Nove gare sono un numero sufficientemente elevato per tracciare un primo bilancio della F1 frutto delle rivoluzione regolamentare. Al di là di questioni tecniche afferenti al comportamento delle vetture e se queste siano più o meno in grado di tollerare l’aria sporca rispetto ai modelli precedenti, è sul versante sportivo che si possono tirare le prime somme.
Il Circus veniva da un anno caratterizzato da un solido dualismo che ha visto Red Bull e Mercedes sfidarsi in pista e fuori. Con ogni strumento: politico, mediatico, giuridico. Una tenzone non sempre “pulita” che ha toccato vette sportive entusiasmanti e profonde cadute di stile da ambedue le parti. Ma questa è storia vecchia e abbondantemente raccontata.
Liberty Media ha spinto forte su una rimodellazione della categoria per evitare il prodursi di nuovi monopoli. Ma anche il rischio duopolio voleva essere scongiurato. Balance of performance tecnico, budget cap e sostanziale congelamento agli sviluppi dei motori e delle trasmissioni come colonne portanti di una filosofia che doveva portare ad una maggiore accessibilità alla vittoria. Magari non del mondiale, ma della singola tappa.
F1. Liberty Media e la FIA non hanno ancora centrato gli obiettivi dichiarati
A quasi metà campionato la fotografia dei valori in campo è nitida: Red Bull e Ferrari a guidare in un equilibrio prestazionali ad oggi spezzato solo da un’affidabilità della F1-75 crollata di colpo; Mercedes ad inseguire da lontano con un gruppone amorfo di scuderie ancor più indietro che si sorpassano vicendevolmente in base al tipo di circuito che si affronta o alle condizioni meteo che vanno a rimescolare le carte in un mazzo già molto confuso.
Tradotto in concetti più elementari: il 2021 si ripropone quasi identico. Lo stesso canovaccio narrativo in cui cambiano i protagonisti ma non lo storia portante. E’ questo ciò che speravano le teste d’uovo americane? Probabilmente no anche se non lo ammetteranno mai. Orgogliosi.
Va detto, comunque, che siamo agli albori di questa nuova generazione e che una più attenta calibrazione non solo è possibile ma probabilmente necessaria. E le valutazioni tecniche intorno al fenomeno del porpoising – e alla sua limitazione – vanno lette (anche) in questo senso.
F1. Il mondiale 2022 si regge su un duopolio inscalfibile?
Una cosa è certa: per virtù legislativa (dubito) o per procedere cabalistico (probabile) nel 2022 non è emerso un monopolio come quello che si instaurò nell’altra grande rivoluzione tecnica che si avviò nel 2014 con l’introduzione delle power unit turbo-ibride. Pericolo scampato perché sarebbe stato difficile giustificare un tale fallimento.
Dopo le prime tre gare serpeggiava il timore che il mondiale potesse avere un solo padrone. Dal viso pulito e dal nome e cognome ben chiari: Charles Leclerc. A sottolineare questo “terrore” fu Max Verstappen che, dopo il GP di Australia, era al secondo ritiro in tre gare e soprattutto pagava un distacco dal monegasco fattosi immediatamente preoccupante.
Poi è arrivata l’Europa e la RB18 si è messa a volare complici le difficoltà della Rossa e del suo muretto che di certo non ha operato al meglio in alcune circostanze. Ecco che le ansie iniziali si sono dissolte creando però uno scenario opposto: quello di una Red Bull ammazzacampionato.
Così non è per Stefano Domenicali, amministratore delegato del Formula One Group. Il dirigente italiano vede proprio nella rimonta della compagine di Milton Keynes la possibilità per altri team di accorciare le distanze e, chissà, tornare a competere per la posta in palio.
I primi a poterlo fare, chiaramente, sono gli uomini della Ferrari: “Il campionato è molto lungo e ci saranno ancora molti alti e bassi – ha spiegato Domenicali a Standard Sport – È troppo presto per darlo per finito. Lo dico perché ci credo veramente. Siamo solo al primo terzo di stagione, ci sono molte gare e sono sicuro che sarà molto combattuto fino alla fine. Leclerc è in ottima forma e la Ferrari è vicina“.
F1. Stefano Domenicale preconizza il ritorno della Mercedes: speranza o convinzione?
E questo scenario è tutt’altro che irrealizzabile. Ciò che sembra dolce utopia è la possibilità che un altro competitor si frapponga tra i due attori protagonisti rubando loro la scena. Ma Domenicali è un ottimista – o un inguaribile sognatore – e crede anche a questa prospettiva cercando di persuadere anche i tifosi:
“Ci sono anche ottimi segnali che mostrano una Mercedes in crescita – ha raccontato il dirigente imolese – Tutto dipenderà da come le vetture si adatteranno alle piste e dall’impatto che il limite di budget avrà sullo sviluppo delle auto. Non ho dubbi: la Mercedes si riavvicinerà alle vetture di testa. Si tratta di una una squadra incredibile e non dimentichiamoci che ha vinto otto titoli mondiali consecutivi. Rientreranno in battaglia e questo renderà tutto ancora più incerto“.
Molto più pragmatici sono, di converso, gli uomini di Brackley che, pur sforzandosi si rientrare nel “mischione” e di lavorare per portare, già a Silverstone, nuovi update, non si dicono altrettanto ottimisti. Se poi quella espressa pochi giorni fa da Mike Elliott è pretattica allora il discorso cambia. Ma la storia di queste prime nove gare racconta che non servirebbe un intervento tecnico risolutivo, ma piuttosto una mano trascendente che risolva di colpo le afflizioni della W13. Che tante restano.
In fase di presentazione si è molto discusso sul fatto che, durante la stagione, le scuderie potessero agevolmente convergere verso il concept progettuale più efficace limando, in un sol colpo decimi preziosi. I fatti non hanno detto ciò. Emblematico è il caso dell’Aston Martin AMR22 che, a Barcellona, si è trasformata in una sorta di RB18. O quanto meno in qualcosa che ha provato, ad oggi senza esiti positivi, a mutuarne le caratteristiche vincenti.
F1 2022: un inno alla staticità
La stessa Mercedes, ancora, non ha al momento ridotto il gap cronometrico dalla vetta. Né si osservano movimenti massicci verso le posizioni di avanguardia dei team del cosiddetto “midfield”. La verità è che la F1 2022 è un inno alla staticità e chi guida le operazioni può continuare a farlo con una certa agilità in virtù di un vantaggio prestazionale che in taluni circuiti diventa addirittura siderale.
Ben venga, or dunque, l’infornata di ottimismo di Stefano Domenicali. Ma valutiamo questo sentimento per quello che è: un desiderio che non si fonda su elementi fattuali. Se poi la seconda parte di stagione smentirà le evidenze fin qui emerse lo racconteremo e ci cospargeremo il capo di cenere. Non è l’onestà intellettuale che manca nella redazione di FormulaUnoAnalisiTecnica.
Autore e Foto: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1, Oracle Red Bull Racing, Ferrari F1