F1 – Fossi in voi inizierei a preparare i popcorn in vista dell’incombente stagione 2022: è bastato soltanto l’odierno lancio della neonata in casa Mercedes, l’argentea W13, per riaccendere la polemica fiamma di una questione che in realtà non si era mai del tutto spenta.
E così, come anticipato ieri, oggi abbiamo finalmente assistito al ritorno effettivo di Sir Lewis Hamilton dopo mesi di silenzio (precisiamo, già parzialmente interrotto nelle ultime settimane per via della sua ricomparsa social attraverso un post Instagram datato 5 febbraio).
Il sette volte campione del mondo infatti, escludendo le interviste post gara durante il rovinoso weekend di Abu Dhabi, non ha mai più rilasciato interviste o dichiarazioni sino ad oggi: probabilmente aspettava il momento giusto per ritornare in grande stile? Forse.
Certo è che non aspettava altro che togliersi elegantemente qualche sassolino dalla scarpa; intendo dire, ha pur sempre perso l’ottavo titolo mondiale all’ultimo giro di una gara quasi completamente sotto la sua supremazia, ho già ampiamente detto che di certo non lo si può biasimare.
È proprio per questo motivo che nelle sue dichiarazioni post presentazione vettura non ha perso occasione per ritornare neanche tanto velatamente sull’argomento: se da un lato Lewis si dice d’accordo con l’ondata di cambiamenti che investirà la gestione gara a partire dal prossimo gran premio, dall’altro ci tiene parecchio a sottolineare che c’è stato un momento in cui gli è parso di aver perso completamente fiducia in questo sport, e che ad oggi non c’è nulla che possa lenire le ferite di una bruciante sconfitta o che possa cancellare il passato e con sé le tremende sensazioni che ha dovuto patire.
Precisa anche che per spazzare via fede e fiducia basta un nulla, tuttavia è per ricostruirle da zero che c’è bisogno di tempo e decisioni concrete. A cosa si sta riferendo? Al fatto che i cambiamenti previsti potranno anche sembrargli validi, ma è ancora scettico sulla loro effettiva messa in atto in campo gara.
Tuttavia da grande campione quale è, sa benissimo che il mondiale si inizia a giocare anche su un profilo psicologico ancor prima che le monoposto partano: difatti, afferma con certezza che questo ha rappresentato un momento di svolta per la sua carriera, senz’altro una fase buia che avrebbe fatto crollare chiunque.
Certo, chiunque tranne il Re Nero, fermamente convinto di non voler lasciar scalfire la sua fame di vittoria. Chissà se all’attuale campione del mondo in carica fischiavano le orecchie… Ad ogni modo, a proposito delle modifiche sopracitate, è stato “finalmente” fatto fuori l’agonizzante Michael Masi (chissà che il nostro “Totone” non abbia speso le ultime settimane a torturare la sua bambolina voodoo per farlo capitolare): sebbene personalmente non sia d’accordo con questa scelta, perlomeno non sarà costretto ad aggiornare il suo profilo Linkedin in cerca di una nuova professione come temevo, poiché sarà ricollocato stesso all’interno della struttura FIA ricoprendo qualche ruolo minore.
Al suo posto subentreranno Eduardo Freitas (dal World Endurance Championship) e Neils Wittich (dal DTM), insieme con l’ex assistente di Charlie Whiting, Herbie Blash, nelle vesti di consigliere permanente; in più sarà istituito una specie di sistema arbitrale, probabilmente somigliante al meccanismo del var nel mondo del calcio.
Insomma, i presupposti per credere alle buone intenzioni della gestione gara ci sono tutti, resta solo a Lewis crederci o meno: crederci, però in tutti i sensi. Infatti sebbene egli abbia amato questo sport per una vita intera, c’è stato un attimo in cui ha iniziato a domandarsi se effettivamente ne valesse la pena: essere campione del mondo non è questione di guidare al massimo una monoposto, quanto piuttosto essere disposti all’enorme sacrificio di tempo ed energie. Che i 37 anni suonati (contro i 24 di Max Verstappen) inizino a farsi sentire…? Speriamo proprio di no.