F1 – Gli imminenti test del Bahrain saranno l’ultima chiamata per quelle scuderie che due settimane fa, in Spagna, hanno evidenziato qualche problema. A guardare le prestazioni delle dieci vetture, sono tre quelle che hanno avuto difficoltà oggettive. La Haas che si è barcamenata tra guai politico-finanziari e qualche grattacapo sul fronte affidabilità. L’Alfa Romeo rimasta impantanata nel pompaggio aerodinamico solo parzialmente risolto ricorrendo ad assetti più rigidi e alzando l’altezza da terra.
Ai due team motorizzati Ferrari si è aggiunta la Alpine che nell’ultimo giorno di attività catalana ha incontrato un problema di affidabilità che ha costretto i meccanici a riporre anzitempo le attrezzature nel cassoni per rientrare, con una certa solerzia, ad Enstone per indagare sulla natura di un guasto ad un propulsore che si preannuncia fragile.
Che il V6 transalpino possa essere fragile come un vaso di cristallo non lo diciamo noi, bensì il CEO di Alpine, Laurent Rossi, che ha riferito di aver esortato il suo staff di motoristi a non battere un sentiero sicuro e conosciuto concentrandosi solo sull’affidabilità. La ricerca di performance è stata messa in cima alla lista delle necessità. Alla base di questo concetto c’è un ragionamento logico che suona più o meno così: è più facile risolvere i problemi di affidabilità di un propulsore relativamente delicato ma potente piuttosto che trovare cavalli in una power unit debole ma duratura. Non fa un piaga. Ma a quale costo? Lo capiremo solo durante il 2022.
Rossi, in ogni caso, adegua la sua visione al contesto normativo vigente. In un quadro di congelamento regolamentare partito già il primo marzo e che si completerà a settembre è possibile introdurre novità, ovviamente condivise con la FIA e gli altri attori, atte a risolvere eventuali problematiche di affidabilità. Sarà invece vietato operare cambiamenti che vanno ad incidere sulle prestazioni.
Durante lo sviluppo dell’unità 2022, ha spiegato il CEO di origini italiane, ci sono stati un paio di momenti in cui l’affidabilità era venuta a mancare. Ma si sarebbe trattato di una scelta consapevole. In Renault hanno quindi stabilito di rompere con un passato conservativo per aprirsi ad un futuro aggressivo mettendo in conto problemi di solidità strutturale. Che potrebbero essere stati superati visto che ai banchi il V6 transalpino ha girato senza particolari patemi per un paio di settimane.
Questa politica, a voler essere provocatori, non pare aver funzionato per bene in quel di Montmelò. Una situazione che in Alpine ritengono essere sotto controllo a sentire Alan Permane, direttore sportivo della compagine transalpina. Che s’è detto soddisfatto del passo in avanti effettuato con il nuovo motore che ha mostrato, nonostante i carburanti E10, più potenza rispetto alla versione precedente.
Quella sfornata da Viry-Chatillon è una power unit completamente diversa dalle precedenti che hanno caratterizzato l’era turbo-ibrida. È più complessa ma al contempo sembra più ordinata nella componentistica ausiliare. La rottura nell’ultimo giorno di test – e forse è questo l’aspetto che un po’ inquieta – è giunta quando non si era a piena potenza. Ma la dirigenza francese vuole essere ottimista e si appiglia ai commenti dei piloti che non hanno evidenziato particolari lamentale. Ed è una cosa da prendere positivamente quando ci si trova dinnanzi ad elementi nuovi.
Motore a parte, la Alpine A522 è sembrata una macchina che deve essere ancora sgrossata, scoperta. Di questo avviso è Fernando Alonso che, con la sua tipica schiettezza, ha rilevato che la vettura è un passo avanti, nonostante le pesanti variazioni regolamentari non offrano tanti punti di riferimento, rispetto al modello precedente. Ma ha altresì sottolineato come gli avversari, al momento, siano messi meglio in termini di performance.
Ad Enstone, per recuperare in fretta, hanno in cantiere un fitto programma di aggiornamenti che dovrebbero permettere, ad ogni gara, di avere diversi decimi di secondo di miglioramento. Un qualcosa che, stando a quanto riferito dal pilota asturiano, sarà piuttosto comune a tutti visto che le vetture osservate a Barcellona erano ad uno stadio evolutivo addirittura embrionale.
Il continuo lavoro di affinamento aerodinamico porterà, secondo l’ex Ferrari, ad avere uno o due squadre ad imporsi in maniera netta sulle altre accaparrandosi tutta la posta in palio. Non un bel segnale, se si concretizzasse, per chi ha voluto produrre una F1 più livellata in termini di valori. Su questo aspetto il giudizio di Alonso è stato piuttosto lapidario dato che, appena i progettisti avranno capito qual è la filosofia tecnica vincente, convergeranno tutti nella stessa direzione arrivando a presentare macchine tutte uguali tra loro.
Un 2023 che si preannuncia standardizzato e forse veramente livellato. Ma le preoccupazioni di Nando non sono orientate all’anno venturo, è nel 2022 che vuole avere un mezzo all’altezza delle sue doti di guida. E quello che abbiamo visto al Montmelò, in tutta onestà, non è parso poi così efficace. Speriamo di sbagliarci.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Alpine