F1. A sette giorni dal Gran Premio di Spagna si sente ancora l’eco della gara-evento di Miami. Un successone per gli organizzatori e la cornice di pubblico da tutto esaurito l’ha confermato. Allo scintillio del contesto “extra pista” non ha fatto seguito lo spettacolo tra i cordoli. Il GP non è stato un inno allo show, inutile girarci troppo intorno. La sola safety car ha ravvivato parzialmente una gara che si era incanalata ben presto e che non lasciava presagire particolari scossoni.
Ma, in una nuova parabola disegnata da Liberty Media, sembra quasi che questo aspetto sia un dettaglio secondario. Miami è la base fondante di una filosofia che la proprietà americana intende ricorrere con forza e convinzione: rendere i tre giorni di attività motoristica una sorta di contorno ad una serie di manifestazioni che a volte sembrano superare in importanza il main event che dovrebbe essere rappresentato dal GP.
Qualcuno, forse non a caso, ha parlato di “paradigma Super Bowl” che l’anno prossimo, in occasione del Gran Premio di Las Vegas, potrebbe addirittura essere sublimato tra lustrini e squilli di tromba. Liberty Media ha individuato un modello di business molto munifico che ha una contrindicazione, specie per i vecchi aficionados: mettere in secondo piano i tracciati vecchio stile che, oltre alla pista, hanno ben poco da offrire (leggi il nostro focus in merito).
F1 – La sofferenza dei circuiti tradizionali
La cosa è semplice: i parametri imposti dalla proprietà statunitense per consentire di disputare una gara sono sempre più stringenti e sempre più incompatibili con i circuiti di vecchia generazione che, per ragioni logistiche, strutturali e culturali, faticano ad adeguarsi. Soprattutto nelle infrastrutture esterne. Liberty Media, come detto, intende il motorsport come un evento nell’evento. Servono quindi location specifiche per realizzare questa visione strategica.
Alcune piste non possono fare altro che disporre del teatro su cui piloti e auto si sfidano. Ecco che, negli anni, si sta andando verso quei palcoscenici che soddisfano le richieste del colosso dell’intrattenimento: capacità di aprire i cordoni della borsa e possibilità di creare strutture attrattive esterne di proporzioni ciclopiche.
Fino a qualche anno fa l’idea che la F1 aveva di “accadimento vetrina” era sicuramente Montecarlo. Oggi il budello del Principato non vive più lo status di gemma più luminescente della corona. Molti dubbi vengono instillati sulla sua aderenza tecnica alla categoria: pista troppo stretta ed impossibilità di produrre sorpassi e quindi spettacolo.
Tendenza alla generazione di trenini soporiferi che hanno il solo compito di rendere la qualifica il momento più importante della quattro giorni del principato che da quest’anno, segno dei tempi, vede il format ridursi a tre. Come ogni altra gara. Una tendenza che spiega come il vento sia mutato.
F1 – Montecarlo: un paradigma da preservare
Miami ha visto una sfilata di celebrità senza precedenti. Tratto descrivente del fatto che l’evento ha generato un’attesa molto elevata. La passerella è un classico dalla parti di Montecarlo che, evidentemente, seppur discusso, è un modello che affascina ancora vip e pubblico “normale”. L’idea di spingere realtà come Miami piuttosto che Las Vegas sacrificando il Principato è un errore secondo Max Verstappen.
“Non credo che si possa sostituire Monaco. Si tratta di una gara che ha una storia costruita in anni e anni di eventi. Miami è completamente diverso da, c’è molto più spazio qui e l’intera atmosfera è diversa. È anche un diverso tipo di cultura – ha spiegato il campione del mondo in carica – il che è positivo perché sarebbe molto noioso guidare ogni volta a stessa cultura“.
“Devi trovare una via di mezzo tra questo tipo di eventi [Miami], Montecarlo e, ovviamente, i circuiti permanenti“. E’ questa la vera direzione che Liberty Media vuole tracciare? A vedere le difficoltà di rinnovo della stessa Monaco ma anche di tracciati storici quali Spa, Monza, Francia e l’assenza di gare in Germania, si direbbe che la risposta sia negativa.
F1 – Montecarlo: un futuro avvolto nell’incertezza
Monaco ha perso il suo status di circuito privilegiato. Fino ad ora la pista poteva ospitare la F1 senza dover elargire soldi. Liberty Media ha messo fine a questo status unico nel suo genere equiparando il weekend di gara a tutti gli altri presenti in calendario. Alla fine di questa stagione bisognerà rinnovare l’accordo su basi nuove. Quindi garantendo la quota di hosting.
Su questa cifra sono in corso contrattazioni e mediazioni da parte di più parti per scongiurare che la gara più iconica del Circus iridato dica definitivamente addio a tifosi, squadre e piloti.
Proprio questi ultimi, come dimostrato dalla parole di Verstappen, sono i primi sponsor del GP che quest’anno si terrà il 30 maggio. All’olandese ha fatto eco Esteban Ocon che ha sottolineato le specificità di una pista che richiede abilità particolari per essere affrontata. Specie in qualifica che diventa l’esercizio più importante dell’intero fine settimana.
L’idea che bisogna allontanare è quella di una F1 che deve scegliere tra un modello piuttosto che un altro. Monaco, Miami e Spa Francorchamps (per citare un tracciato “old school”) sono pattern che possono coesistere. Anzi, devono. Perché la massima espressione del motorsport, per quanto voglia modernizzarsi, non può né deve perdere anima, storia e cultura.
F1 – Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Mercedes AMG F1, Miami International Autodrome