domenica, Dicembre 22, 2024

F1 2022: il budget cap non spaventa Mercedes

Uno spettro si aggira per la F1, è lo spettro del budget cap. Ci perdoneranno i seguaci di Karl Marx e Friedrich Engels per l’improvvida citazione, ma quello del tetto di spesa è un tema che agita i protagonisti del carrozzone iridato. Specie quelli che, negli anni, non hanno mai dovuto sforzarsi troppo per far quadrare i bilanci. Meno preoccupati, di converso, sono quelle scuderie abituate a gestire con parsimonia le risorse interne. Quelle compagini che potrebbero effettivamente giovare del conteso finanziario operante dell’anno scorso.

La base di spesa per la stagione di F1 che prenderà il via il 18 marzo con le prime libere del Gp del Bahrain è di 140 milioni di dollari. A cui vanno aggiunti dei bonus derivanti dai weekend con gara sprint – ammesso che si disputino perché al momento latitano dal calendario – e da altre entrate di contorno che dovrebbero tenere la quota intorno ai 145 milioni. Esattamente come accaduto dodici mesi fa.

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Vista aerea della base Ferrari a Maranello

Sul budget cap, però, bisogna fare una precisazione per uscire una volta e per tutte da una contraddizione: i team possono usare altre “sorgenti” alle quali abbeverarsi per placare la loro sete di liquidità. Stipendi dei piloti – che in talune circostanze possono arrivare a cifre mostruose (vedi Hamilton, Verstappen e Ricciardo) – compensi dei dirigenti e tutta un’altra serie di aspetti che non sono direttamente correlati al funzionamento delle vetture sono stornati dai fatidici 140 milioni.

Idem per le spese che le squadre di F1 affrontano per le bollette delle forniture energetiche, dell’acqua e via discorrendo. Pertanto non è irrealistico ritenere che un top team come Mercedes, Red Bull o Ferrari arrivi a superare in scioltezza la quota di 300 milioni di dollari.

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Dettaglio del muso della Mercedes W12

Il budget cap, in tal senso, rischia di essere uno strumento non proprio completo. Non parliamo di un colabrodo perché, prima del Covid, un team medio spendeva poco meno di 400 milioni ed ora ha quasi dimezzato questa quota, ma di certo lascia aperte troppe porte secondarie che conducono a cunicoli poco illuminati entro i quali si muovono abili professionisti della materia giuridico-fiscale.

La FIA ne è a conoscenza e potrebbe agire per evitare il proliferare di aree griglie che rischiano di diventare nere, superando i dettami regolamentari. Ma siamo alle solite: un controllo serrato e puntuale, come avviene per le questioni tecniche, è difficile. C’è la sensazione che i verificatori si muovano con meno strumenti e più lentamente degli esperti dei team.

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Max Verstappen (Red Bull Racing) guida il plotone dopo la partenza della qualifica sprint del Gp di Monza 2021

In ogni caso, pur con le sue contraddizioni, il limite di manovra fiscale è un fatto. E pesa nell’economia gestionale dei top team. Un dirigente scafato e vincente come Toto Wolff ne è conscio. Anche se non del tutto intimorito. In Mercedes hanno l’abitudine di affrontare i problemi trasformandoli in stimoli. E passare da cifre mostruose per la gestione di un’azienda che conta un elevatissimo numero di professionisti a limiti ben più ridotti è rompicapo la cui soluzione pretende molto impegno.

Il manager e co-proprietario di Mercedes AMG F1 si è riferito al buget cap come un bene per la disciplina, come un elemento equilibratore che, nel medio periodo, permetterà a più squadre di accedere alla vetta garantendo un’alternanza di vittorie. Praticamente un qualcosa che non dovrebbe più consentire la creazione di un nuovo ciclo come quello dominato dal suo team. Contraddizione logica.

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Toto Wolff (Mercedes AMG F1 Team)

Wolff, persona assai pragmatica, riconosce altresì che l’impossibilità di adire a risorse infinite è un ostacolo molto grande per la squadre “allenate” a spendere. Chi aveva molte risorse da investire non può rallegrarsi dell’eliminazione di questo vantaggio, anche se genera un maggior equilibrio. Cosa da ritenersi positiva per l’intera disciplina. L’ex pilota austriaco è arrivato a preconizzare quelli che saranno gli effetti di una soglia di uscite decisamente ridimensionata.

A suo modo di vedere non ci saranno più squadre che partiranno con un secondo di vantaggio rispetto alle altre. Un percorso che già s’era avviato nell’ultimo anno. Anche se la cosa potrebbe essere dipesa da un cambio regolamentare votato al congelamento di grandissime “fette” di monoposto che ha permesso ai team, all’apice dell’evoluzione tecnica di un’era orami accantonata, di farsi sotto in maniera inesorabile.

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le pance della AMR22

Il budget cap è stato uno strumento necessario a rispondere anche alle nuove sfide che il coronavirus ha presentato. La pandemia ha rischiato di mettere irreversibilmente in ginocchi la F1. Ridurre, quindi, l’ammontare totale di finanza sulle quale poter contare è un modo per tenere la briglia corta facendo disabituare alcune realtà all’uso smodato di risorse.

Il Covid ha imposto di rimodulare drasticamente le procedure operative per renderle più agevoli. Ecco che le squadre di vertice hanno ridotto i ranghi e riallocato il personale in altre realtà del motorsport o, come fatto da Mercedes, in altre discipline come la vela.

Il tetto di spesa è una delle tre colonne portanti previste della nuova F1 insieme al balance of performance ed alle nuove regole tecniche. Va pertanto valutato nell’insieme di un generale ristrutturazione della categoria che mira alle pari opportunità. D’ora in poi sarà impossibile per le squadre correggere gli eventuali difetti di un progetto iniettando soldi senza soluzione di continuità. Questa è la sfida che i tre top team devono vincere per continuare ad imporre la propria forza. Perché a spingere ci sono realtà sportive con grandi ambizioni che intendono prendersi la scena e spezzare i rapporti di forza costituiti.


F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: Mercedes AMG F1, Ferrari, F1

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