F1. Alla vigilia del duello rusticano tra Max Verstappen e Lewis Hamilton nell’ultimo round della scorsa stagione ad Abu Dhabi, Fernando Alonso al riguardo dichiarò “Sarà sempre più difficile per Max. Ho sempre l’impressione che quando una rivalità per il titolo diventa intensa, L’ambiente si faccia ancor di più britannico. Le squadre lo sono e la maggior parte dei giornalisti. Le troupe televisive vengono da lì“.
Al netto dell’atavica rivalità tra Lewis e Fernando, è innegabile che il “sistema F1” abbia da sempre un DNA prettamente inglese, orgogliosamente rivendicato attraverso un senso di appartenenza e paternità molto comune anche in altre discipline di cui gli anglosassoni si sentono i padri fondatori. In tale contesto la sola Ferrari è riuscita a far vacillare questo sistema di valori, grazie al genio e la passione del suo fondatore che tuttora rappresentano i cardini della gestione sportiva della storica scuderia italiana.
L’eccezione è bella finchè dura poco, così come le dichiarazioni al miele dei rivali che desideravano una Ferrari al vertice nei momenti più bui dell’ultimo biennio consapevoli che la rossa non poteva rappresentare un reale pericolo per la loro egemonia. Egemonia anglosassone che dura da quindici interminabili anni, perché affermare che Red Bull sia un team austriaco e che la Mercedes sia un team tedesco è falso quanto credere che l’Alfa Romeo sia italiana solo per gli adesivi esposti sul cofano motore.
Ora che la storica scuderia italiana sia tornata ad esprimere una superiorità tecnica paragonabile solo all’età dell’oro di inizio millennio, il desiderio di ritorno alla competitività, da parte dei competitor, si sta trasformando in inquietudine e inevitabilmente in sospetto. L’accordo segreto FIA-Ferrari è abbastanza recente per ricordare che si trattava dell’ultimo atto di una lunga serie di sospetti, apertamente ammessi da Mercedes e Red Bull, sulla competitività della power unit della rossa di cui non fu mai confermata la presunta irregolarità.
Agli uomini del cavallino sono bastati i primi tre gare del mondiale per iniziare a percepire il rumore del nemico, per dirla alla Josè Mourinho, sotto forma di sospetti più o meno velati. La prima illazione riguardava la possibilità che i tecnici del cavallino avessero potuto lavorare sulla monoposto del 2022 in anticipo rispetto ai rivali, in risposta alla quale il team principal Mattia Binotto ha dovuto seccamente smentire dichiarando di aver rispettato le milestone di sviluppo delle nuove monoposto secondo il calendario imposto dalla FIA.
Secondo informazioni raccolte da FormulaUnoAnalisiTecnica, il salto prestazionale della power unit Ferrari è dovuto una migliore comprensione dei nuovi biocarburanti con 90% di combustibile fossile e 10% di etanolo, ipotesi plausibile se non fosse collegata subdolamente all’accordo FIA-Ferrari che recitava testualmente:
“La FIA comunica che, dopo approfondite indagini tecniche, ha concluso la sua analisi del funzionamento della power unit di F1 della Scuderia Ferrari e ha raggiunto un accordo con il team. Le specifiche dell’accordo rimarranno tra le parti. La FIA e la squadra modenese hanno concordato una serie di impegni tecnici che miglioreranno il monitoraggio di tutte le power unit della massima categoria per le prossime stagioni di campionato, oltre ad aiutare la FIA in altri compiti normativi in Formula 1 e nelle sue attività di ricerca sulle emissioni di carbonio e combustibili sostenibili“.
Il controverso comunicato, che di fatto azzerava il vantaggio tecnologico della componente turbo-ibrida di riferimento nel 2019, offriva alla scuderia di Maranello un long-term benefit grazie alle attività di ricerca sui combustibili sostenibili ? Ultima in ordine cronologico, l’affermazione di resa da parte di Christian Horner a valle del gran premio di Australia in cui ha dichiarato senza veli che la Ferrari corre in un campionato sè stante.
Affermazione che appare tanto prematura, quanto subdola, trattandosi della terza gara del mondiale più lungo della storia per numero di round, ventitrè, e in quanto fornita dal team principal della scuderia più vicina in termini prestazionali alla F1-75. Nemmeno l’imbarazzante superiorità Mercedes del 2014 aveva suscitato dichiarazioni di impotenza cosi anticipate da parte dei rivali, quindi cosa spinge l’ingegnere di pista di pista di George Russell in un team radio ad affermare sconsolatamente che la Ferrari è di un altro pianeta? Solo frustrazione o un grido disperato di aiuto?
E’ bene ricordare che il nuovo regolamento tecnico delle monoposto 2022, fortemente voluto da Liberty Media, ha degli obiettivi precisi e tra questi la possibilità di livellare le prestazioni dei team con l’ausilio dello strumento economico del budget cap, evitando categoricamente derive monarchiche in favore di uno show che potesse dare a tutti i team la possibilità di poter lottare per la vittoria.
L’obiettivo, sportivamente lodevole, è stato miseramente fallito. Enfatizzarne l’insuccesso potrebbe risultare un’arma strategica in dote ai rivali della Ferrari, utile per scuotere la proprietà a stelle e strisce e tentare di modificare uno status quo difficilmente colmabile nell’attuale selva di pali regolamentari e limiti economici.
F1-Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: Oracle Red Bull Racing
Bellissimo Articolo, complimenti ???? e Sempreb Forza Ferrari