In F1 il quadro delle alleanze politiche cambia di attimo in attimo. Un puzzle che si compone, si scompone e si ricompone in base ad interessi utilitaristici che vanno ad incontrarsi (o a scontrarsi) con quelli altrui. Il tema del porpoising, che fino al GP di Monaco si era raffreddato, è ritornato prepotentemente in auge a Baku quando, oltre alla solita Mercedes, a soffrirne sono state più vetture.
Le lamentele degli uomini di Brackley sono state però le più veementi e sono sublimate nelle difficoltà fisiche che Lewis Hamilton ha palesato dopo la fine della gara. Un disagio biologico figlio delle oscillazioni verticali compulsive e violente che hanno provato il fisico del trentasettenne vicecampione del mondo. Tanto che la FIA ha deciso di volerci veder chiaro emanando una direttiva tecnica non entrata ancora in corso di validità e che ha determinato il solito balletto di accuse reciproche e di lamentale derivanti da interessi lesi.
Qualcuno è arrivato a fare battute che avevano il sapore della frecciata atta a mettere in dubbio la veridicità dei malesseri di Hamilton che sarebbero stati mostrati alle telecamere in uno spettacolo pressorio necessario a condizionare la Federazione. “Mi è sembrato che Hamilton oggi sia sceso velocemente dalla macchina. Quando devi andare sul podio è molto più facile“.
Questa l’uscita sardonica di Helmut Marko che ci ha abituato ad una dialettica border line, schietta e forse abbisognante di qualche filtro in più. D’altro canto parliamo dell’uomo che, in piena prima ondata pandemica, auspicava covid party per i suoi piloti in modo che potessero immunizzarsi. Follie mediatiche profuse con troppa superficialità.
F1. Una polemica strumentale che fa male al motorsport
Sulla dichiarazione di volontà emanata dalla FIA ci sarebbe molto da dire e, come fatto in altri focus pubblicati si FormulaUnoAnalisiTecnica ai quali vi rinviamo, bisognerebbe valutare nel merito chi esce favorito e chi no da una regola che non è stata redatta, come purtroppo si lascia intendere, per far vincere la linea di questo o di quell’altro protagonista, ma per provare a limitare gli effetti di un fenomeno che lo stesso legislatore non aveva previsto in fase di scrittura del panorama tecnico operante nel 2022. Un correttivo necessario che sta mostrando spaccature insanabili in una rappresentazione teatrale vecchia come il mondo.
Perché quella malsana logica secondo cui si opera non per risolvere un problema ma per soddisfare le necessità tecnico-politiche del potente di turno contraddistingue non solo i tifosi. Ma anche i protagonisti. Quelli di oggi – e lo so può capire in una logica competitiva – e quelli di ieri che dovrebbero provare a raccontare questo sport senza distorcerne le fondamenta in una più grande narrazione votata alla polemica piuttosto che alla fotografia dei fatti.
F1. Jacques Villeneuve attacca Mercedes
“Non sono impressionato da Toto Wolff e dalla sua campagna. Hanno sempre fatto di tutto negli ultimi anni per mantenere il loro vantaggio“. Così ha esordito l’ex campione del mondo ai microfoni di Formule1, portale olandese dedicato al motorsport. E se vogliamo la sua è una banalità perché qualsiasi team che opera in F1 prova a fare il meglio, in ogni sede, per provare a svettare o a raggiungere gli obiettivi stagionali.
“Ora hanno costruito una pessima macchina, ed è un loro problema, non della Federazione. Altre squadre lo hanno risolto, perché dovrebbero essere punite con un cambio di regolamento?“. La soluzione di un problema comune a tutti e non valutato nemmeno dal decisore che si trasforma, per Villeneuve, in un assist a chi è in difficoltà e in una bastonata a chi è in fuga. Peccato che la norma in via di definizione potrebbe addirittura aumentare i distacchi visto che, ad esempio, Red Bull, la grande oppositrice di Mercedes, non sa cosa sia il porpoinsing.
“Penso che Mercedes abbia trovato qualcosa a Montreal, come se fosse già pronta a intervenire. In Canada rimbalzavano meno ed erano veloci, ma di certo non hanno aumentato l’altezza di guida“.
Il buon Jacques, parecchio insinuante in questa uscita come a voler evidenziare un agire torbido da parte degli anglo-tedeschi, evidentemente, ha perso qualche pezzo per strada visto che non ha contemplato, nella sua analisi, che la W13 soffre di più o di meno in base alle caratteristiche della pista. Ancora, il fondo introdotto al venerdì è stato bocciato per ritornare alla specifica utilizzata in Spagna. Da quando un downgrade è ritenuto un espediente innovatore?
“Quello che non capisco è quel piagnisteo costante. Correre è pericoloso. Ma anche respirare il carbonio dai freni lo è. Anche le forze g lo sono… Dunque? Nessuno obbliga la Mercedes a regolare la propria auto in questo modo“. Questa la chiosa del figlio d’arte che mette nel calderone di tutto un po’ senza centrare la questione e soprattutto sminuendo una potenziale condizione di rischio superabile derubricandola a caratteristica endemica del motorsport.
F1. Alimentare la cultura del sospetto: cui prodest?
In questo 2022, e di certo non si tratta di una novità, viviamo una sorta di tutti contro tutti. La vicenda porpoising segue quella della nomina di Shaila-Ann Rao come segretario generale per lo sport e direttore esecutivo della F1. Carica che l’avvocatessa ricoprire ad interim per sostituire Peter Bayer che occupava entrambe le posizioni.
Questo affidamento di mansioni ha generato una reazioni piuttosto dura di Mattia Binotto che ha sollevato un conflitto di interessi generato dalla precedete carica dell’avvocatessa in seno alla Mercedes (leggi qui) “dimenticandosi” che molte figure di riferimento della F1 attuale hanno trascorsi pesanti proprio in Ferrari.
E’ comprensibile che un manager possa e voglia portare acqua al proprio mulino, ma questo stato cose ingigantito oltremisura, logora lo sport e soprattutto blocca necessari processi decisionali. Sia gli esponenti di Liberty Media che della FIA hanno detto a più riprese, durante l’inverno, che il legislatore sarebbe intervenuto a sanare gli errori di un regolamento nuovo e quindi impreciso in alcuni dettagli.
Quando questo si sta verificando esplode l’intolleranza non sono di chi guida il carro, ma anche dei alcuni team di fascia inferiore come la Alfa Romeo che vede a rischio la sua rimonta. Un guazzabuglio, l’ennesimo, che segue la profonda ristrutturazione necessaria dopo i fatti di Abu Dhabi 2021 che, evidentemente, poco hanno insegnato ai protagonisti della massima serie.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari, Mercedes AMG F1 Team