venerdì, Novembre 15, 2024

Le sorti della Haas dipendono dal recupero di Mick Schumacher

F1 – Un campionato di Formula 2 vinto quasi da outsider. Pochi, ad inizio stagione, lo ritenevano il favorito per l’impresa. La consapevolezza di potercela fare che cresce nel corso dell’anno e che si fonda su una regolarità da orologio di alta precisione favorita da colleghi troppo spesso inefficaci a tenere il passo in una lunga corsa a tappe. Il 2020 di Mick Schumacher si è chiuso in gloria e il salto nella massima serie ne è stata la naturale conseguenza.

Il ragazzo ha dimostrato che il blasone ti conduce per mano fino ad un certo punto. Ti agevola nell’ingresso a certi ambienti – negarlo sarebbe operazione assai ipocrita – ma di certo non può bastare se il cronometro e la pista, giudici implacabili, ti bocciano. Il frutto dell’Academy Ferrari si è così, mattone dopo mattone, conquistato la possibilità di esordire in F1 in un team saldamente legato a Maranello che, nel momento del suo approdo, non viveva una situazione tecnica invidiabile.

La Haas VF-21 era l’antitesi del concetto di macchina ben riuscita. Una monoposto che presentava solo adattamenti al regolamento 2021 e che era sostanzialmente la sorella minore del modello precedente che pure non aveva brillato per velocità intrinseca a prestazioni. Una scelta mirata quella della compagine americana che voleva usare il campionato scorso come un massiccio allenamento in vista dello stravolgimento normativo del 2022.

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F1 – Mick Schumacher cerca la concentrazione a bordo della sua Haas

In quel contesto, naturalmente, il talento non poteva esplodere. Né esprimersi a livelli accettabili e tali da poter essere valutato. Schumacher junior il suo dovere l’aveva fatto: battere il compagno di squadra. Ossia il riferimento numero uno che ogni pilota ha nel mirino. Ma Nikita Mazepin era un conducente acerbo tanto quanto Mick. E probabilmente anche meno veloce del tedesco.

Le note vicende pre-stagionali hanno costretto la scuderia di Gene Haas a dare il benservito al suo sponsor principale, Uralkali, ed al driver che tramite esso poteva correre in F1. In quel momento Gunther Steiner ha deciso di non guardare il portafogli, puntando su un pilota pagante, ma di mettere al centro del programma le necessità sportive della squadra che dirige. Ecco l’ingaggio di Kevin Magnussen. Una vecchia conoscenza per la Haas che sta portando punti e risultati. E che sta generando qualche problema al giovane rampollo della famiglia Schumacher.

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Mick Schumacher subito dopo il terribile impatto contro le barriere, Gp Arabia Saudita 2022

Il danese, considerando l’anno in cui è stato lontano dalla massima categoria e tenendo presente che ha potuto disputare solo poche sessioni di test invernali, ha iniziato col botto: quinto in Bahrain, nono a Jeddah davanti ad un certo Lewis Hamilton. Nel frattempo il compagno si smarriva a Sakhir (in parte per colpe non sue considerando la toccata al via con Ocon) e, nelle qualifiche saudite, rischiava grosso con un incidente di quelli che ricorderà probabilmente per sempre.

Dall’impatto con le barriere il giovane tedesco è uscito illeso, ma il danno è stato così grave che in Haas hanno deciso piuttosto in fretta che non valeva la pena riparare l’auto. Ciò per evitare che insorgessero problemi durante la gara che potessero condizionare il regolare svolgimento, a causa di qualche penalità, del GP di Melbourne.

Mick, nella stagione 2021, si è reso protagonista di alcuni botti che gli sono costati il ritiro o il termine anticipato delle sessioni. Vengono alla mente Monaco, Francia, Ungheria e Arabia Saudita. Situazioni per le quali c’è l’attenuante rappresentata da un’auto non all’altezza offerta ad un pilota all’asciutto di esperienza. Ora, a distanza di un anno, è necessario che il professionista non incorra in problematiche analoghe perché ha un mezzo valido sul quale poter contare e sul quale costruire la sua carriera futura che, va detto, nel breve sarà lontana dalla Ferrari che ha puntato su Leclerc e sull’imminente rinnovo di Carlos Sainz.

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Mick Schumacher (Haas) contro le barriere durante il Gran Premio dell’Arabia Saudita edizione 2021

Se l’anno scorso, il parole semplice, un ritiro non costava punti in classifica, quest’anno lo fa. La Hass ha dimostrato di poter entrare piuttosto agevolmente nella top ten approfittando delle difficoltà dei motorizzati Mercedes (ben otto vetture in griglia, nda) e di un’Alpine che lotta con l’affidabilità della power unit Renault. Si pensi che Fernando Alonso, in Australia, monterà il terzo ICE. Dal prossimo andrà in penalità. Non un campanello d’allarme, un’intera orchestra che lo esegue.

Si stima che l’incidente di Jeddah costerà alla Haas più di un milione di dollari. Un bella mazzata che potrebbe avere un duplice ed ulteriormente negativo effetto: assottigliare la quota capitale riservata agli update e consentire il ritorno in classifica di compagini ora attardate sulle quali bisogna aprire un gap in punti tale da tenerle dietro fino a fine anno. Il che vorrebbe dire, in virtù del Patto della Concordia, contare su maggiori introiti nel 2023. Cosa alla quale una scuderia che ha perso il main sponsor non può essere insensibile.

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Kevin Magnussen a bordo della Haas VF22

Chiaramente non possiamo ritenere, dopo due sole gare, che Schumacher sia l’eventuale metro e misura delle difficoltà finanziarie della Haas. Sarebbe un ragionamento forzato, stupido e senza riscontri nei fatti. Mick ha finalmente una vettura di buon livello con la quale può – e deve – iniziare ad imprimere il segno sulla F1.

La VF-22 gli darà di certo tante occasioni di riscatto perché, su due tracciati tra loro molto diversi, si è ben comportata. Segno tangibile che la creatura di Simone Resta è particolarmente avvezza ad adattarsi. Schumacher deve iniziare a capitalizzare dopo un avvio nel quale si è creato da sé le condizioni per a attirarsi la sfortuna che sembra attanagliarlo. Probabilmente, alla lunga, sarà un bene confrontarsi con un pilota più solido di Mazepin. La carriera di Mick è già ad un bivio: battere Magnussen per ambire, negli anni a venire, a sedili più ambiziosi.


F1-Autore: Diego Catalano @diegocat1977

Foto: F1, Haas

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