F1 – La prima sprint race del mondiale, andata in scena ieri nella splendida cornice dell’autodromo imolese, era molto attesa dal pubblico e dagli addetti ai lavori per i suoi risvolti prettamente sportivi e per valutare la bontà del nuovo format, come una sorta di esame di riparazione dopo le tre gare sperimentali della scorsa stagione che avevano sollevato molte perplessità. Per esprimere un giudizio completo, occorre prendere in esame tutti i correttivi che la federazione e Liberty Media hanno apportato al format “sprint race weekend”.
Dal punto di vista statistico e sportivo appare giusta la scelta di assegnare la pole position nella sessione ad eliminazione del venerdì pomeriggio che di fatto definisce l’ordine di partenza della sprint race. Anche l’innalzamento della posta in palio, in base al nuovo sistema di assegnazione dei punti, ha favorito maggiore azione in pista, mortificata durante le sprint qualyfing della scorsa stagione a causa di una posta in palio talmente bassa da non giustificare manovre azzardate da parte dei piloti.
Tale evidenza ha un significato ancora più rilevante in quanto Imola è un tracciato storicamente avaro di sorpassi, anche nel rinnovato layout in cui è stata eleminata la variante bassa, e presenta una sola zona di attivazione del DRS.
La distanza dei 100 km probabilmente è il parametro da rivedere, in quanto una distanza maggiore potrebbe favorire il degrado gomma e aumentare l’imprevedibilità della gara, in un formato che non prevede pitstop per cambio gomma a meno di imprevisti.
Questa sensazione trova riscontro nelle dichiarazioni di George Russell, al termine della anonima gara sprint conclusa nella medesima posizione di partenza: “Non so come fosse il resto della gara, ma nel gruppo in cui eravamo è stata una processione“.
Il giovane talento inglese ha riconosciuto di non essere stato aiutato dalla necessaria velocità in rettilineo della sua freccia d’argento, fattore molto penalizzante su un tracciato che offre un solo punto dove è possibile sferrare un attacco alla staccata del tamburello.
Russell ha poi rivelato di non essere molto affascinato dal format della sprint race: “In tutta onestà non ne sono un grande fan, probabilmente perché dovrebbe essere una gara più lunga del 50% o almeno lunga da poter vedere le gomme degradarsi, fattore che potrebbe esaltare la capacità del pilota di gestire i pneumatici e fare la differenza“.
Considerazioni figlie della frustranti performance della W13 o lucida analisi di un pilota che ha dominato in Formula 2, serie in cui la sprint race si disputa ogni weekend di gara?
Probabilmente la verità sta nel mezzo anche se Ross Brawn pensa che l’opinione di Russell sia frutto della scarsa competitività della sua monoposto: “Ogni volta che un mio pilota ha avuto una macchina non competitiva, si è lamentato della gara! Quindi penso che l’opinione di George o l’opinione di qualcuno in fondo alla griglia non sia l’opinione più attendibile. Le opinioni che ascoltiamo sono quelle dei piloti davvero competitivi, che si trovano nel midfield o nelle posizioni di testa”.
L’ex team principal di Ferrari e Mercedes ha poi parzialmente rettificato il suo pensiero, aprendo a possibili affinamenti del format che possano migliore l’azione anche nelle retrovie: “La Mercedes non è riuscita a sorpassare le vetture davanti, ma ci sono stati molti sorpassi a centro gruppo e in testa. Ovviamente lo ascolteremo, non lo ignoreremo“.
La sensazione è che si tratti di una dura presa di posizione del Managing Director inglese specie se si considera il ruolo del giovane alfiere della Mercedes che è il direttore della GPDA, quindi nominalmente l’espressione della linea di pensiero dei piloti.
Una seria riflessione sulla distanza di gara della sprint race dovrebbe essere fatta anche in relazione al potenziale ingresso di una o più safety car, come successo ieri dopo l’incidente che ha coinvolto Guanyu Zhou e Pierre Gasly, che ha un impatto troppo elevato sul già esiguo numero di giri.
Il governo della F1 crede fermamente nel format degli sprint race weekend in quanto valorizzano i soporiferi venerdì che i team utilizzano solitamente per effettuare simulazioni e test che non attraggono il grande pubblico e fornisce al sabato una sorta di gara 1 come in tante altre discipline del motorsport a due e quattro ruote.
Dal prossimo anno il format potrebbe essere adottato in sei weekend, come dichiarato dal manager inglese: “Martedì vogliamo discutere di aumentare a sei il numero di gare sprint. Penso che i team possano vedere il successo di questo format con le nuove monoposto”.
In definitiva, la necessità di garantire un intrattenimento più ampio in termini di tempo e alla portata di un pubblico più vasto giustifica l’adozione sempre più pervasiva del format “sprint race weekend”, che con piccoli affinamenti potrà essere recepito in maniera favorevole da tutto il mondo della F1.
F1-Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Mercedes AMG F1