domenica, Dicembre 22, 2024

Ferrari consolida la struttura tecnica

F1 – Il successo di un progetto, in qualsiasi contesto competitivo, è determinato da un insieme di fattori, in cui il talento del singolo ne può accelerare il raggiungimento. Nell’automobilismo la parola “talento” è quasi sempre associata all’abilità dei piloti nel massimizzare il potenziale del proprio mezzo, sfidando le leggi della fisica come equilibristi su un filo sospeso nel vuoto.

La storia della F1 tuttavia è ricca di uomini che hanno espresso il loro talento non al volante ma davanti a un tecnigrafo o semplicemente su un foglio di carta trasferendo le loro geniali intuizioni sulle monoposto più vincenti della storia.

Nel ristretto novero dei progettisti visionari che hanno interrotto l’immaginaria linea evolutiva delle monoposto di Formula 1 portandola in una nuova dimensione, figurano nomi illustri come Mauro Forghieri, Colin Chapman, Gordon Murray, John Barnard, Adrian Newey e Rory Byrne.

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Rory Byrne, Scuderia Ferrari

Sbarcato in Formula Uno senza nessuna competenza universitaria in ingegneria, Byrne arrivò alla Toleman con una laurea in chimica ma dopo poco tempo grazie alla sua genialità riuscì a portare la Benetton, che aveva rilevato la Toleman, sul tetto del mondo con tre titoli iridati nel biennio 1995/1995.

Nel 1997, il settantottenne progettista sudafricano, raggiunse Ross Brawn e Michael Schumacher alla corte del Cavallino Rampante, assumendo il ruolo di chief designer fino alla stagione 2006,  arco temporale in cui le sue magnifiche creature conquistarono di 6 titoli mondiali costruttori e 5 titoli piloti con il pilota tedesco.

Negli anni successivi, le alterne fortune della rossa hanno convinto i vertici di Maranello a richiamare Byrne dal buen ritiro thailandese per risollevare le sorti del comparto aerodinamico della scuderia di Maranello in qualità di consulente.

Dai test di invernali di Barcellona sono sempre più insistenti le voci di una estensione della consulenza tecnica del progettista di Pretoria per le prossime tre stagioni sportive, notizia che se confermata, avrebbe un significato molto importante in relazione all’apporto fornito in questi anni.

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Michael Schumacher in azione con la Benetton

Nello sport, come nella vita, la gratitudine ha quasi sempre una data di scadenza ed è inverosimile ipotizzare che il rinnovo del rapporto consulenziale sia un atto di riconoscenza per il ruolo determinante svolto da Byrne nei successi dell’era Schumacher.

Prende invece sempre più corpo la sensazione che il geniale progettista sudafricano abbia fornito un ottimo supporto al responsabile del reparto di Perfomance Development, Enrico Cardile, nella progettazione della SF21 nonostante il limitato margine di manovra imposto dal regolamento che di fatto costringeva a ereditare i deficit della fallimentare SF1000.

La durata del rinnovo contrattuale, lascia intendere che l’esperienza e lo spessore professionale di Rory Byrne possa essere stato un valore aggiunto di notevole portata nella progettazione della F1-75 che, al momento, rappresenta il miglior progetto tecnico delle nuove monoposto ad effetto suolo nonché il più originale.

La longevità professionale di Byrne è una risorsa di enorme valore per la Ferrari, in quanto si tratta del solo progettista in circolazione che ha realizzato monoposto basate sul concetto dell’effetto suolo negli anni ottanta.

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Charles Leclerc (Scuderia Ferrari)

Nonostante negli oltre quarant’anni trascorsi siano totalmente cambiate le tecnologie a supporto della progettazione e della simulazione di una monoposto di F1, il problema del pompaggio dei bolidi next-gen, ha finalmente rivalutato l’esperienza sul campo rispetto ai freddi algoritmi di simulazione così come il valore del bagaglio di conoscenze di chi ha già realizzato delle monoposto basate sull’effetto suolo e, in tal senso, Rory Byrne può essere considerato l’ultimo dei Mohicani.

La prima monoposto progettata dal sudafricano per la F1 è stata la TG 181 del 1982, guarda caso ultima stagione delle monoposto ad effetto suolo prima che le wing car venissero bandite nella stagione successiva.

Ad onor del vero la TG 181 era abbastanza goffa tanto da meritarsi l’appellativo di “flying pig” che, anche a causa di un esordiente motore Hart assai poco affidabile, non fece gran mostra di sé.

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La sfortunata Toleman TG 181 ad effetto suolo

La paternità tecnica delle monoposto next-gen afferisce a Ross Brawn e all’ex tecnico della Benetton Pat Symonds, che insieme a Byrne hanno formato sodalizi vincenti in Benetton e Ferrari. E’ verosimile che durante la fase di prototipazione delle monoposto 2022, sia stato consultato anche Byrne in virtù della sua conoscenza dei concetti alla base dell’effetto suolo applicati a monoposto che sfrecciano a oltre 300 Km/h.

In definitiva, il rapporto consulenziale tra Ferrari e Rory Byrne è fortemente strategico sia in termini tecnici, grazie all’indiscutibile spessore del progettista, che politico in ragione di una profonda conoscenza umana dei vertici della cabina di regia del progetto F1.


F1-Autore: Roberto Cecere@robertofunoat

Foto: F1, Scuderia Ferrari

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