F1 – “Ogni scarrafone è bell ‘a mamma soja“. Un vecchio adagio partenopeo reso famoso da una canzone di Pino Daniele potrebbe essere la sintesi perfetta per questa storia. Prima di spiegare i fatti, una doverosa precisazione: Max Verstappen è un pilota dal talento enorme, cristallino, puro. Un campione del mondo fregiatosi del titolo con pieno merito. Su questo non possono né devono insistere visioni dubitative.
Dove nasce la provocazione? Basta leggere le parole che Chris Horner – non proprio il giudice più imparziale ed equidistante che possa esistere – quando prova a fotografare i rapporti di forza esistenti tra il suo dipendente olandese e un sette volte campione di F1 che risponde al nome di Lewis Hamilton. Uno che, visto l’andamento di questo campionato, era altrettanto meritevole di fregiarsi della corona d’alloro sfuggita all’ultimo istante per una serie di circostanze ampiamente dibattute su queste colonne e non solo. Sì, ditelo che state pensando anche voi a Micheal Masi.
Veniamo ai fatti. Il team principal inglese ha parlato al Times, non un giornaletto da poco. Nella chiacchierata che ha toccato vari aspetti concernenti la F1 ha esaltato il neo campione del mondo – cuore di papà sportivo – ridimensionando la portata del rivale: “Non puoi negare tutto ciò che Lewis ha realizzato. È uno dei grandi in assoluto e statisticamente il più vincente della storia. Ma…“.
Ma… Quando una frase termina con questa congiunzione avversativa la sorpresa è dietro l’angolo. Ed eccola qua, puntuale come il Tristo Mietitore: “[…] Ma metti Max e Lewis sulla Mercedes e non ho dubbi su chi sarebbe stato il migliore. Piazza Lewis nella nostra macchina e non ho dubbi anche su chi avrebbe vinto“.
Sì, Chris, ma non hai fugato i dubbi da te stesso insinuati. Un ragionamento, quello dello “Spice boy“, che ha la forma dei punti di sospensione che per natura e definizione grammaticale sono alludenti. Dai, un piccolo sforzo di fantasia e la visione del manager diventa chiara a tutti noi.
“Con Max tutto è possibile – ha proseguito Horner – Non ci aspettavamo di essere competitivi a Jeddah e se questo è successo è grazie principalmente a lui. E’ un pilota al quale non è stato dato abbastanza credito per il modo in cui ha guidato”. Beh, verrebbe da dire che da queste parti si il talento dell’olandese si è visto alla grande.
L’architrave del ragionamento di Horner regge su pilastri ben solidi: Verstappen avrebbe sempre randellato i compagni di squadra, Lewis no. “Spesso abbiamo visto poche differenze tra Valtteri Bottas e Lewis. Stesso discorso con Nico Rosberg. Max ha tirato fuori ogni grammo di prestazioni da questa vettura. E’ stato Max a mantenerci in questo campionato grazie al modo in cui ha guidato. È stato assolutamente eccezionale. A volte questo viene trascurato, è incredibile ciò che è in grado di ottenere con un’auto con meno potenza e prestazioni“.
Chissà cosa ne pensa Andrian Newey, un altro che ci tiene parecchio agli “scarrafoni” di cui sopra, che subito dopo il Gp di Abu Dhabi ha detto, papale papale, che la RB16B era la macchina migliore del lotto: “A conti fatti abbiamo avuto la vettura più veloce ed il merito è di tutti coloro che hanno lavorato a Milton Keynes“.
La verità è che queste dichiarazioni lasciano il tempo che trovano perché non consideranti i contesti, le dinamiche, le peculiarità che caratterizzano ogni singolo team. Max Verstappen ha letteralmente demolito Pierre Gasly, Alex Albon e ha dato parecchie legnate a Sergio Perez che, con una monoposto di primissimo livello (11 i trionfi della RB16B in stagione, come nessun’altra), è riuscito a vincere una gara. Così come Bottas. Quello stesso Verstappen che non riusciva a devastare una volpe come Daniel Ricciardo.
Ancora, tornando al discorso di Horner su Hamilton, è sfuggito (dimenticanza?) un piccolo dettaglio: il britannico se l’è vista, tra gli altri, con Fernando Alonso, Jenson Button e Nico Rosberg. Tre piloti che in comune hanno una cosa di non poco conto: hanno vinto un mondiale. Non ce ne vogliano Pierre, Alex e Sergio, ma questi ultimi sono professionisti dalla cifra tecnica inferiore ai suddetti “coinquilini” di Lewis. Almeno al momento. Poi, chissà, la storia li potrebbe allocare in posizioni più nobili.
Probabilmente, a ruoli invertiti, Toto Wolff avrebbe espresso più o meno gli stessi concetti riferendosi alla sua punta di diamante. E’ il gioco della parti. Si tratta, appunto, di un’attività ludica. Equilibrismi verbali, attività dilettevoli che non debbono né possono avere fondamenta oggettive e che, diciamolo, ci aiutano a trascorrere il tempo quando i motori sono forzatamente spenti.
F1-Autore: Diego Catalano– @diegocat1977
Foto: Mercedes AMG F1, Red Bull Racing
Citare Rosberg, Button e Alonso non mi sembra un argomento molto astuto: Button e Rosberg (entrambi campioni del mondo, ma – con tutto il rispetto – sappiamo bene come e con che mezzi) hanno infatti avuto modo di battere Hamilton. Alonso, totalmente sfavorito dal team McLaren nel 2007, ha chiuso a pari punti nell’unica stagione disputata insieme e nonostante maggiori ritiri e penalità in campionato.
La storia, al netto delle opinioni, ci racconta che Hamilton ogniqualvolta ha dovuto battersi realmente per un titolo ha perso, fatta eccezione per il 2008 (contro un mediocre Massa già relegato a seconda guida di Alonso per l’anno successivo dove solo il miracolo (o favore) di Glock agli ultimi metri dell’ultimo GP gli ha consegnato la corona) e per il 2015 (contro Rosberg, che poi lo ha bastonato l’anno successivo nonostante fosse palesemente seconda guida). Quest’anno poteva vincere il primo mondiale contro un grande avversario. E infatti ha perso nonostante la macchina migliore e nonostante i favori ricevuti per tutto il corso dell’anno. Per coloro che adesso si riempiono la bocca perché volevano vincere il campionato dietro la Safety Car basterebbe ricordare Imola, Bahrein, Silverstone, Ungheria ed ecco che il campioncino del politically correct avrebbe già chiuso da perdente a fine estate (nonostante il mezzo incomparabile).
Sulle dichiarazioni di Adrian Newey c’è poco da dire: le classifiche parlano chiaro e anche le prestazioni in gara. La Mercedes è stata superiore dalla prima all’ultima gara. Nella prima metà di campionato il gap era contenuto e l’evidente superiorità di talento di Verstappen compensava, mentre nella seconda metà la Mercedes era di un altro pianeta. Solo gli errori grossolani commessi in corso di stagione e il certo non eccelso talento di Hamilton lo hanno portato a perdere un mondiale quasi impossibile da perdere.