Il presente della F1 è animato dalla genesi di una nuova generazione di monoposto che sta mettendo in discussione, almeno parzialmente, un’egemonia tecnologica nel comparto delle power unit, a chiare tinte argento, iniziata nel lontano 2014.
Le prime stagioni dell’era turbo-ibrida, sono state segnate dall’imbarazzante vantaggio tecnologico della power unit della stella a tre punte, architettura su cui Mercedes stava lavorando già da diversi anni come ebbe modo di dichiarare in un intervista rilasciata al quotidiano “La Repubblica”, Luca Cordero di Montezemolo nel Febbraio del 2017:
“Ragionando sui fatti e guardando attentamente il passato, posso dire che passare alla motorizzazione ibrida è stato un grave errore da parte nostra. Niki (Lauda) ha da poco dichiarato che Mercedes lavorava sulle power unit dal lontano 2007, quindi la situazione di oggi poteva essere tranquillamente prevista anche allora. Come rovescio della medaglia posso dire però che ci sembrò una scelta giusta stare dalla parte dell’innovazione. Non volevo una Ferrari impaurita”.
In questi giorni stiamo assistendo a un Déjà vu in merito al potenziale ingresso di Porsche e Audi nella massima categoria di vetture monoposto a ruote scoperte nel 2026.
Lo scenario è molto complesso in quanto i padroni del vapore, Liberty Media e FIA, nel tentativo di aggiungere due marchi storici allo schieramento di partenza della stagione 2026, stanno operando per venire incontro alle richieste del colosso di Ingolstadt, capogruppo dei marchi Audi e Porsche, attraverso un regolamento tecnico aderente al know-how acquisito dal gruppo Volkswagen nella massima categoria di prototipi del WEC.
Lo stop del programma Audi per la progettazione e costruzione del prototipo LMDh che doveva segnare il ritorno a Le Mans, è il segnale tangibile di una nuova visione dell’impegno del marchio dei quattro anelli nel motorsport, senza dimenticare il disimpegno in forma ufficiale dal campionato di Formula E al termine della scorsa stagione.
L’arrivo di Porsche e Audi, marchi di elevato prestigio, era stato favorevolmente accolto dai team presenti nel circus, tuttavia la definizione del regolamento tecnico che disciplinerà le power unit dalla stagione 2026 è oggetto di una battaglia silenziosa.
Da un lato, la proprietà della F1 è disposta a cedere ai constraints dettati dal gruppo Volkswagen come conditio sine qua non per l’ingresso dei suoi prestigiosi marchi, a cui si oppongono alcuni costruttori preoccupati dall’eccessiva apertura verso i vincoli tecnologici dettati dal colosso tedesco.
Le preoccupazioni dei rivali sono molteplici e non solo di carattere tecnico. Nelle ultime ore l’amministratore delegato di Alpine, Laurent Rossi, è stato categorico in merito all’ingresso di Porsche e Audi:
“Penso che sia bello e buono per lo sport. Ma dobbiamo davvero prestare attenzione a un paio di aspetti, in realtà. Abbiamo bisogno di controllare e assicurarci che 2 squadre separate siano davvero separate. Dobbiamo assicurarci che se entrano in F1 come squadre, siano squadre di lavoro Porsche e Audi. Se Audi va con Red Bull, sarà davvero Audi o potrà disporre di quello che Honda ha fatto per il team di Milton Keynes? Avranno un trattamento specifico o no? Quindi, fondamentalmente, lo sport sarà migliore o peggiore?“.
Il manager transalpino ha poi aggiunto:
“Per favorire l’entrata di nuove Case, queste potrebbero avere il coltello dalla parte del manico. Credo sia la stessa preoccupazione per la maggior parte dei team già presenti. Ma soprattutto per noi come team di lavoro, perché abbiamo investito letteralmente miliardi negli ultimi 20-40 anni, per le power unit Renault. Non è il caso che qualcuno arrivi e faccia la parte del leone solo perché si trova il tappeto rosso steso davanti a sé. Perché questo potrebbe sconvolgere il nostro modello di business, mettendo a rischio molti posti di lavoro“.
Uno dei timori è che la sinergia tra la struttura Red Bull Powertrains e Porsche-Audi possa basarsi sulla proprietà intellettuale dell’attuale propulsore Honda, fornendo al colosso di Ingolstadt una base di partenza che annullerebbe in un sol colpo il gap di know-how faticosamente raggiunto dai costruttori attualmente impegnati a suon di investimenti.
Al danno si potrebbe assistere anche alla beffa in termini finanziari. Red Bull infatti, sta facendo pressione sulla FIA in modo che le venga riconosciuto lo status di nuovo costruttore, attraverso la struttura Powertrains che gestisce i propulsori ex Honda, cosa poco gradita, per usare un eufemismo, alle altre case produttrici già presenti in F1.
L’attuale format prevede che per i nuovi motoristi sia concesso un surplus di 10 milioni di dollari per i primi due anni e di 5 milioni per il terzo, oltre ad un’indennità di 15 milioni di dollari in contro capitale (Capex).
Ulteriori risorse che in tempo di budget cap sarebbero ossigeno puro per Red Bull e che potrebbero essere utilizzati anche l’ambito della probabile partnership con Porsche.
Intanto, la schiera dei potenziali clienti delle future power unit Audi/Porsche sembra allargarsi stando a quanto dichiarato da Andreas Seidl, team principal della McLaren, al quotidiano svizzero Blick: “Audi e Sauber sarebbero un’ottima scelta per il futuro. Gli svizzeri hanno una grande infrastruttura con la galleria del vento e sarebbero pronti per una sfida del genere.”
Affermazione alquanto strana dato che la McLaren sembra essere una delle due scuderie, insieme a Red Bull, designate a ricevere i maggiori investimenti da parte del gruppo Volkswagen in caso di ingresso in Formula 1 ma che ha alcuni elementi di fondatezza.
La galleria del vento di Hinwil, di proprietà Sauber, è stata utilizzata per il prototipo Audi LMP1 durante l’esperienza di successo dell’azienda tedesca nelle gare di durata.
Un anello di congiunzione tra le due squadre è Jan Monchaux, ex capo del settore automobilistico e dell’aerodinamica Audi Sport, e oggi direttore tecnico della Sauber.
Inoltre un’acquisizione della Sauber sarebbe sicuramente più allettante finanziariamente rispetto alla McLaren, fornendo al colosso tedesco la possibilità di operare in un contesto con maggiore potere decisionale.
Un’altra scuderia che potrebbe essere interessato all’ingresso di Audi e Porsche è la Williams.
Da tempo esiste una importante relazione tra il gruppo Volkswagen e il top management della Williams, il cui CEO, Jost Capito, è stato responsabile della partnership di successo tra Volkswagen e Red Bull nel 2013-2016 al WRC.
Un’incredibile girandola di interessi, preoccupazioni e ambizioni che non trovano tuttora conferma attraverso una decisione vincolante da parte del colosso tedesco di Ingolstadt, nonostante abbia ricevuto tutte le rassicurazioni in merito alla piattaforma tecnologica dei propulsori del futuro. Il tempo per sciogliere ogni riserva sta per scadere…
F1-Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1