F1 – Ad una scossa di terremoto di forte intensità seguono una serie di sismi di portata minore che hanno il compito di far assestare le masse rocciose in movimento. Non intendiamo parlare di geofisica, tranquilli. L’esempio ci serve solo come pièce à l’appui per descrivere cosa è accaduto sul finale del mondiale 2021 e cosa ne è scaturito.
Il movimento tellurico principale è l’epilogo del GP di Abu Dhabi di cui abbiamo discusso abbondantemente fino ad avere moti di rigetto; le scosse correlate sono assimilabili all’istruttoria dalla quale sono seguiti dei provvedimenti che la FIA ha inteso prendere e che sono andati dalla rimozione di Michael Masi alla definizione di una nuova squadra di direttori di gara passando per la modifica del testo regolamentare. Per chiudere con la creazione di una vera e propria VAR room che farà da supporto alla direzione gara ed al collegio giudicante nell’esercizio delle loro delicatissime funzioni.
Nell’immediata vigilia della stagione 2022, quella delle grandi aspettative che seguono la rivoluzione tecnica voluta da Liberty Media, è tornato a parlare Stefano Domenicali, il CEO del colosso americano dell’intrattenimento che ha fatto il punto della situazione sui temi più caldi che investono la governance della F1. A partire da quella credibilità che la classe regina del motorsport deve necessariamente recuperare.
“A dire il vero penso che i tifosi non abbiano mai perso fiducia – ha esordito il manager imolese a Sky Sports – La scorsa settimana abbiamo avuto un incontro con tutti i promotori, le emittenti TV e tutti i partner. Ci è stato confermato che in quasi tutti i posti in cui andremo c’è il sold out. Ciò significa che la Formula Uno non ha un problema di sfiducia“.
L’idea che ci sia stata una perdita di credibilità è stata alimentata anche da una ormai famosa comunicazione radio nella quale Lewis Hamilton, immediatamente dopo la beffa, parlò di gara era “manipolata”. Un concetto che Domenicali ha inteso allontanare con forza: “Lo sport fa parte della sfida e possono verificarsi situazioni positive o negative dalle quali nascono polemiche. Non ho avuto in mente nemmeno per un secondo nella mia vita che qualcosa è stato costruito a tavolino. Da sportivo, se pensassi che fosse così, non sarei qui. E posso garantire che dal punto di vista della F1, nulla è stato manipolato“.
Uno dei tempi più caldi di questi ultimi mesi è stato quello che ha investito la posizioni di Michael Masi, il grande accusato per la gestione delle Safety Car nei giri conclusivi del GP di Yas Marina 2021. La FIA ha apportato diverse modifiche per evitare che ulteriori polemiche possano sorgere. E per farlo ha fatto in modo che una nuova Abu Dhabi non possa ripetersi. All’inizio di questa settimana, infatti, ha cambiato un “dettaglio” (che tale non è) del regolamento sportivo chiarendo che tutte le auto debbano sdoppiarsi prima della ripartenza dopo Safety Car (per approfondire leggi qui).
Domenicali, nella sua chiacchierata all’emittente satellitare, ha dribblato sapientemente considerazioni sull’operato di Masi limitandosi a dire che “[…] Siamo tutti esseri umani. Puoi dire di fare bene come pilota, come squadra, come arbitro, ma questo non è rilevante per la credibilità dello sport. La credibilità passa attraverso questo tipo di azione, ossia dal miglioramento si se stessi. Ed è quello che ci aspettiamo che la FIA faccia nella preparazione del prossimo anno. Voglio vedere i fatti per assicurarmi che la Federazione Internazionale, in qualità di legislatore dello sport, possa iniziare questo fine settimana nel miglior modi possibile in termini di supporto al direttore di gara e a tutte le persone coinvolte nella processo decisionale come i commissari“.
Parole che, se ben lette, fanno capire che la proprietà della F1 osserva il modo in cui la FIA, ente che definisce le norme, le applica e giudica le eventuali sanzioni, mette in atto le sue volontà. Fatto che evidentemente racconta che dell’insoddisfazione c’è stata sulla gestione di eventi regressi che non debbono necessariamente ricondurre alla sola Abu Dhabi.
Domenicali ha affermato, in chiusura d’intervento, che la F1 deve ripartire archiviando il passato: “L’obiettivo di fare un passo avanti per superare Abu Dhabi“. Segno tangibile, al di là di certe considerazioni inespresse o semplicemente abbozzate in ossequio ad un equilibrio diplomatico-lessicale tipico della politica (e la gestione d’alto profilo di una categoria piena zeppa di interessi finanziari è politica), che il 12 dicembre del 2021 qualcosa si è infranto. La FIA e Liberty Media hanno provato a rimettere insieme i cocci per offrire una manufatto nuovamente attraente e di valore.
Tutte le parti coinvolte hanno confermato, più nelle azioni che nelle parole, che un mondiale non deve più dipendere da interpretazioni irrituali ed arbitrarie del singolo, bensì dalla sola sfera sportiva calata in una nuova e meglio definita collegialità. La F1 ha finalmente stabilito di porre un freno al proprio smodato interventismo tracciando paletti chiari. Come quelli piantati ieri da Wittich che, mosso da un pragmatismo inedito, ha definito che i track limits che i piloti debbono osservare sono rappresentati, udite udite, dalle linee bianche che delimitano il tracciato.
Un modo di procedere elementare e profondamente logico che risulta essere diametralmente opposto a quello cervellotico di Masi che l’anno scorso, proprio in Bahrain, smentì se stesso modificando, in gara, i “confini” che aveva deliberato nel briefing con i piloti. Una decisione arrivata dopo l’ormai classico scambio di messaggi con i muretti box. Si spera, quindi, che la nuova architettura di cui si è dotata la F1 eviti di farci rimpiombare nella precedente incertezza interpretativa.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, F1TV