La storia recente della storica Scuderia Ferrari in F1 parla chiaro. Riassumerla con una semplice parola, ciò malgrado possa sembrare duro e in parte cinico, rispecchia la mera verità. Delusione: sostantivo femminile che descrive perfettamente lo stato d’animo che addetti ai lavori e tifosi provano quando riflettono sui risultati ottenuti dal Cavallino Rampante durante le ultime stagioni.
Un declino che ha preso forma nelle fasi successive ai trionfi targati Schumacher, lontano ricordo di una gloria oramai perduta. Ma cosa è successo alla squadra capace di dominare la massima categoria del motorsport nel recente passato? I cambiamenti normativi susseguitesi hanno di fatto affossato i sogni di gloria e Maranello, al momento, piccolo comune in provincia di Modena, resta la base di un team incapace di tornare sulla vetta del mondo.
Malgrado in questi casi le motivazioni affondino le radici in svariate tematiche, un fattore comune gettonato dai più echeggia all’unisono. Lo agita con sicurezza Felipe Massa, ferrarista doc con esperienza pluriennale a bordo delle vetture italiane. Il brasiliano conosce a menadito l’ambiente e proprio per questo sostiene una precisa teoria: in Ferrari è tutto tremendamente più difficile. E con ogni probabilità sempre lo sarà.
La coppia di piloti sulla quale attualmente grave l’enorme peso della responsabilità non ha colpe alcune. Su questo punto nessuno può congetturare. D’altronde, in Formula Uno, l’assenza di un progetto tecnico all’altezza rende impossibile qualsiasi desiderio mirato al successo. Sotto questo aspetto, quindi, non resta che puntare il dito su squadra e proprietà.
L’ex ferrarista sottolinea come all’interno dell’organigramma in rosso i meccanismi tendano ad incepparsi. Contesto assai intricato dal quale venirne a capo risulta molto più difficile di quanto si possa pensare. Tuttavia la calma professata da Binotto e compagni fa ben sperare. Gli auspici di un pronto riscatto abitano nella testa di Felipe, possibilità che l’opportunità offerta dalla nuova era regolamentare possa essere sfruttata appieno.
Il duro lavoro messo in atto nell’ultimo anno e mezzo attende trepidante conferme e in questo caso vale la pena sottolineare un aspetto chiave della faccenda. Parliamo dell’attenzione maniacale attraverso la quale gli ingegneri preposti alla “redenzione” sopracitata si sono adoperati. Scevri di ansie e pressioni del tutto innecessarie in questi casi.
Lo abbiamo ribadito in diverse circostanze (leggi qui per saperne di più): benché qualche intoppo abbia accompagnato la lunga cavalcata verso il mondiale 2022, i risultati ottenuti sulla carta soddisfano i protagonisti della missione che, necessariamente, deve assumere contorni utili all’unico obbiettivo possibile in vista del prossimo campionato: tornare a far parlare di se i massimi livelli. La speranza di riscatto è concreta…
F1-Autore: Alessandro Arcari – @Berrageiz
Foto: Scuderia Ferrari
Felipe è come Alonso….il primo perse nel 2008 e ce l’ha a morte con LH, Alonso nel 2007 fu spodestato da un rookie….Dopo un po’ di anni sarebbe anche il caso, da parfe loro, di smettere di rosicare.