domenica, Novembre 24, 2024

Red Bull RB18: ecco le cause del doppio zero in Bahrain

F1 – Mistero risolto. A poche ore dell’inizio dell’attività del Gran Premio d’Arabia Saudita arrivano conferme sulla natura del problema occorso alle RB18 di Max Verstappen e Sergio Perez nelle fasi finali della gara di Sakhir dominata dalla coppia ferrarista. Molte ipotesi erano state sollevate ma quelle più credibili conducevano ad un problema alla pompa che gestisce il flusso di carburante.

In realtà l’elemento non è unico visto che è composto da tre distinti sistemi che operano in simbiosi. Due di questi sono forniti a tutti i costruttori da Magneti Marelli e dalla Bosch. E, visto che non hanno prodotto allarmi sulle altre vetture, è inverosimile pensare che possano essere gli indiziati principali. Sotto accusa era il componente “open source”. Ovvero quello costruito in casa e i cui progetti vanno condivisi con la FIA e con gli altri team che sono autorizzati ad adoperarli se li reputano validi.

E’ stata questa l’area del complicato sistema di pompaggio e pressurizzazione della miscela l’oggetto della analisi nel team di Milton Keynes che potrebbe essere incappato in un problema derivante dalla comprensione non ancora efficace dei carburanti E10.

F1
Max Verstappen e Charles Leclerc ingaggiati a duello nel GP del Bahrain 2022

Ora in Red Bull si dicono convinti di aver superato la difficoltà che – e qui la conferma – era causata dalla mancanza di pressione del carburante. Cosa di cui entrambe le vetture hanno sofferto domenica scorsa. La necessaria quantità di miscela E10 per terminare le operazioni era presente nei serbatoi. Si fugano, dunque, quei dubbi che volevano la vettura al limite per una questione di risparmio di peso. In sostanza, si è verificato un vuoto che non ha permesso al complesso sistema di aspirare carburante portandolo alla power unit HRC.

Da Milton Keynes fanno sapere che hanno prontamente adottato le misure necessarie per correggere la defaillance e che l’intervento dovrebbe essere definitivo. Ma perché si giunti alla creazione del vuoto? Si è verificato l’effetto cavitazione che consta nella formazione di zone di vapore all’interno di un fluido che poi implodono. La cosa capita quando i residui di carburante vengono “sparati” sulle pareti di contenitori quasi vuoti.

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Un’immagine della Power Unit Honda montata sulla Red Bull RB16B, stagione 2021

La limitata miscela rimanente aumenta di temperatura perché viene diradata a causa delle forze in gioco quando la macchina è in pista. Man mano che i gradi aumentano si arriva al punto di vaporizzazione che determina un blocco di vapore nella pompa da cui scaturisce un repentino, e nel caso del Bahrain, fatale abbassamento della pressione. Cosa che non ha permesso alla pompa di pescare il liquido che nel frattempo cambiava il suo stato.

Questa evidenza riconduce direttamente alle nuove sfide offerte dai carburanti E10 che lavorano a temperature di esercizio più alte. Da qui un diverso punto di cavitazione che ha trovato impreparato il team britannico. Lavorando sui settagli dei sistemi, in Red Bull sono persuasi di aver superato la difficoltà che non era emersa durante i test perché le F1 non erano state portate al limite inferiore di carburante. Cosa che in gara è avvenuta quando le prestazioni erano elevatissime a causa del doppio inseguimento alle Ferrari di Leclerc e di Sainz.


F1-Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: F1, Oracle Red Bull Racing

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