F1. Nel dizionario di filosofia, la crisi indica il momento in cui una dottrina non appare più sostenibile, suscitando per ciò stesso l’esigenza di cercare una dottrina nuova con cui sostituirla. L’arrivo della stagione europea del campionato 2022 di Formula 1 porta all’evidente crisi della teoria sostenuta dal sottoscritto su queste righe fin da Sakhir, ovvero quella di una Ferrari favorita assoluta per il mondiale.
L’esigenza di trovare una nuova tesi, evidentemente e naturalmente orientata verso Milton Keynes, diventa però principalmente fonte di interrogazione sul come si sia arrivati a tutto ciò. Risulta dunque essenziale mettere in fila le questioni che hanno portato alla Ferrari ed a Leclerc a perdere la leadership delle rispettive classifiche dopo il Gran Premio di Spagna. Il tutto è a mio avviso riassumibile in maniera analitica in cinque punti.
F1: Cosa succede alla Ferrari?
Primo, per vincere i mondiali è necessario vincere le gare. La Ferrari non vince più un GP da un mese e mezzo, ovvero da Melbourne. La necessità di invertire la tendenza è impellente, laddove recuperare velocità è tanto importante quanto non perdere affidabilità a livello generale.
Secondo, l’affidabilità del mezzo comincia ad essere un tema critico anche per Maranello. Il ritiro di Barcellona pesa tantissimo perché toglie a Leclerc una vittoria mai veramente in discussione, ma soprattutto perché ha evidenziato l’incapacità del duo Ferrari di approfittare del rarissimo errore in pista del campione del mondo in carica.
Terzo, la Ferrari ha bisogno di due piloti competitivi e l’assenza di Sainz in termini di contributo utile ai due campionati comincia a farsi sentire. Il momento nero dello spagnolo non sembra avere una fine, laddove neanche la gara di casa è stata utile al figlio d’arte per sbloccarsi. Il talento del madrileno non è in discussione, ma i limiti del suo approccio alla 2022 sono fin troppo evidenti, che sia per questioni legate all’adattamento alla vettura o semplicemente per la troppa pressione da gestire.
Fondamentale per lui è arrivare prima possibile alla prima pole position ed alla prima vittoria, nella speranza che un risultato importante funga da chiave per sbloccare definitivamente il potenziale finora inespresso.
Quarto, classifica alla mano, gli errori – pochi ma pesanti – si pagano caro. I punti persi da Leclerc ad Imola rischiano di diventare cruciali a fine anno: se ci si vuole davvero giocare qualcosa di grande fino in fondo, almeno la domenica non ci si possono permettere incertezze di alcun tipo.
Quinto, è obiettivamente difficile per chiunque avere come rivale un pilota che finora ha vinto il 100% delle gare completate. Ora è vero che questa tanto sbandierata statistica è determinante solo di facciata e che in condizioni normali Verstappen non avrebbe comunque vinto in Bahrain ed Australia, così come non avrebbe vinto in Spagna senza il guasto tecnico sulla vettura numero 16. Ma è altrettanto vero che si tratta del peggior avversario possibile per questo 2022, forse anche più di un Hamilton che in ogni caso avrebbe l’incognita extra di dover gestire un compagno di squadra scomodo come Russell.
Archiviata la gara di Barcellona, la seconda della stagione senza piloti sul podio, per la Ferrari è imperativo invertire la tendenza già questo weekend a Montecarlo. Il Gran Premio di Monaco, complici le caratteristiche uniche del suo tracciato, potrebbe riservare molte sorprese in termini di ordine delle forze in campo.
Ci si aspetta nel pacchetto di mischia persino una Mercedes pericolosa, specie dopo quanto visto al Montmelò, eppure è prioritario mettere in chiaro quello che non può che essere l’unico obiettivo possibile per gli uomini di Maranello: la vittoria. Se c’è una cosa che deve essere chiara a Binotto e soci è che qualsiasi risultato diverso da esso, in questa fase della stagione, deve essere considerato come una sconfitta e dunque un fallimento.
Autore: Marco Santini – @santinifunoat
Foto: Scuderia Ferrari