F1 – E se l’idea che la Sprint Race fosse invisa alla stragrande maggioranza dei tifosi dipendesse da un’errata percezioni figlia di gusti personali e abitudini sedimentate? È un dibattito che non porta a soluzioni. Le fazioni sono distanti tra loro ed un punto di sintesi si fatica a trovare. La gara breve o piace da impazzire o si disprezza con forza. Si tende a pensare che il gruppo degli oppositori sia più corposo rispetto ai favorevoli. Ma le cose stanno davvero così? I numeri confermano le indicazioni che sembrano emergere dai social network?
Stando alle cifre sciorinate dalla F1 la gara del sabato non è stata un successo. Ma un successone. Si parla di un aumento “significativo” degli spettatori per il Gran Premio dell’Emilia Romagna. Sono stati analizzati i numeri provenienti da otto nazioni differenti e il trend è comune a tutte: l’incremento degli spettatori collegati è notevole.
Osservando cosa è accaduto in Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Spagna, Svezia e Regno Unito si è registrato un aumento del 43% dell’audience media per la gara sprint rispetto all’anno scorso. Si è inoltre rilevato un incremento del 14% dello share per le il turno del venerdì che ora assegna la pole position come logico che sia.
Venendo al dato di casa nostra, i fatti parlano di crescita significativa visto che per il GP italiano si è registrato un incremento dell’audience del 18% considerando i quasi due milioni di telespettatori collegati durante l’ora di attività. Un dato che, non solo nel nostro Paese, potrebbe chiaramente essere influenzato da una Ferrari ritornata a giocarsi la posta in palio.
Il fatto che il venerdì del format Sprint sia ora un turno che decreta elementi ufficiali (il poleman) ha permesso di catalizzare più appassionati. La seconda sessione del primo giorni di attività ha registrato un’impennata del 35% rispetto alla media dell’anno passato. Le cifre offerte del Gran Premio di Imola si aggiungono ad un inizio già positivo per la nuova era per la F1 con l’audience media di sabato e domenica che si attesta a 18,7 milioni, con un aumento del 17% rispetto al 2021.
Tutto bene quindi? Non proprio. L’altro ieri vi abbiamo dato conto della possibilità che le Sprint Race, dal 2023, passassero dalle attuali tre (Imola, Austria, Brasile) a sei (leggi qui). Decisivo in questo cammino il cambio di direzione della Ferrari e degli altri team riluttanti. Ossia Red Bull e Mercedes. Una improvvisa convergenza, figlia della concessione da parte di Liberty Media di lauti bonus economici per ogni evento, avevano fatto pensare che l’ufficialità, dopo la riunione della F1 Commission, fosse una mera formalità. Così non è stato.
Vi abbiamo raccontato che i soggetti partecipanti alla creazione della maggioranza sono 30. Oltre alle dieci scuderie vi sono 20 membri appartenenti alla FOM (in quota Liberty Media) e alla FIA. Sono proprio questi ultimi che stanno facendo saltare il banco. Ad ora la maggioranza necessaria di 25 voti totali non è stata raggiunta. L’ente guidato da Ben Sulayem si è messo di traverso. Non si tratta di una chiusura sine die, ma probabilmente di una manovra necessaria per far pesare la propria posizione per ottenere qualche ulteriore benefici.
I numeri sciorinati in apertura non hanno lasciato indifferenti l’ente di Place de la Concorde che per conto di Liberty Media scrive le regole, le mette in esecuzione e ne valuta l’applicazione. Un ruolo di cruciale importanza quello della FIA che vuole una portata più cospicua nel pingue banchetto che la F1 rappresenta. L’istituzione parigina, in un linguaggio tecnico ed apparentemente algido, ha dato un colpo alla botte ed uno al cerchio. Da un lato si dice pronta a sostenere la presenza di un numero maggiore di gare sprint, ma dall’altro riferisce che è necessario considerare l’impatto della proposta di raddoppiare gli eventi sul personale operante in pista e su tutto ciò che è necessario per far funzionare le manifestazioni.
La Federazione Internazionale non chiude del tutto la porta perché riferisce che fornirà il suo parere alla F1 Commission. Segno che ieri la bolla di sapone è esplosa abbastanza presto. Un contrasto in cui, udite udite, ballano i soldi: che novità! Mohammed Ben Sulayem, un uomo che appena ha preso le redini dell’ente dalla mani di Jean Todt ha mostrato risolutezza e polso, punta ad ottenere maggiori contributi.
Inutile dire che la Liberty Media è rimasta piuttosto spiazzata dalla mossa del presidente emiratino. La F1 pensava che fossero lo scuderie i soggetti più difficili da convincere. Probabilmente l’aver esaudito le loro richieste ha autorizzato la FIA ad alzare l’asticella delle richieste. Lo stallo può essere ancora superato, ma servirà aumentare la fetta spettante alla Federazione che, chiaramente, non potrà essere sottratta alle squadre. Cosa che rischierebbe di tornare alla situazione che ha fatto saltare le sei gare nel 2022.
Un bel rompicapo da comporre per il quale le diplomazie delle realtà coinvolte sono all’opera. La Sprint Race, che a quanto pare piace agli utenti della TV, ai team, alla stessa FIA per non dire di Liberty Media, rischia di impantanarsi per interessi economici non pienamente soddisfatti. Lunghe contrattazioni si aprono all’orizzonte nella speranza che si definisca preso lo scenario in chiave 2023 quando c’è la possibilità di avere ben 25 gran premi con il ritorno della Cina e l’ingresso del terzo appuntamento statunitense, in quel di Las Vegas.
F1 – Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari