La valutazione della prima parte di stagione di F1 della Scuderia Ferrari è molto complessa. Negli uffici di Via Abetone, come in ogni grande organizzazione, sono stati definiti degli obiettivi sportivi e prestazionali la cui natura company restricted ne impedisce la condivisione pubblica. Chi lavora in grandi realtà aziendali sa bene che la anche la performance a livello del singolo dipendente è valutata in base ai KPI (Key Performance Indicator), attraverso i quali si desume la produttività in termini quantitativi e qualitativi.
Senza tale contezza che il reparto corse ha fissato per la stagione 2022, la valutazione degli osservatori si può esclusivamente basare sulle dichiarazioni dei protagonisti che forniscono un’approssimazione su quali possano essere i target da raggiungere. L’eccellente avvio di stagione con cinque piazzamenti a podio e 2 vittorie nei primi tre round risulta superiore rispetto agli auspici di Maranello, creando una divergenza positiva tra i risultati attesi e quelli conseguiti.
F1. Ferrari: Imola è stato lo spartiacque del campionato 2022
La tappa di romagnola ha segnato il punto di non ritorno da cui è iniziato il travolgente recupero della Red Bull, capace di infilare la bellezza di sei vittorie consecutive. Il momento preciso di discontinuità tra gli obiettivi (probabilmente) fissati e quelli sovralimentati all’entusiasmante inizio di stagione.
La persecuzione della curva emotiva relativa all’ambizione si è scontrata con un’immaturità tecnica e gestionale a tratti imbarazzante e così la dolce primavera rossa è durata pochissimo. Il giovane cuore della F1-75 si è dimostrato potente anche se incapace di garantire la necessaria longevità richiesta alle moderne unità turbo-ibride. Ma quando l’ambizione supera il talento il disastro è dietro l’angolo.
F1. Ferrari: questione di prospettive
A seconda dei punti di vista il campionato della Ferrari assume una dimensione diversa. Se la stagione 2022 è da considerarsi un anno di avvicinamento alla leadership tecnica della F1, allora, il voto in pagella è prossimo al dieci. Sopratutto considerando lo sciagurato biennio 2020/2021. In quest’ottica anche le noie tecniche ai propulsori sono classificabili come fisiologici problemi di gioventù di un progetto ricco di ambizione.
In termini di prestazione pura, la F1-75, continua a essere il riferimento per la concorrenza e considerando il deserto attraversato nei 24 mesi precedenti il salto prestazionale è stato davvero enorme. Secondo la logica del continuous improvement o, per dirla alla Binotto, di un passo alla volta, il team di Maranello è in linea con questa potenziale tabella di marcia.
Tuttavia ci sono tanti elementi che concorrono a valutare la performance Ferrari da un altro punto di vista. Il 2022 era atteso, per reiterata ammissione del team principal di organi sozzerà, come l’anno del riscatto in relazione al più grande cambiamento regolamentare degli ultimi quarant’anni.
Sull’altare del nuovo corpo normativo sono state dichiaratamente sacrificate le stagioni 2020 e 2021, attraverso una ripartizione delle risorse indirizzata sul progetto delle nuove wing car. Ferrari ha assistito all’aspra contesa tra Red Bull e Mercedes senza alcuna velleità di successo, anche se solo di tappa.
Quale colosso automobilistico potrebbe permettersi due anni sabbatici in attesa che si compia la beata speranza? Nessuno, a meno di non essere certi di sparigliare la concorrenza senza se e senza ma. Essere tornati a vincere singoli Gran Premi non vale come ritorno di un investimento durato 24 mesi caratterizzato, in molte occasioni, da autentiche “umiliazioni” sportive.
A rendere ancor più critico tale punto di vista è lo strepitoso rendimento di Max Verstappen e della Red Bull. A differenza del team di Maranello, gli uomini di Milton Keys sino alle ore 15:35 del 12 dicembre avevano un mondiale da vincere. Tale contesto ha determinato un totale dispendio di energie e risorse fino all’ultimo secondo della scorsa stagione. Eppure sono ancora lì. Davanti a tutti.
In sostanza, dopo nove round della tanto attesa stagione della “resurrezione rossa” ci troviamo difronte a un parziale di 7 successi Red Bull e 2 affermazioni Ferrari. Probabilmente i tempi di gestazione di un progetto tecnico vincente sono sensibilmente diversi nelle longitudini di Milton Keynes rispetto a quelli del Cavallino Rampante.
Se a questo si aggiunge che la scuderia austriaca ha perso il supporto ufficiale di Honda e, in men che non si dica, ha creato una struttura in grado di gestire e sviluppare i motori del colosso nipponico beh… non possiamo far altro che definire eccezionale l’abilità delle persone impiegate nella struttura diretta da Christian Horner. Le difficoltà incontrate da Mercedes, anch’essa ingaggiata nel rush finale di Abu Dhabi, sono la conferma della bontà del lavoro svolto a Milton Keynes.
Se invece abbracciamo la seconda ipotesi, quella che prevedeva un domino sulla concorrenza, allora possiamo definire deludente il percorso sviluppato da febbraio in poi. Nel rispetto dei milioni di tifosi Ferrari assiepati in ogni angolo del mondo, sarebbe corretto sgomberare il campo da ogni equivoco e dichiarare, in maniera netta, quali siano gli obbiettivi realistici a breve termine della storica scuderia italiana senza alimentare false speranze.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1 – Scuderia Ferrari