloti che avrebbero avuto a disposizione lo stesso numero di unità per ogni mescola. Mario Isola ha spiegato che questo modo di operare non è cambiato nel 2021 e che uguale rimarrà anche nel nascente mondiale.
La soluzione di prevedere l’allocazione fissa dei compound è stata una necessità per rispondere alla pandemia, per avere una reazione più rapida quando il calendario, lo ricorderete, è stato iper-compresso e soprattutto veniva rimodulato di settimana in settimana per aggirare il diffondersi del virus. In prima battuta i team hanno accettato con riserva il nuovo scenario ma, nel breve volgere di poche gare, hanno apprezzato la novità sostenendo che tal sistema fosse valido e replicabile per il futuro.
Isola ha spiegato che Pirelli era disponibile, dopo la normalizzazione dei calendari, a ritornare allo “status quo ante”. Ma sono stati i team ad invocare il mantenimento dello scenario 2020-2021: “Non è stata una nostra decisione quella di continuare con questa procedura. Le squadre, difatti, ci hanno detto che se hanno un’assegnazione fissa ed uguale per tutti – quindi che non avvantaggi nessuno – sarebbero state felici di proseguire così“.
In due anni le scuderie hanno potuto comprendere, da un punto di vista prettamente operativo, che il sistema ad assegnazione costante genera molti vantaggi: “Invece di spendere tempo, risorse economiche e personale – ha spiegato il n°1 di Pirelli Motorsport – per pensare a quale set in più o in meno richiedere possono aggirare il problema e pensare di risolverne altri. Da qui l’indicazione a continuare“.
La verità è che il sistema più stabile è sicuramente una risorsa in un momento di grade cambiamento che la F1 sta affrontando. In questo modo si elimina una variabile e si permette ai team di lavorare su elementi costanti evitando che qualcuno possa trarre troppi vantaggi – o svantaggi – dall’avere più treni di una mescola piuttosto che di un’altra.
Questo scenario sarà valido per il 2022. La F1, in questa fase di riassetto, vive quasi alla giornata. Infatti non è stato ancora stabilito se dal 2023 si tornerà all’antico. Servirà capire come le scuderie reagiranno dopo un anno di test in pista. Quindi, al momento, ogni decisione è congelata. E’ verosimile che non se ne riparlerà almeno fino all’inizio dell’autunno. Ma la possibilità che quello delle assegnazioni fisse sia il nuovo standard è concreta.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Pirelli Motorsport, F1