F1 – Confrontare piloti che hanno corso in ere diverse: uno degli sport più in voga tra gli appassionati. Una delle discipline meno scientifiche di sempre. Troppe le variabili che entrano in campo e che non aiutano a definire un metodo analitico su cui potersi basare per una valutazione veramente coerente. E poi c’è il filtro della passione ad intervenire. Quelle pulsioni che tendono ad instaurare un legame invisibile tra un soggetto e il suo punto di riferimento sportivo.
Ecco che fare un’analisi che fornisca risultati oggettivi è un’operazione assai complessa che deve essere circoscritta da confini ben visibili che ci riportano ad un altro concetto. Quello ludico. Sì, cercare di paragonare Verstappen con Clark, Hamilton con Senna, Vettel con Prost, giusto per fare qualche nome, è e deve essere considerato un giochino che ci aiuta a trascorrere i giorni senza motori. Come, appunto, quelli che ci separano dal GP dell’Arabia Saudita al Gp d’Australia che si correrà tra sette giorni.
Poi c’è chi certi giudizi li dà avendo più esperienza. Conoscendo da dentro cosa sia il driving professionistico. Magari avendo anche contezza delle virtù di un pilota avendolo direttamente sfidato o avendoci lavorato a braccetto. Allora, in questo caso, e tenendo conto dei suddetti distinguo, l’analisi può essere leggermente più credibile. Non rigorosa, ma meno sfuggente.
Gerhard Berger ha individuato una sorta di rettangolo magico a cui vertici ci sono Alain Prost, Ayrton Senna, Lewis Hamilton e Max Verstappen. L’ex Ferrari si affida all’artiglieria pesante con un un totale di 15 titoli mondiali sul tavolo. Quattro piloti per tirare le somme e dire, nella sua visione, chi è che ha segnato maggiormente la categoria. Da premettere che l’austriaco conosce molto da vicino i primi due. Del francese prese il posto in McLaren nel 1990 sfidandolo in pista per buonissima parte della sua carriera; del brasiliano fu compagno di squadra per due anni, prima di passare, nel 1993, alla corte di Maranello.
Ne esce un quadro singolare che proviamo a sintetizzare. Innanzitutto il campione del mondo in carica, per aggressività ed approccio alle gare, gli ricorda maggiormente “Magic” Senna. Ma il paragone termina qua visto che immediatamente esclude l’olandese dall’analisi. Evidentemente il suo pedigree non viene ancora considerato così “pesante” da potersi accomodare accanto a chi detiene un numero di mondiali più rilevante. Restano nel pentolone gli altri tre. Lewis Hamilton ne esce come una sorta di ibrido tra Senna e Prost, due piloti le cui metodologie di lavoro ha potuto scrutare molto da vicino nella sua esperienza in F1.
Sorprende la valutazione dell’austriaco che vede l’approccio alle corse del “44” più vicino a quello del transalpino. Hamilton viene considerato un metodico. Chissà che non sia stato Niki Lauda, vero mentore per Lewis, ad aver contribuito a sviluppare questa prerogativa che in Prost era spiccata tanto da essere considerato l’erede di Lauda stesso. Una sorta di cerchio che si chiude insomma.
Ma, in termini di velocità, Berger come colloca i tre? Su questo fronte esclude Prost e si concentra su Hamilton e su Senna, l’idolo indiscusso del sette volte iridato. “Dopo 45 anni in cui sono stato in giro, ritengo che Hamilton e Senna siano i due migliori piloti che abbia mai visto – ha riferito a Motorsport –Ma metto ancora Ayrton al primo posto perché il suo fascino e la sua personalità sono su un altro livello. Sotto l’aspetto sportivo, Hamilton è bravo quanto Senna“.
Ecco che, ritornando all’incipit di questo scritto, i gusti personali rientrano in azione alterando una valutazione che non può essere incatenata nei crismi dell’oggettività. Le passioni soggettive, ad un certo punto, ritornano a prendere il sopravvento. Chiudendo, Berger spiega in cosa Hamilton gli fa pensare ad un mix bilanciato tra due piloti che a cavallo tra gli Anni Ottanta e Novanta se le sono suonate di santa ragione.
“Ritengo che Lewis sia molto intelligente nel modo in cui, a volte, si arrende non per evitare di schiantarsi, ma per riproporre il duello in un altro modo. Con tutta l’esperienza che ha acquisito è oggi molto composto. Nel 2021 ha sfruttato le sue opportunità. Tranne a Silverstone, tutto il resto è stato perfetto“.
Giudizi interessanti e ben argomentati che non fugheranno mai il dubbio su chi è il più grande di sempre. Perché non esiste legge, norma, procedura o metodologia valida per individuare il dominatore di tutte le ere della F1.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1, McLaren, Oracle Red Bull Racing