giovedì, Novembre 21, 2024

Rinnovo Ferrari/Sainz: ruolo da secondo se le prestazioni non cambiano

F1 – Due gare sono poche per emettere un verdetto. Due gare, di converso, possono servire ad individuare una tendenza. L’inizio del campionato di Carlos Sainz non è negativo, non intendiamo creare un caso che non esiste. Un secondo ed un terzo posto sono un prezioso bottino in senso assoluto. Così come è da leggere positivamente l’essere nella piazza d’onore nella classifica piloti. Uno score che, sommato a quello ottenuto da Leclerc, contribuisce a far giocare alla Ferrari il ruolo della lepre.

Per come si è messo l’articolo potete già immaginare che arriverà il classico “però”. Eccolo servito. Il problema di questo primo scorcio di Campionato del Mondo di F1 dello spagnolo si chiama Charles Leclerc. Chi di noi non è rimasto sorpreso del fatto che, l’anno passato, il monegasco sia arrivato alle spalle dell’ex McLaren? In un’annata senza obiettivi d’alta quota era emersa la regolarità da passista di Sainz. Oggi, quando la Ferrari ha una monoposto in grado di lottare per il vertice, Leclerc sembra l’Eddy Merckx della F1: un cannibale.

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Charles Leclerc (Scuderia Ferrari) – Gp Bahrain 2022

Il volto di Sainz dopo il GP del Bahrain era tutto un programma. A dispetto del secondo posto ottenuto in un finale rocambolesco, la sua espressione era di quelle contrite, evidentemente insoddisfatto di non essere mai stato nella partita per vincere. E il registro delle dichiarazioni post gara non ha fatto che confermare queste indicazioni. Il figlio d’arte ha addirittura asserito che quello di Sakhir è stato il “[…] weekend più difficile della mia esperienza in Ferrari“. In linea di principio non ci aspetteremmo di leggere parole analoghe dopo aver messo in saccoccia 18 punti.

La verità è piuttosto cruda nella sua semplicità: se Charles se l’è giocata ad armi pari con Verstappen per il trionfo sia in Bahrain che in Arabia Saudita, Carlos Jr. non è stato mai lontanamente nel match. Se in qualifica, sia a Sakhir che Jeddah, il gap cronometrico è stato contenuto, è in gara che la forbice tra i due alfieri del Cavallino si è aperta in maniera inesorabile. E stavolta non ci sono di mezzo strategie errate, scelte fantasiose di mescole o problemi assortiti: è il puro driving ad aver fatto la differenza.

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Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) e Checo Perez (Oracle Red Bull Racing) appaiati dopo la sosta ai box del ferrarista

Sainz ne è intimamente consocio tanto che, dopo la battaglia di domenica scorsa, ha evidenziato i progressi compiuti rispetto al debutto stagionale pur riconoscendo che c’è ancora da lavorare per limare – ed annullare – le distanze dal compagno. Carlos, a parer suo, sta soffrendo l’adattamento alle nuove monoposto. Eloquente questo passaggio riferito ai media dopo la gara: “Tre mesi fa guidavo a Jeddah con un livello di confidenza molto alto. Con la macchina dell’anno scorso ero super veloce in qualifica e in gara, sapevo esattamente cosa aspettarmi dalla vettura e cosa essa mi dava“.

E poi il concetto chiave: “Cento giorni dopo torno sulla stessa pista e nelle curve dove l’anno passato ero molto forte mi sembra di faticare un po’ di più. Non sto guidando la macchina nel modo in cui dovrebbe essere guidata. Non sto ricevendo le sensazioni di cui ho bisogno per esaltare la mia guida. In due o tre tipi di curva in cui mi sentivo sicuro e a mio agio oggi sono più in difficoltà“.

Il punto è se Sainz avrà gli strumenti per uscire dalla momentanea impasse. In quest’ultimo fine settimana un passo in avanti rispetto a Sakhir è stato compiuto, ma non un qualcosa che gli abbia dato la possibilità di lottare per il vertice. Lo stesso terzo posto è arrivato per la sfortuna che ha colpito Sergio Perez quando la Safety Car ha demolito il suo piano gara. Altrimenti è verosimile che lo spagnolo sarebbe stato fuori del podio.

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lo spagnolo Carlos Sainz (Scuderia Ferrari) sale a bordo della sua F1-75 durante le qualifiche a Jeddah

Il weekend saudita lascia la speranza che migliorare di gara in gara sia possibile. Un processo che potrebbe durare ancora qualche GP e nel quale, per ammissione del pilota, potrebbero esserci degli errori e delle piccole battute d’arresto. La questione non è così semplice: quanto tempo Sainz impiegherà a capire la F1-75 nella medesima maniera in cui lo ha fatto Leclerc? Mentre l’apprendistato prosegue c’è il rischio concreto che le posizioni in seno al team si sedimentino. E la cosa sarebbe fatale per il madrileno.

Diamo per scontato che Sainz farà benissimo in Spagna, da sempre uno dei suoi territori di caccia preferiti. Ma come la metterà se nelle tre gare che restano tra qui e il Montmelò la forbice si dovesse allargare in maniera preoccupante? Usciamo da comode diplomazie: lo spagnolo rischia di mettersi nelle condizioni di trasformarsi nella spalla del monegasco in una sfida più grande di lui.

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Mattia Binotto e Charles Leclerc festeggiano dopo la doppietta rossa in Bahrain

In questi giorni tiene banco il rinnovo contrattuale con la Ferrari. Una formalità da ratificare solo con la firma sotto ai documenti. Il rischio è che si arrivi al giorno delle scritture con Leclerc che ha preso il largo nella graduatoria. E si sa che non è nelle ambizioni di Carlos auto-decretare lo status di seconda guida.

Ma le prestazioni attuali stanno dicendo piuttosto chiaramente che il ruolo da giocare è proprio quello del partner deputato, se sarà necessario, al sacrificio per una più alta ragion di stato. E la cosa si rende necessaria quando non si vive in un dominio tecnico. Red Bull è vicinissima nelle performance, Max Verstappen è un mastino implacabile. Non ci si può permettere di perdere punti con una eventuale e deleteria lotta interna.

Ecco che Sainz ha ben poco tempo per cambiare passo ed invertire la rotta della sua epopea rossa. Ci sono tanti casi, in Ferrari e non, che narrano di un pilota che s’è messo, con le proprie mani, nelle condizioni di essere naturalmente secondo. Tra l’altro il rischio si fa più concreto laddove Mattia Binotto, forse con un’uscita infelice lanciata nel bel mezzo della pausa invernale, asserì che sarebbe stato Leclerc il cavallo su cui puntare per riportare il mondiale a Maranello. Un’esternazione che fu corretta successivamente ma che resta nella sostanza e che va incontro all’idea più diffusa in F1, ossia che Leclerc sia un pilota generalmente più completo dello spagnolo. E queste due prime gare lo stanno confermando.

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Mattia Binotto, team principal della storica Scuderia Ferrari

Chiaramente non è il caso di intonare il De Profundis per il madrileno. La distanza dalle vetta è ancora colmabile. Ad esser tiranno è il tempo. Lo sa Sainz, lo sanno in Ferrari, lo sappiamo noi che raccontiamo la F1: i ruoli, in ogni team, prima o poi vanno definiti perché nessuna compagine può permettersi lotte interne che avvantaggiano un nemico che morde alle caviglie.

Forse, e chiudiamo con una provocazione, alla Ferrari conviene che le prestazioni di Sainz siano leggermente e costantemente inferiori a quelle del compagno di garage. In questo modo Binotto non dovrà operare scelte impopolari e difficili, gli equilibri negli attuali rapporti umani non si spezzeranno e Leclerc sarà nelle migliori condizioni per sfidare Verstappen senza l’assillo di dover battere anche l’amico-collega. In questa partita di poker, al momento, è proprio Sainz che ha in mano la giocata più debole. Nelle prossime due-tre gare dovrà lavorare al meglio se non vuole lasciare anzitempo il bottino grosso sul tavolo verde.


F1-Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: F1, Scuderia Ferrari

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