F1 – Il campionato del mondo 2022 è al suo primo vagito ma la categoria inizia già concretamente a pensare al futuro di breve e medio periodo. Una delle prime questioni da affrontare è quella relativa alla sostituzione del GP di Russia cancellato sine die in un più ampio contesto sanzionatorio resosi necessario in reazione alle operazioni belliche che il paese di Vladimir Putin ha avviato, ormai un mese fa, nei confronti dell’Ucraina.
Stefano Domenicali è a lavoro per individuare una location logisticamente valida per rimpiazzare Sochi. Vi avevamo raccontato delle trattative con gli organizzatori del GP di Malesia (leggi qui) ma le cose, al momento, sono in una fase di stallo. In lizza ci sono altre realtà (dalla Germania al Portogallo) e valutazioni, anche di carattere economico, sono in corso. Alla fine una soluzione si troverà perché Liberty Media e la F1 non vogliono rinunciare all’idea che questo, con 23 appuntamenti in calendario, sia il mondiale più lungo finora disputato.
Un record che, nei desiderata del colosso americano dell’intrattenimento, è destinato a non durare. Durante la pausa invernale il discorso allungamento del calendario si era affrontato e pareva esser emerso un certo scetticismo su una dilatazione troppo potente. Ma vi sono stati alcuni cambi nel format dei fine settimana che, a ben guardare, sono la base legittimante di un allungamento del numero di gare. Il weekend che si accorcia da quattro a tre giorni è l’espediente che, negli anni a venire, potrebbe permettere di arrivare a quelle trenta tappe che ora Domenicali crede siano possibili.
Un processo che sarà graduale e che potrebbe partire sin dal 2023 quando Las Vegas dovrebbe organizzare quello che sarà il terzo GP sul suolo statunitense. A conferma del fatto che la F1 sta prendendo sempre più piede tra gli appassionati del Nuovo Continente. E ne è dimostrazione il forte interesse di Michael Andretti che vorrebbe “intrufolarsi” nella massima categoria con una scuderia tutta sua. Domenicali, parlando a Sky Sport UK, ha ammesso che Andretti è solo il più esplicito dei candidati e che si sono altre quattro o cinque richieste di ingresso.
Il CEO della F1, adeguandosi alla linea di pensiero di molti team capitanati da Toto Wolff, non è convinto che la serie, in questa fase storica, abbia bisogno di altri attori che vadano a scompensare degli equilibri trovati con difficoltà negli ultimi anni. La Formula 1 con 10 squadre è molto solita secondo il manager italiano. C’è concorrenza in pista e quindi lo spettacolo è garantito. E sappiamo quanto gli yankee siano interessati a questa sfera che ha fortissime ricadute commerciali.
Inoltre, ci sarebbero delle complessità da considerare in caso di aggiunta di altre squadre. Il riferimento è al Patto della Concordia siglato un anno fa dopo un lungo e tortuoso percorso che a prodotto un’intesa che spesso è stata in discussione. Al momento, nonostante l’interesse del mondo americano, il debutto di Andretti sembra piuttosto difficile. La F1 mira alla crescita tramite altri canali.
Che devono essere intesi come nuovi mercati da esplorare. Non sono i soli States a mostrare interesse per la massima categoria del motorsport. L’Africa, dal 1993 lontana del circuito internazionale, potrebbe a breve ritornare protagonista e l’opzione Kyalami, di cui ha parlato Lewis Hamilton, potrebbe concretizzarsi nel giro di qualche anno.
La F1 già da qualche anno ha spostato il suo baricentro verso l’oriente ed il Medioriente. Il trend potrebbe essere rafforzato visto che realtà come la Cina stanno spingendo prepotentemente. Ecco perché, anche in virtù della necessità dei paesi produttori di Petrolio che contribuiscono a suon di dollari al mantenimento della categoria, l’idea di arrivare, nel tempo, a trenta gare non è poi così remota. L’obiettivo di breve termine è giungere a 24 appuntamenti ma, trovando gli equilibri giusti, si potrebbe sforare da questo numero ed accontentare i Paesi che premono alle porte del Circus.
Sottolineare che altre realtà sono pronte a far capolino può anche essere una mossa comunicativa di Liberty Media per mettere pressione sugli organizzatori di quei gran premi che vedono i loro contratti in scadenza. Anche perché l’idea di disputare 30 gare in epoca di vincoli di bilancio sempre più stringenti non esalta le scuderie presenti nel paddock. Servirebbe una profondissima revisione finanziaria e regolamentare.
Bisognerebbe, in definitiva, andare contro quei principi che la F1 ha messo in cima alla sua agenda. Lo scenario è molto fluido in quanto, proprio per la mancanza di un accordo su vitali faccende economiche, sono saltate le otto qualifiche sprint previste per il 2022. Figurarsi se le squadre, con un contesto finanziario caratterizzato da un budget risicatissimo, accetteranno di vedere aumentato del 30% il numero degli eventi annuali. Come sempre, è una questione di danaro.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, COTA, Mercedes AMG F1