La F1 del futuro si apre alla presenza di nuovi soggetti. O almeno vuole provare a farlo. Da un lato è sempre più imminente la discesa in campo della Volkswagen che, con Porsche o Audi, potrebbe entrare a far parte del carrozzone iridato come fornitore di propulsori o subentrando ad un team esistente. Dall’altro, è notizia di un paio di giorni fa, c’è l’interesse fortissimo di Michael Andretti che aveva già provato la scalata alla Sauber. Senza successo.
Dopo il brusco stop nella trattativa con la compagine svizzera, il figlio del campione del mondo 1978, prova una strada più complessa e dispendiosa: quella di divenire l’undicesimo team nel paddock. Una possibilità prevista dalle norme sportive che aprono alla presenza di un parterre di un massimo di 26 vetture. Un’opportunità che per essere sfruttata prevede l’esborso di un bel pacco di danaro. Una gabella che il Patto della Concordia formalizza per proteggere i propri membri. Ossia i team che si dividono la torta.
Ed è questo il punto nodale di tutta la vicenda. Una nuova equipe andrebbe ad assottigliare sensibilmente il totale economico a disposizione. I 200 milioni di dollari che Andretti Jr. dovrebbe depositare non sono bazzecole. Ma si tratta pur sempre di una soluzione unica che nel lungo periodo non copre affatto le risorse che la presenza di un’altra scuderia assorbe e sottrae agli altri soggetti che sono tutto fuorché dei benefattori.
Gran parte delle dieci associazioni, dunque, non vede di buon occhio l’ingresso di un altro attore che andrebbe ad ingurgitare una cospicua fetta di dividendi regolati da un Patto della Concordia la cui stesura ha rischiato, non più di un anno fa, di far saltare l’intero carrozzone. Ancora, non è detto che questa tassa sia facilmente pagabile dalla Andretti Global che, ad ogni modo, non è riuscita a subentrare in Sauber anche per ragioni meramente fiscali.
In ogni caso, la pratica è stata depositata presso gli uffici della FIA che deve valutare l’incartamento e dare l’ok in chiave 2024, anno per il quale la squadra americana ha fatto richiesta d’ingresso. La F1, quindi, inizia ad interrogarsi su questa operazione ed i primi pareri a riguardo, come da tradizione consolidata, sono discordanti. Mai che il Circus voglia dare idea di essere compatto quando non si parla di vile pecunia.
A “tirare per la giacca” Michael Andretti è il mondo Renault. Il costruttore francese rappresenta un’anomalia della Formula Uno poiché il suo V6 è installato solo sulla controllata Alpine che ieri ha svelato al A522. Viene da sé che la Losanga possa essere interessata ad offrire le sue competenze, in cambio di un lauto assegno, ad una squadra che si affaccia al rutilante mondo della F1.
A margine della presentazione della nuova arma nelle mani di Fernando Alonso ed Esteban Ocon, Laurent Rossi, CEO dell’equipe transalpina, ha aperto alla possibilità di avere l’undicesimo team in F1: “Siamo sempre felici di avere nuove squadre nel nostro sport. E’ un bene per la categoria e potrebbe anche essere un bene per noi – alludendo ad una fornitura di power unit – Se ce lo chiedono saremmo aperti ad aiutare Andretti“. Non per caso si “cantano” certe messe.
Un’apertura totale che non ha incontrato i favori del boss della Mercedes Toto Wolff che non si è lasciato trasportare in diplomazie di facciata ed è andato al sodo della questione. In maniera piuttosto diretta. L’ex pilota austriaco ha fatto sapere che dieci squadre bastano e avanzano. L’ingresso di un nuovo attore determinerebbe, testuali parole, “Una diluizione delle entrate“.
L’unica concessione che il manager potrebbe contemplare è quella relativa alla presenza di un nuovo costruttore. Un soggetto che non modifichi i rapporti finanziari esistenti visto che non aumenta il numero di macchine in griglia. Questo parere, che potrebbe essere condiviso dalla maggioranza dei team, spiega come la stessa Volkswagen incontrerebbe un certo ostracismo se si volesse palesare con una scuderia tutta sua. Ecco che restano in piedi le due opzioni più credibili: partecipare come fornitore (Williams e l’ecosistema Red Bull molto interessate, nda) o acquisire una scuderia già operante in griglia.
Quella che ha dinnanzi Andretti, quindi, è una barriera piuttosto impervia da aggirare. La presenza di una nuova entità è percepita come una minaccia per un sistema che fa quadrato e si chiude a riccio. L’apertura di Renault non è da intendersi come un atto di generosità, ma come una mossa mirata ad allocare un propulsore che ha costi di progettazione ingenti e che in qualche maniera vanno ammortizzati.
E’ chiaro che in F1 sta nascendo un altro fronte di opposizione che potrebbe essere risolto da un intervento di Liberty Media che caldeggia con forza la prospettiva di avere un altro team americano visto che da qui a pochi anni gli Stati Uniti ospiteranno ben tre gran premi. A conferma che il baricentro geopolitico dell’intera struttura si allontana inesorabilmente dal Vecchio Continente.
F1-Autore: Diego Catalano– @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1