F1 – E’ il pilota del momento. Max Verstappen è riuscito a spezzare l’imperio Mercedes in un 2021 in cui ha condotto una battaglia sportiva punto su punto con Lewis Hamilton. L’epilogo polemico dal quale è scaturita una mezza rivoluzione procedurale e gestionale non sottrae meriti ad un conducente che ha disputato un campionato maiuscolo condito da un statistica particolare: tranne per lo sfortunato Gp d’Ungheria nel quale la sua auto fu pesantemente danneggiata dalla vettura di Lando Norris resa incontrollabile dopo il tamponamento di Valtteri Bottas, è sempre arrivato a nelle prime due posizioni.
Solo questo basterebbe per descrivere la cifra tecnica di un un pilota che appena ha messo piede in un top team, era il 15 maggio 2016, ha vinto un GP approfittando del duello fratricida tra Nico Rosberg e Lewis Hamilton, un uomo che evidentemente è nel destino del talento di Hasselt. Quest’anno Max se la sta vendendo con Charles Leclerc e, nonostante un doppio ritiro causato dai componenti ausiliari della power unit Honda, ha ottenuto due vittorie negli altrettanti arrivi a traguardo. Lo score di un anno fa che si conferma. Anzi, che si consolida.
Inutile dire che alla base della vittoria del campionato c’è un team che ha spinto per il suo pilota mettendolo nelle migliori condizioni operative. Una prima guida designata che è essa stessa alla base dei successi della scuderi di Milton Keynes. Un pacchetto che ha formato un’alchimia unica che, negli anni, ha causato non pochi problemi a chi ha cercato di sfruttare il potenziale delle monoposto di Adrian Newey. Ne sa qualcosa Daniel Ricciardo che, pur non sfigurando nel confronto diretto, preferì prendere altre strade perché aveva compreso che il team aveva operato una scelta che non lo metteva al centro del progetto tecnico.
Ne sanno qualcosa gli altri compagni di squadra che si sono avvicendati e che sono usciti stritolati dal confronto: Daniil Kvjat, un ancora immaturo Pierre Gasly che è risorto una volta ritornato in Alpha Tauri e Alex Albon la cui carriera è in via di ricostruzione dopo un 2020 passato a guardare molto da lontano la RB16 dell’olandese.
Proprio quest’ultimo ha spiegato quanto Max sia determinante per il team e quanta differenza riesca a fare col suo driving. Il thailandese si è lanciato in una sorta di parallelo tra il suo ex caposquadra e Marc Marquez, un altro pilota che in termini di velocità, specie prima dell’infortunio che in parte lo condiziona ancora, poteva dare lezioni accademiche.
Il pilota della Williams ha spiegato a Beyond The Grid che Max e Marc hanno qualcosa di simile: uno stile di guida molto specifico che funziona in relazione al mezzo che hanno. Ma che non si rivela efficace per i colleghi di box che sistematicamente soffrono. Chiaramente è questo il parere di un pilota uscito piegato dal confronto. La scuderia ritiene molto più semplice, comodo ed economico adattare la vettura ad un solo elemento piuttosto che fare una macchina “più neutra” che possa essere ben sfruttata dalla coppia.
Scendendo nel dettaglio del pilotaggio del campione del mondo in carica possiamo osservare come questi prediliga entrare in maniera secca in curva. Da qui la necessità di una monoposto che sappia esprimere un avantreno molto stabile, preciso e “piantato”. L’opposto di ciò che, ad esempio, preferisce Sebastian Vettel che da sempre si esalta quando ha un retrotreno meno ballerino e che sappia assecondare le sue esigenze di estrema pulizia.
Max, secondo Albon, è un pilota a limita in ogni curva proprio per questa sua innata attitudine a “buttare” dentro la macchina. Uno stile che non tutti apprezzano e che avrebbe generato le difficoltà dei vari colleghi che si sono trovati tra le mani macchine che esaltano la tendenza dell’olandese ad essere brusco nei cambi di traiettoria.
La conferma di questo stile peculiare arriva anche da questo inizio 2022. La Red Bull, ad Imola, grazie alla cura dimagrante avviata da Newey, ha ritrovato quella maneggevolezza che a Jeddah e alll’Albert Park è mancata rendendo il driving del conducente di Hasselt più propenso all’errore. Cosa che si è spesso notata nei giri secchi.
In Emilia Romagna Verstappen è tornato a dettar legge anche grazie ad un macchina che è ritornata a sublimare il suo stile. In linea generale, comunque, le nuove regole tecniche che hanno generati auto che si guidano adoperando principi diversi, è come se avessero tolto quel “vantaggio da pacchetto” che si realizzava con le “F1 old-gen“.
Sergio Perez, che l’anno scorso ha faticato tremendamente per tenere il passo del campione del mondo, risulta quest’anno molto più vicino. Le sue prestazioni sono più solide e convincenti. E questo non è un buon segnale per chi come la Ferrari punta al titolo costruttori. Proprio “l’assenza” del messicano è stato uno dei motivi alla base del successo Mercedes che ha potuto contare su un Valtteri Bottas non eccezionale ma pur sempre più concreto.
Verstappen, quindi, è più di uomo squadra. E’ un vero e proprio catalizzatore tecnico che Red Bull sta mettendo in condizioni di rendere al massimo. Da qui un contratto di durata mostruosa da poco siglato che lo pone innegabilmente al centro di una scuderia che si guarderà bene dall’affiancargli un pilota potenzialmente più veloce. Il modello funziona ed è fruttuoso. Né Marko né Horner hanno intenzione di spezzare l’equilibrio vincente.
F1 – Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing