F1. La promessa fatta dal team di Maranello dopo i primi riscontri nel 2020, può dirsi, dopo due anni complicati, mantenuta. L’obiettivo di poter tornare protagonista nella lotta ad entrambi i titoli mondiali sembra essere stato raggiunto, con la concreta possibilità di sognare l’ambita festa rossa a Maranello. Ad un terzo della stagione è infatti chiaro che la strada seguita dalla Ferrari è corretta, vista la competitività dimostrate dalla F1-75 sui diversi tracciati che hanno ospitato i GP.
Le prime sette gare del mondiale hanno mostrato pregi e difetti delle nuove monoposto, con il ritorno della variabile affidabilità che per qualche hanno non aveva preoccupato box e fabbriche. Ad oggi la F1-75 e la RB18 appaiono come le migliori interpretazioni delle nuove direttive, anche se i problemi non sono mancati in entrambi i team.
La stagione molto lunga lascia aperte tutte le porte, motivo per cui in casa Ferrari non sembra esserci fretta nel voler delineare una gerarchia tra le guide. Charles Leclerc e Carlos Sainz sono infatti liberi di lottare nonostante la classifica provvisoria favorisca il pilota monegasco. Discorso diverso per i rivali di Milton Keynes, dove i ruoli sono chiari ormai da molto tempo; la Ferrari ha dunque bisogno di adottare la stessa strategia?
F1. Ferrari: cosa ha mostrato la gara di Monte Carlo?
Il GP di Monaco non sarà certo ricordato come una vittoria strategica per la Scuderia Ferrari; al contrario, la confusione che si è creata al muretto non ha permesso a Charles Leclerc di chiudere così come aveva iniziato, ovvero al primo posto. Carlos Sainz ha invece confermato la seconda posizione conquistata in qualifica, grazie anche al suggerimento strategico proprio da parte del pilota spagnolo.
Confusione a parte, quanto visto a Monte Carlo ha mostrato quello che potrebbe essere “il punto debole” della Scuderia Ferrari. Nonostante in seguito Binotto abbia assolto Sainz dalla colpa attribuitagli nel non voler rispettare l’ordine di rientro ai box, appare invece chiaro che entrambi i piloti in rosso sono liberi da quelle etichette di prima e seconda guida. Un aspetto che invece regna in casa Red Bull.
La politica della Ferrari inerente al discorso prima e seconda guida è sempre stata molto semplice; non sono infatti team e piloti a scegliere a tavolino chi competerà per il titolo, ma è la pista ad indicare la direzione corretta. Quasi come nel magico mondo di Harry Potter, dove è la bacchetta a scegliere il mago e non il contrario.
Come lo sport di squadra insegna, ogni team ha però bisogno di un capitano. La teoria suggerisce Leclerc, vista la sua “anzianità” all’interno del team, ma non sempre la pista risulta essere d’accordo, anche se al momento la classifica conta 33 punti di differenza tra il monegasco e il compagno di scuderia.
F1 Prima e seconda guida: in Ferrari serve questa etichetta?
Dopo i primi sette appuntamenti del 2022, i due alfieri della Rossa sono ancora liberi di gareggiare, anche uno contro l’altro, con l’obiettivo di portare entrambe le vetture alla bandiera a scacchi con il miglior risultato possibile. Una strategia parecchio diversa da quella adottata, per esempio, in Red Bull o da quello che si è visto in Mercedes negli ultimi anni, 2016 a parte.
Il GP corso sul circuito di Barcellona ha infatti chiarito ogni dubbio, mostrando la gerarchia che vige nel team di Milton Keynes. Una scelta che comunque non deve stranire, visto che il titolo alla fine lo può vincere un solo pilota.
Sergio Perez, fresco di rinnovo contrattuale, rappresenta forse la seconda guida perfetta. Dalla criticata difesa su Hamilton nell’ultimo GP dello scorso anno fino al favore in Spagna, Perez ha mostrato di essere il compagno di squadra migliore per il campione del mondo in carica. Risultano dunque quasi cuore le parole di Horner che affermano pari opportunità di vittoria sia per il pilota messicano che per l’olandese.
F1. Ferrari replicherà il modello Red Bull?
Avere una prima e una seconda guida è una scelta obbligata ad un certo punto della stagione; e forse quello che accade in casa Red Bull non è per forza la strategia migliore. Perez ha infatti più volte espresso il desiderio di voler vincere il titolo, dunque perché sottostare per forza al compagno di squadra? Una domanda lecita, viste le possibilità; una domanda che probabilmente anche Carlos Sainz si è posto, anche se il suo adattamento è ancora in corso, mentre Leclerc ha capito fin da subito la nuova F1-75.
Il compagno di squadra è il primo rivale, ma anche colui che potrebbe rivelarsi il miglior alleato. Etichettare fin da subito un pilota come seconda guida potrebbe creare del malcontento, oltre che togliere la possibilità di poter lottare per il titolo. Un sogno, quest’ultimo, che caratterizza la natura di chi scende e corre in pista.
Quindi perché togliere questa possibilità senza le giuste valutazioni? Sainz, d’altronde, ha già dimostrato di poter migliorare col tempo, visto che proprio nel suo primo anno in Ferrari la classifica finale lo ha visto chiudere proprio davanti al pilota monegasco.
F1-Autore: Chiara Zambelli
Foto: F1,