Mattia Binotto lo disse quando il mondiale di F1 2022 aveva appena prodotto il primo vagito: serviranno cinque gare per avere una tendenza più credibile circa i valori in campo. Ebbene, a quel numero di eventi ci siamo arrivati domenica scorsa con il Gp di Miami. Evitando di scendere troppo nel dettaglio, la fotografia del momento è la seguente: Ferrari e Red Bull a guidare in un’alternanza prestazionale piuttosto equilibrata; un plotone ad inseguire a distanza molto debita dal quale, non senza difficoltà, emerge una Mercedes che sembra aver detto addio ai sogni di gloria. In attesa del salvifico pacchetto di update che arriverà a Barcellona ma che potrebbe non bastare per serrare i ranghi.
Tra le due battistrada è la Ferrari a detenere i migliori score: tre pole position e due vittorie per la Rossa ottenute tutta da Charles Leclerc che può contare su un bottino di 104 punti. Max Verstappen, con tre vittorie e una partenza al palo, insegue con 19 punti di distacco frutto dei due ritiri di Sakhir e dell’Albert Park. L’affidabilità mancata della RB18 pone Maranello davanti anche nella graduatoria Costruttori: 157 punti a 151.
F1 – Red Bull ha ribaltato i valori in campo
Quest’ultimo dato è piuttosto eloquente: la forbice tra i due team non si è assottigliata, si è completamente ribaltata. Dopo il GP d’Australia la tendenza è chiara: Red Bull è in piena fase di recupero prestazionale. Il pacchetto di aggiornamenti presentato sulle rive del Santerno si è immediatamente rivelato efficace ed ha dato ha reso “frizzante” un progetto che presentava qualche piccolo lato non proprio “centrato”.
La rimonta della scuderia di Milton Keynes è arrivata soprattutto in configurazione gara. La RB18 che faticava con le gomme è un lontano ricordo. Imola e Miami hanno presentato teatri operativi diametralmente opposti: da pioggia e freddo si è passati al caldo asfissiante. In entrambe le condizioni la vettura concepita da “Sua genialità” Adrian Newey ha gestito meglio della Ferrari le coperture Pirelli. Ogni tipo di mescola.
La F1-75, dal canto suo, è un’auto che continua ad esaltarsi in qualifica come dimostra la prima fila occupata da Leclerc e Sainz sabato scorso. Fatto che non è bastato alla Scuderia per vincere una gara che Verstappen si è accaparrato con due mosse chiave: leggi qui l’approfondimento.
Nelle ultime due uscite le tendenze sono state piuttosto leggibili: la Red Bull ha mostrato di possedere “nel taschino” un paio di decimi di vantaggio sulla Ferrari. Elemento confermato piuttosto chiaramente dall’andamento del Gran Premio statunitense. Esplicativa è la tabella sotto riportata che, giro per giro, mostra come Verstappen abbia potuto incamerare decimi preziosi allargando la forbice nei riguardi di Leclerc che, nonostante abbia condotto lunghi tratti di gara sovraperformando, non è riuscito a tenere il passo del rivale olandese.
F1 – Gp Miami: la RB18 gestisce meglio le gomme
Dall’infografica prodotta da FormulaUnoAnalisiTecnica si evince che è soprattutto con gomma media C3 che la F1-75 ha sofferto. Le cose sono migliorate con la hard C2, ma pare confermata l’indicazione emersa anche a Imola: la creatura di David Sanchez tende a soffrire sui tracciati front limited. Lo era l’Enzo e Dino Ferrari, lo è stato Miami. Lo sarà Barcellona dove il Circus sarà di scena dal 20 al 22 maggio.
Si è molto discusso sul fatto che la Red Bull sia una vettura dominante quando c’è da sciorinare velocità di punta di un certo livello. La cosa è stata confermata a Miami ma ritenere che sia solo quella la chiave del successo degli anglo-austriaci è un errore. Il T1, sulla carta, doveva essere la roccaforte della Ferrari. Mentre i settori veloci sarebbero dovuti essere appannaggio della contendente. L’ultimo fatto ha trovato conferme. Nel primo settore, invece, le prestazioni si sono livellate. Segno che la RB18 ha trovato il giusto compromesso che al sabato non si era visto soprattutto a causa dell’errore che aveva pregiudicato la qualifica di Max Verstappen.
Binotto ha spiegato come nella curve 5-6-7, che in qualifica premiavano i due Carlo della Rossa, Red Bull abbia recuperato in condizioni gara. Guardando ed ascoltando gli on board della Ferrari n°16 si è potuto capire che si è provato, per lunghi tratti, a ritrovare quel vantaggio. Marcos e Leclerc hanno più volte parlato su come migliorare la conduzione di quelle curve. Ma non c’è stato molto da fare. Alla fine si è compreso che in quell’area le gomme andavano in sofferenza ed infatti l’ingegnere spagnolo ha guidato il monegasco in una migliore gestione termica del compound per evitare problemi (leggi qui).
Nei tratti lenti la Ferrari ha mostrato una tendenza al surriscaldamento che non è stata possibile stoppare. Leclerc, in radio, al termine del primo stint con Pirelli medie C3, ha detto che la macchina era molto difficile da guidare. Una novità per una vettura che nelle precedenti apparizioni si era contraddistinta proprio per un handling molto efficace.
Il fatto che ora la RB18 sia il punto di riferimento è confermato da quanto accaduto alla ripartenza, dopo l’ingresso della Safety Car. Verstappen non ha faticato più di tanto a prendersi il margine necessario per tirarsi fuori dalla minaccia DRS. E questo con la gomma hard che pareva essere più premiante per la F1-75. In questo contesto Sergio Perez non fa testo perché ha disputato la gara convivendo con un problema tecnico alla power unit che gli ha sottratto una ventina di cavalli. Ecco perché Horner ha parlato di possibilità sfumata di arrivare ad una doppietta che, con gomme medie fresche era una possibilità più concreta stante le difficoltà della Ferrari.
F1 – Ferrari: necessari update efficaci per riprendere la Red Bull
E’ chiaro che ora seva una scossa nell’ambiente ferrarista. Una spallata per spezzare l’andamento degli ultimi GP. Il team principal lo sa visto che ha confermato la presenza di un pacchetto evolutivo per il Montmelò. Novità che i tecnici stanno studiando da un bel po’ e che devono superare l’esame più difficile: quello della pista. Fallimenti in tal senso sarebbero drammatici perché avrebbero una duplice implicazioni: le forbice con la Red Bull resterebbe aperta e si sarebbe sprecato prezioso danaro in epoca di estrema limitazione delle spese.
La Ferrari si è mossa con circospezione avendo una base solida che subito ha iniziato a funzionare. Al contrario di Red Bull che ha capito sin dai test che doveva rincorrere. Ora i ruoli si sono invertiti. La F1-75 è stata “spremuta” al massimo delle sue possibilità, bisogna operare delle modifiche per trovare altra performance che potrebbe arrivare dalla limitazione del pompaggio aerodinamico che ancora è presente sull’auto.
A Maranello si dicono comunque fiduciosi perché ritengono che i rivali britannici abbiamo già usato una bella fetta di budget cap e che prima o poi non potranno procedere in ulteriori update. La crisi internazionale di certo non aiuta: inflazione che schizza alle stelle e costi di logistica e trasporto quasi fuori controllo assottigliano ulteriormente le risorse dei team. Motivo per il quale in Red Bull sanno di dover frenare sul fronte sviluppi. E questo potrebbe rimettere in gioco la Ferrari sin dal Gp di Barcellona.
F1 2022: il mondiale sarà assegnato dai dettagli
In questa corsa a due verso la vetta entra in gioco anche il capitolo motori. La Red Bull ha mostrato qualche difficoltà di troppo. Problemi ai quali si sono affiancate altre situazioni che non lasciano troppa serenità: Verstappen, ad esempio, è già al terzo dei quattro cambi previsti per la stagione. La RB18, oltre alle prestazione, deve progredire su questo frangente. Quindi delle risorse potrebbero sfuggire per controllare questa pericolosa deriva.
A Maranello sono messi meglio perché l’affidabilità è stata tutto sommato integra eccezion fatta per qualche problema di natura elettronica riscontrato sulla macchina di Carlos Sainz, ad Imola. Ma nulla che gli abbia impedito di prendere parte alla gara conclusasi anzitempo per un suo errore. C’è però da sottolineare che tutti i motorizzati Ferrari, a Miami, hanno adoperato la seconda power unit stagionale.
Una cosa che rientra nelle rotazioni previste ma che avviene con un certo anticipo rispetto alla concorrenza. Da Maranello professano calma ma ciò vuol dire che queste seconde unità motrici non sono dotate degli update alla parte elettrica consentiti fino al primo settembre 2022. L’ipotesi che serviranno quattro propulsori, con 23 gare in calendario (se Sochi sarà recuperata) resta in piedi.
Si evince, quindi, che quella tra la compagine modenese e Milton Keynes è lotta punto su punto, dettaglio su dettagli, update su update. Le distanza sono così minime che anche i dettagli faranno le differenza. Tipo le soste ai box. Su questa specialità la Red Bull detta ancora legge risultando, insieme a McLaren, la scuderia più efficace. Ferrari deve recuperare anche su questo aspetto se vuole ritornare ad essere, come accadeva in Australia, il punto di riferimento della categoria.
F1 – Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV, Scuderia Ferrari, Oracle Red Bull Racing