F1. “Pecunia non olet”. Il denaro non puzza, dicevano gli antici romani. Ma può essere anche “lo sterco del diavolo”, ribatteva parte del mondo cristiano, molti secoli dopo, nella sua visione più pauperista, in pieno Medioevo.
Sono vere e false entrambe le citazioni. Come sempre, si tratta di capire problemi e vicende che non sono mai bianche o nere ma complesse, come quasi tutte le cose che hanno a che fare con quel “legno storto” che è l’umanità.Il problema è che quando ci si mette di mezzo l’ipocrisia allora si può arrivare al denaro che puzza e, nel contempo, è anche diabolico.
No, non sono sciroccato. Non sono preda del delirio causato da quel “malmostoso” vento che da una settimana sta tempestando l’isola di San Pietro, dove ho avuto i natali e dove vivo. Mi spiego meglio. Seguitemi. Il grande circo della F1 non ha mai brillato, se si parla di etica.
Quando in Sudafrica esisteva ancora l’apartheid, la F1 ci gareggiava. Come gareggiava in nazioni rette da dittature. I piloti non ne erano certo contenti, ma il carrozzone, famelico, aveva bisogno di sostentarsi. E quindi non è una novità che la Formula Uno vada in posti dove i diritti civili sono schiacciati o dove siamo lontani dalla democrazia e dal liberalismo. Va da sé. Se c’è qualche munifico Stato o capo di Stato che paga per avere il giocattolo, non c’è santo che tenga.
Il problema è il terreno scivoloso che si ha quando Fia e F1 cominciano a lanciare campagne, sacrosante sia chiaro, per lottare contro il razzismo e contro ogni discriminazione di genere. Perché da un silenzio imbarazzato all’essere inchiodati alle proprie contraddizioni il passo è breve.
Accade da circa due anni con diverse campagne. E poi, tuttavia, si va a gareggiare dove non si dovrebbe andare, proprio perché da una parte si fa una dichiarazione di intenti ben precisa (prima la F1 se ne guardava bene) e poi si va a correre nei paesi arabi. O a Baku. Luoghi lontanissimi da quei diritti che si vuole promuovere e per i quali si vuole “lottare”.
E qui nasce lo stridore, la faccia di tolla, la presa in giro, il silenzio assordante. Il potere in seno alla FIA si è chiaramente spostato dall’Europa al mondo arabo. E l’elezione di Mohammed Bin Sulayem è la ciliegina sulla torta.
E così… sui diritti civili da quelle parti… beh, facciamo finta di niente. Lo facevano prima, figuriamoci ora. E allora, visto che il denaro non puzza, bisognerebbe smetterla con l’ipocrisia dei diritti civili difesi con geometria variabile. A seconda di dove si gareggi. E di chi comandi.
F1. Il pagellone “geopolitico” del Froldi
Verstappen. Voto: numero UNO. Ha coronato, con un po’ di fortuna, l’inseguimento a Leclerc.
Verstappen via radio. Voto: quante lamentele! Sembrava Hamilton…
Leclerc. Voto: talento assoluto. E’ un pilota di quelli che capitano una volta ogni due o tre decenni. Alla velocità assomma una visione di gara e un’intelligenza strategica che pochi grandi campionissimi hanno avuto. E scusate se è poco.
Il Binotto furioso. Voto: mi piace. Bè… forse furioso è esagerato. Diciamo piccato, puntiglioso. Insomma, ci siamo capiti. Mettere i puntini sulle “i” nei confronti della Red Bull (dopogara), per episodi ben precisi, mi pare una delle cose che deve fare un team principal.
Ferrari. Voto: è una gran bella Ferrari! Dall’Inferno al Paradiso in due anni.
Pu Ferrari. Voto: meravigliosa creatura. L’accrocchio del 2020, nato dopo l’accordo misterioso Ferrari-Fia (che non conosceremo mai sino in fondo e che infine ha danneggiato profondamente Maranello, sia sportivamente sia dal punto di vista dell’immagine), è un triste ricordo. Ottimo.
Jeddah. Voto: altra ipocrisia. Pericoloso come pochi. Lo dicono i piloti eh, mica io che sono un pincopallo. Dal prossimo anno non sarà più in calendario. Ma circuiti molto meno pericolosi sono stati stravolti per poter essere accettati nel calendario di F1. Se poi ci aggiungiamo la figuraccia colossale fatta da Domenicali & co. per convincere i piloti a fare dietrofront nella notte fra venerdì e sabato, non c’è molto altro da aggiungere…
Wolff: “sembra di essere tornati nel 2013”. Voto: 1000 km di test illegali, caschi neri, finte presenze a Disney e tutto torna a posto.
Mercedes. Voto: Götterdämmerung. Siamo arrivati al “crepuscolo degli dei” (quarto e ultimo dei drammi musicali dalla tetralogia di Wagner)? Lo pensiamo, ma non ci azzardiamo a gridarlo giulivi e estasiati. Shh! Zitti, che poi quelli ci mazziano di nuovo e ci perculano… Il motivo è facile da comprendere e si tratta di psicologia spicciola mista a gesti apotropaici.
Dal 2014 gli anglo-tedeschi hanno dominato in lungo e in largo. Unica eccezione, con le note polemiche, il mondiale piloti vinto da Verstappen. Sembra difficile credere che non saranno parte della lotta mondiale quest’anno, ma è plausibile. Sia chiaro, torneranno a vincere. Hanno le risorse e i talenti. Resta da vedere se, quando torneranno in alto, non sarà troppo tardi per la lotta al titolo. Io ovviamente ci spero… che sia troppo tardi. E lo dico senza infingimenti.
Oco(gli)on. Voto: a volte ritornano…
Bottas. Voto: second life. Questo nuovo Valtteri, a parte le partenze, mi garba parecchio. E a voi?
Vettel. Voto: manca. Sebastian, torna presto, che di mezzi piloti in questa F1 ce ne sono troppi…
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi
Cosa ha fatto Leclerc? Già alla prima gara del 2019, era più veloce di Vettel che già alla prima curva post partenza l’ha messo sull’erba per non farsi passare. Alla seconda gara gli ha dato una pista di svantaggio e nelle successive gare ha costantemente fatto meglio come performance. Nel 2020 ha portato un cancello dove Seb nemmeno riusciva ad immaginare. Quest’anno, anche grazie alla macchina giusta, è in cima alla classifica. Almeno per ora ma si spera a lungo (sgrat).
Da come si accanisce sul soprannome che hanno appioppato al monegasco (che tra l’altro mal sopporta lui per primo) si direbbe che siamo di fronte ad un bel castorino.