F1 – L’opaco inizio di stagione di Carlos Sainz, culminato con i dolorosi ritiri nelle primissime fasi di gara dei gran premi di Melbourne e Imola, può essere certamente riscattato nei prossimi appuntamenti di questa interminabile stagione agonistica, tuttavia lo pone nella scomoda posizione di osservato speciale da parte del team, dei media e dei fan.
Se lo sport è una metafora di vita, allora la carriera del pilota spagnolo ben si addice ad una vita da mediano i cui valori fondamentali sono la perseveranza, lo spirito di sacrificio, la sofferenza e il risultato.
La chiamata del team di Maranello ha rappresentato una sorta di consacrazione del lavoro svolto in carriera il più delle volte mirato al raggiungimento degli obiettivi dei team in cui ha militato piuttosto che a quelli individuali, in modo mai appariscente ma molto consistente e proficuo, come ampiamente dimostrato anche nella sua prima stagione in rosso.
Nella visione cooperativa di intendere le corse, Carlos Sainz ha costruito negli anni la propria comfort zone rappresentando una risorsa preziosa per i team che sgomitano nel pacchetto di mischia, obbligati a massimizzare il risultato di ogni weekend attraverso la costanza di rendimento e la minimizzazione dei rischi.
Non è un caso che il pilota madrileño fosse detentore della più lunga striscia di arrivi a traguardo fino al ritiro di Melbourne rispetto a tutti i piloti in griglia, con ben 31 passaggi sotto la bandiera a scacchi iniziata nel gran premio dell’Eifel edizione 2020, settima striscia più lunga di tutti i tempi.
Scorrendo questa speciale graduatoria al terzo posto troviamo Sergio Perez e probabilmente anche questo non è un caso…
La ritrovata competitività della storica scuderia di Maranello ha imposto un cambio di passo al figlio del due volte campione del mondo rally, che lo ha obbligato a uscire dalla sua comfort zone per indossare i panni di chi deve necessariamente avere il guizzo vincente nei momenti topici per poter ottenere almeno pari trattamento nelle gerarchie interne del team Ferrari.
E’ interessante notare l’opposta attitudine del suo team mate, il velocissimo monegasco che appena fiuta l’odore del sangue azzanna subito la preda.
Leclerc nei primi quattro round della stagione ha evidenziato l’incapacità di uscire dalla sua comfort zone che si basa sulla spasmodica necessità di andare oltre il minimo sindacale, che grazie alla competitività della F1-75 sarebbe già tanta roba.
Tale incapacità trova riscontro nella necessità di firmare un giro veloce all’ultima tornata del gran premio d’Australia, nonostante già lo detenesse, piuttosto che la brama di artigliare il secondo posto in quel di Imola che gli è poi costata un testacoda alla variante alta e un terzo posto assicurato.
Per quanto concerne Carlos oltre a fattori emotivi, che possono rappresentare l’origine degli infelici weekend in Australia e ad Imola, è necessario esaminare anche l’adattamento al nuovo contesto tecnologico rappresentato dalle nuove wing car e dagli pneumatici da 18 pollici.
Nei gran premi del Bahrein e di Jeddah, conclusi rispettivamente al secondo e terzo posto, il distacco da Leclerc sarebbe stato molto grande se le gare non fossero state neutralizzate dagli ingressi dalla safety car e tale scarto potrebbe essere dovuto a un nuovo modo di guidare dettato dalle monoposto a effetto suolo e dai nuovi pneumatici come efficacemente dichiarato da Mario Isola alla vigilia della stagione 2022:
“L’anno scorso, con le vecchie auto, seguire da vicino la vettura davanti a te voleva dire perdere fino al 40% di carico aerodinamico. Capite bene che senza il 40% di carico vuol dire scivolare, non poter spingere e far andare in alto le temperature della superficie dello pneumatico e quindi perdere grip”.
In sostanza le precedenti generazioni di monoposto unitamente ai battistrada da 13 pollici, imponevano, giocoforza, una gestione del pneumatico volto a minimizzare il degrado e Sainz ne era uno dei migliori interpreti, qualità sinceramente riconosciuta da Charles Leclerc alla vigilia del mondiale 2022:
“Penso che forse uno dei punti di forza di Carlos sia la gestione della gara e delle gomme, e questa è stata probabilmente la mia debolezza nel 2019“.
L’affermazione di Charles conferma implicitamente che i nuovi battistrada da 18 pollici necessitano di meno dolcezza alla guida e garantiscono un performance uniforme che esalta i piloti che interpretano la gara con lunghi stint a ritmo di qualifica, comportamento assai simile ai pneumatici Bridgestone/Michelin nel periodo 2001-2006.
La sensazione è che sia più facile, per un pilota dotato di innata velocità pura, comprendere e gestire il comportamento dei pneumatici piuttosto che trasformare un driver molto abile nel tyre management in un martellatore seriale di giri veloci. I prossimi round del mondiale di F1 2022 saranno rivelatori e faranno capire se Carlos Sainz può ambire a qualsiasi traguardo piuttosto che continuare a vivere una vita da mediano.
F1-Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Pirelli Motorsport, Ferrari F1