In F1 la competitività a medio-lungo termine delle nuove wing car sarà determinata dai piani di sviluppo che, i team facenti parti al campionato 2022, riusciranno a implementare in relazione al “gravoso” vincolo del budget cap. I “soli” 142 milioni di dollari a disposizione per tutte le scuderie relativi alla gestione dell’intera stagione sportiva, rappresentano un ridimensionamento economico enorme rispetto alle spese folli degli scorsi anni. In taluni casi davvero anacronistiche.
Da anni, infatti, la federazione internazionale persegue la politica del cost saving attraverso diverse misure, come il contingentamento delle unità turbo-ibride e la drastica riduzione dei test collettivi. L’improvvisa necessità di dover operare entro i limiti di un tetto economico non ha determinato grossi problemi per le squadre di seconda fascia, che riuscivano a gestire l’intera stagione agonistica con budget addirittura inferiori già durante gli scorsi campionati.
Nell’ottica del balance of performance, la misura del budget cap ha come obiettivo il contenimento dei costi dei top team, che nelle scorse stagioni hanno potuto disporre di cifre esorbitanti e di un numero di addetti superiore alle mille unità. A titolo informativo, per esempio, nel 2019 Ferrari e Mercedes hanno potuto contare su un budget superiore ai 400 milioni di dollari.
La necessità di livellare le performance dei competitor e di limitare drasticamente spese folli anche in relazione alla recessione economica dovuta alla pandemia da Covid-19, hanno determinato un quadro normativo economico/finanziario sostenibile in vigore da questa stagione. Molto scalpore destò il licenziamento di un consistente numero di dipendenti da parte del gruppo McLaren, a metà del 2020, come conseguenza della ristrutturazione della propria forza lavoro fortemente colpita dalla crisi finanziaria determinata dalla pandemia da Coronavirus.
I team con maggiori risorse hanno dovuto necessariamente analizzare tutte le voci di spesa sacrificabili, per poter rientrare nei limiti del budget cap. E come spesso accade, il primo taglio ha riguardato il personale delle scuderie. Stiamo parlando di figure professionali di altissimo livello con stipendi annuali a sei cifre, per i quali è stato necessario individuare una ricollocazione nel medesimo gruppo di appartenenza o nelle squadre all’interno della propria sfera di influenza.
F1: ricollocazione del personale
Il Cavallino Rampante ha dovuto operare con grande anticipo in relazione a una legislazione sul lavoro molto più rigida rispetto a quella inglese, sede della maggior parte dei team di F1. A conferma di quanto detto, le parole del team principal di origine svizzera Mattia Binotto, rilasciato durante l gennaio dello scorso anno:
“Ci hanno dato sei mesi ma abbiamo chiesto di più. La pandemia non è ancora finita e licenziare dipendenti sarebbe la cosa sbagliata. Dobbiamo rivedere quel periodo di tempo perchè preferiamo avere un periodo che durasse almeno sino alla fine dell’anno. L’idea è quella di trasferire le persone nel team di macchine stradali. Siamo un’azienda molto grande, abbiamo delle opzioni, ma non è un lavoro facile“,
Grazie all’ottimo lavoro dell’HR a storica scuderia italiana ha potuto effettuare scelte meno dolorose, indirizzando alcune risorse su altri programmi sportivi come ad esempio la divisione Hypercar. Oppure attraverso un travaso di alcune risorse nell’ambito dell’alleanza strategica con la Haas.
Simone Resta e Jock Clear, per citare due nomi molto conosciuti all’interno della massima categoria del motorsport, sono due figure di spicco che hanno lasciato la Ferrari entrando a far parte della squadra con sede a Kannapolis. Il primo ha potenziato l’area tecnica, mentre il secondo è diventato il preparatore di Mick Schumacher.
Red Bull ha potuto gestire la riduzione della forza lavoro attraverso una logica ridistribuzione delle proprie figure professionali verso l’Alpha Tauri. Inoltre, la gestione interna delle unità turbo-ibride attraverso la creazione della divisione Power Trains, ha fornito l’opportunità di allocare il “patrimonio umano” nel nascente comparto motoristico di Milton Keynes.
Mentre i team cercano di ridurre il personale tecnico alle sole figure professionali ritenute indispensabili, il mercato delle menti “sacrificabili” è in piena fibrillazione, attraverso un continuo movimento di tecnici di secondo piano che riescono a trovare spazio nelle scuderie che annoverano un personale più contenuto.
Per tale motivo il potenziale ingresso di una undicesima squadra non è ben visto dai top team, preoccupati di perdere risorse di primo piano nell’impossibilità di garantire ingaggi superiori a quelli di una concorrenza che deve costruire la propria struttura tecnica da zero.
Il nuovo corpo normativo in materia economico/finanziaria rappresenta una grande opportunità per i team di seconda fascia, i cui effetti saranno probabilmente più evidenti nelle prossime stagioni. Scenario dove tecnici di spicco potrebbero sposare la causa di scuderie che assegneranno una maggiore parte del proprio budget alla remunerazione dei “geni” della progettazione.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: Scuderia Ferrari – Oracle Red Bull Racing