Solo una rapida occhiata alle immagini rilasciate dal team di F1 Red Bull e tutto quadra. “Rotondamente”. E lo fa con l’ottusa chiarezza di chi, nemmeno per un momento, ha deciso minimamente di sbilanciarsi. Ma d’altronde c’era da aspettarselo. In questa contumacia visiva, dove occultare dettagli resta l’obbiettivo primario, come avrebbe potuto un virtuoso del disegno qual é Newey svelare anche la più piccola indicazione sulla vettura 2022?
La congettura continua abbracciando una riflessione di insieme che ci riporta agli anni novanta. L’allora giovane ingegnere, mente fervida e promettente, aveva deciso di portare con se, dopo aver abbandonato il costruttore britannico Leyton House, “rebranding” del team March, una proprietà intellettuale riguardante il muso della CG911 una volta approdato a Grove, base operativa del team Williams F1.
Lo racconta lui stesso nel libro “How to Build a Car”, riferendosi ad un episodio del 1991. Il risultato di tale operazione fu un grande successo. In pochi mesi la coppia targata Head-Newey diede vita alla FW14. La scelta di adottare la filosofia di cui sopra, fu talmente azzeccata che la vettura risultò da subito molto più rapida rispetto a quella antecedente.
Aerodinamicamente parlando, senza entrare in meri dettagli tecnici, dotare la monoposto britannica di un muso con una posizione diversa aveva permesso di non interrompere il flusso che investiva la parte bassa dell’ala. La conseguenza organica fu sorprendente, in grado di innalzare in maniera esponenziale la deportanza dell’auto.
Pertanto, ragionando sui render svelati nella giornata di ieri, o se preferite esaminando la mule car presente durante il teatrino verbale austriaco, un tuffo nel mare della banalità sceneggiato sulle reti sociali alla presenza dei piloti (leggi qui per saperne di più), vien da sé pensare che l’estro di Adrian sia rimasto nella sua tanto amata matita. O ancora meglio, disegnato sul tavolo da lavoro in perfetto stile “boomer”. Lontano da occhi indiscreti.
Credere che il genio sessantatreenne, con alle spalle più di trentacinque anni di esperienza in F1, non abbia pensato a soluzioni decisamente più smart, se vogliamo continuare ad usare vocaboli moderni che rendono a meraviglia l’idea, pare quantomeno improbabile oltre che assurdo. A supporto di quanto detto una prova: la nuova Aston Martin AMR22 utilizza proprio tale soluzione. Malgrado si debba aspettare comunque la conferma, è sempre corretto farlo prima di prendere cantonate mica da ridere, la sensazione resta quella descritta.
Tenendo comunque in conto che il nuovo corpus normativo ha di fatto veicolato gli ingegneri verso un imbuto tecnico restringente e per molti insensato, la perplessità espressa nel paragrafo precedente resta. E, a quanto pare, alimenterà il “discutibile” sino a quando, tra due settimane circa, ammireremo le linee della vettura forgiata a Milton Keynes direttamente sulla pista catalana. Sempre se ci sarà modo di farlo… vista l’incertezza galoppante che tuttavia contorna le modalità dei test “barcellonesi”, ancora parecchio torbida a meno di due settimane dal loro inizio. Solo allora, come detto, i dubbi saranno sciolti.
A questo va aggiunto il consueto scenario nel quale Red Bull si muove agilmente per “l’unveling” delle proprie creazioni. Tardivo quanto basta, solitamente si avvale delle tempistiche utili concesse che precedono il battessimo altrui sino all’ultimo istante. Senza contare la recente e palese argomentazione relativa alle attuali tecnologie diaboliche, dove in pochi minuti, ottenere un modello CAD attraverso le foto per poi attenzionare il prodotto dei competitor in galleria del vento risulta cosa davvero semplice. Situazione che, è ovvio, tutte le scuderie hanno il chiaro interesse a procrastinare sino a quando i tempi saranno maturi e nascondere le proprie creazioni non sarà più concesso.
P.s.
A margine dello scritto un ulteriore pensiero d’ufficio emerge: la tesi di laurea del buon Adrian, opera fulgida resa nota oramai anni addietro, seguita per di più da una First Class honours degree in ingegneria aeronautica ed ingegneria aerospaziale dall’Università di Southampton nel 1980, ha liberato le proprie idee proprio sull’effetto suolo. Fenomeno che torna nella massima categoria del motorsport dopo vari lustri. Ecco perchè, la RB18 andrà tenuta d’occhio in maniera particolare…
F1-Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Foto: Red Bull Racing Honda – Williams