Se paragonassimo i trascorsi dell’attuale campione del mondo in carica con quelli dei giovani piloti della scuderia Ferrari, noteremmo che storicamente c’è stata una netta disparità: infatti, confrontando i loro tre curriculum, risulta evidente che ognuno di essi per arrivare dov’è ora, ha percorso una strada differente.
Cominciamo da Carlos Sainz: il ventisettenne madrileno debuttò in Toro Rosso oramai ben 7 anni fa al fianco di Max Verstappen, il quale chiaramente attirò in pochissimo tempo tutte le attenzioni su di sé, lasciando lievemente in ombra il compagno di squadra. Dunque la gavetta che ha dovuto “sudarsi” lo ha visto far parte di quel team fino al 2017, anno in cui ha poi corso per la Renault fino alla stagione 2018, per far parte successivamente del team McLaren sino al 2020, arrivando finalmente a firmare per la Ferrari nel 2021.
Insomma, indubbie capacità di adattamento che gli hanno consentito di approcciarsi a più team, comprendere tante dinamiche e soprattutto accumulare grande esperienza. D’altronde è suo padre stesso, Carlos Sainz Senior, a difendere a spada tratta il figlio affermando che l’unica cosa che gli manchi per vincere un mondiale ed essere al livello di Verstappen è banalmente una vettura all’altezza… Pronto Mattia, li senti?!
La stagione non è ancora iniziata, la macchina non è stata nemmeno presentata e già c’è aria di sospetto. Anzi, c’è ancora aria di sospetto. Ad ogni modo, diamo adesso uno sguardo al percorso di Charles: il monegasco entrò a far parte della Ferrari Driver Academy nel 2016, anno in cui conseguì il titolo in GP3, per poi conquistare la vittoria anche in F2 nel 2017. Da lì approdò direttamente in F1 ingaggiato dalla Sauber e dopo solo un anno di esperienza nella formula d’eccellenza, si è accasato in Ferrari con un contratto quinquennale.
Anche in questo caso un percorso sicuramente meno tortuoso di quello del suo compagno di squadra, ma comunque di una certa esperienza. Concludiamo infine con l’attuale campione del mondo in carica, Max Verstappen: dopo solo un anno nell’europeo di F3, è entrato a far parte del Red Bull Junior Team nel 2014 appena diciassettenne, in cui ha avuto il privilegio di testare la loro monoposto di F1 durante le giornate di test per il gran premio del Giappone.
Insomma, il primo ragazzino al mondo ad aver conseguito prima la Super Licenza e poi la patente. Che dire, se Leclerc può essere definito “progetto Marchionne” non c’è dubbio che Verstappen sia l’indiscusso “progetto Marko”: tuttavia va detto che il tempo gli ha dato ragione, considerato i record battuti sin da subito e le pagine di storia di questo sport che man mano sta scrivendo.
Quindi sebbene tutti e tre siano molto diversi per esperienza pregressa, sicuramente ciò che li accomuna è la fame di mondiale: quella di Verstappen è stata placata (solo in parte, ne sono certa), quella di Leclerc e Sainz ancora no. Secondo Ivan Capelli è molto importante che tra questi ultimi due non sia stabilita alcuna gerarchia ancor prima che il mondiale prenda effettivamente il via: sono entrambi ambiziosi, caparbi, ed hanno le carte in regola per la lotta al titolo mondiale. Forse siamo portati erroneamente a pensare che a livello teorico Charles sia visto come primo pilota e Carlos come secondo, ma ad avviso di Capelli questo genere di dinamiche è un modello di pensiero tutto italiano, poiché in altre scuderie ciò non si verifica (vedi Senna–Prost in McLaren oppure Mansell–Piquet in Williams).
Per quanto mi riguarda, sono solo parzialmente d’accordo con la sua affermazione, in quanto è evidente che forse deve essersi un po’ distratto negli ultimi anni perdendo di vista i “grandi amori” del paddock Wolff–Hamilton oppure stesso Horner–Verstappen. Concordo tuttavia sul fatto che sarà l’asfalto a stabilire la supremazia: caricare di aspettative una stagione col rischio di disattendere quanto sperato è sempre stato controproducente per qualsiasi team, figuriamoci per la scricchiolante Ferrari.