mercoledì, Dicembre 18, 2024

Dallo scontro generazionale in corso dipenderà il futuro della F1

F1. Se c’è una cosa che quest’anno ha nettamente spaccato in due l’opinione generale tra tifosi e pubblico, è senz’altro l’introduzione di nuovi circuiti sempre più rivoluzionari ed innovativi.

Una questione che ha tutta l’aria di essere ancora affrontata molteplici volte ed in maniera indubbiamente più frequente, e che anzi non troverà un riscontro univoco che metterà d’accordo tutti a stretto giro.

Sappiamo bene quanto Liberty Media stia puntando ad un’ulteriore spettacolarizzazione (di uno sport già molto “scenografico” di suo, tra l’altro) con le discutibili scelte di pista inserite in calendario per le stagioni avvenire; tuttavia i protagonisti diretti interessati non sempre sono d’accordo con tali decisioni, loro malgrado.

Anche qui non si può fare un discorso omogeneo che definisca un leitmotiv generale (anche perché mettere d’accordo all’incirca una ventina di opinioni differenti sarebbe improbabile), ma alcuni piloti risultano palesemente più ancorati ad una “vecchia” tipologia di tracciato, mentre magari storcono un po’ il naso quando si tratta di abbracciare questa ondata futuristica, oramai sempre più incombente.

F1
il m messicano Sergio Perez (Oracle Red Bull Racing), durante le prove high fuel nelle Fp2 a Miami

F1. Alcuni piloti si oppongono alla visione di Liberty Media

Come si può facilmente immaginare, presunto capostipite della fazione “pro–circuito storico” è il tedesco Sebastian Vettel: per il pilota Aston Martin, infatti, non è di certo una novità perorare cause in maniera così palese, schierandosi in favore o meno di una qualsiasi questione.

Anche questo caso non ha fatto eccezione: il numero 5 della F1 ha dichiarato apertamente di non aver avuto chissà quale riscontro positivo nel dover disputare la tappa americana di Miami ad inizio maggio. Immaginate la sua gioia nel pensare che il prossimo anno sarà prevista oltre Miami ed Austin anche una terza americanata a Las Vegas

No, tale decisione per Seb sarebbe stata nettamente evitabile. Anzi, avanza come proposta il circuito australiano di Bathurst piuttosto che l’aggiunta di un’ennesima tappa a dir poco “circense”. Suddetta pista, conosciuta anche come Mount Panorama Circuit, con la sua inaugurazione avvenuta nel 1938 rientra in quella fazione storica che incontra il favore di Sebastian e di molti altri come lui.

Certo, il fatto che questo circuito sia poco noto, supponiamo giochi un ruolo piuttosto importante agli occhi di Liberty Media: volete mettere lo sfarzo festoso (e soprattutto il grande ritorno economico) che porterebbe Las Vegas al confronto con un illustre sconosciuto?! Inutile anche solo parlarne.

Come se non bastasse, l’intero impianto necessiterebbe di parecchi lavori atti a raggiungere l’obbligatorio standard di grado 1 della FIA, che attualmente gli riconosce appena un grado 3; va da sé che per quanto Seb suggerisca di investire i soldi guadagnati da questi sfarzosi appuntamenti in quei circuiti old school che ne hanno bisogno, l’ipotesi proposta non troverà mai riscontro reale.

E se fosse proprio questo il punto?! Se la cosiddetta “vecchia scuola” tendesse a difendere quelle che sono state le gare disputate sui circuiti storici, proprio perché è ciò che ha reso grande il fascino di questo sport? Probabile.

F1
Sebastian Vettel, Aston Martin

F1. C’è in corso un vero e proprio scontro generazionale

D’altronde lo scontro generazionale si rivelerà in maniera sempre più palese col passare del tempo: già da ora, all’indomani dell’appuntamento monegasco e con tutte le controversie che ne sono derivate, le discrepanze tra i piloti sono risultate evidenti.

Per una fazione di piloti più âgé (comprendente ad esempio Lewis Hamilton o Fernando Alonso) che difende a spada tratta lo storico gran premio di Monaco, ce n’è un’altra che afferma di poterne fare tranquillamente a meno: è il caso di Mick Schumacher. Chissà, a parlare per lui forse sarà stato anche quel clamoroso crash che ha spaccato la sua Haas praticamente in due parti.

Il punto è che presumibilmente c’è una forte differenza d’età stesso in griglia, ragion per cui non è facile trovare un punto di incontro: non che sia soltanto una questione anagrafica, ma forse anche per un discorso di epoca in cui si trovano storicamente parlando, probabilmente per tanti giovani piloti è più facile abituarsi a queste rivoluzionarie innovazioni.

Che tra l’altro, di sapore storico non hanno proprio nulla, ma che anzi sembrano solo feste organizzate ad hoc affinché il risultato sia un epocale evento in cui tutto è fittizio.


F1-Autore: Silvia Napoletano – @silviafunoat

Foto: F1
Aston Martin, Oracle Red Bull Racing

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