A volte basta poco. Piccoli dettagli per ritrovare il sorriso e la voglia di crederci. Il podio ottenuto nel GP del Canada di F1 è una sferzata di positività per un Lewis Hamilton che fino a venerdì sera – sembrano esser passati secoli – aveva l’umore oscuro e il morale sotto ai tacchi. Come spesso capita, la W13 si è trasformata in gara mostrando un passo notevole. Cosa che ha permesso agli uomini di Brackley di farsi trovare ancora una volta pronti ad approfittare delle sventure altrui concretizzatesi nell’arretramento in griglia della Ferrari di Charles Leclerc e nel weekend da dimenticare di Sergio Perez.
A completare una gara solida è arrivato il quarto posto di George Russell che si conferma un passita implacabile dato che consolida lo score stagionale che lo vede costantemente nei primi cinque dopo ogni singola bandiera a scacchi. La soddisfazione dello staff Mercedes era evidente al termine delle operazioni e la cosa fotografa con chiarezza il momento che il team sta vivendo. In altri periodi storici un terzo e quarto posto sarebbero stati accolti con pochi squilli di tromba. Ma oggi, con un vettura convalescente, hanno il gusto dolce della vittoria.
F1. Mercedes: la W13 non è guarita
I problemi persistono. La monoposto, anche se mostra il suo lato migliore quando le distanze si dilatano e quando la partita si gioca sulla gestione delle gomme, continua ad avere una finestra d’utilizzo troppo ristretta. L’ha sottolineato Hamilton alla fine dei settanta giri del GP di Montreal. Ancora, l’auto sembra essere refrattaria alle cure visto che il fondo introdotto venerdì nelle libere proprio sulla “44” è stato smontato con solerzia visto che non aveva dato i riscontri sperati. Da qui il dietrofront che ha costretto i tecnici a tornare sulle specifiche introdotte a Barcellona.
Sabato mattina la situazione non era delle più rosee. La pioggia ha dato una grande mano soprattutto al vicecampione del mondo che ha evitato slanci ottimistici come quelli prodotti da Russell. Accomodandosi in seconda fila. La partenza in dalla quarta piazzola è stata la chiave di una gara in cui è riuscito ad essere più forte delle safety car, concrete e virtuali, che in altre circostanze lo avevano penalizzato.
“Fino a questo momento – ha ammesso Lewis dopo l’evento – è stata stagione molto difficile a livello personale. Le qualifiche sono state finalmente un momento emozionante. La prestazione di oggi, inoltre, mi ha trasmesso fiducia sul fatto che potremo continuare a progredire. Questa macchina ha del potenziale anche se attualmente non è al livello che vorremmo. Ha una finestra operativa molto piccola. Se non la azzecchi perfettamente perdi tutto. Questa è una cosa molto difficile da gestire, ma in questo weekend abbiamo fatto davvero ottimo lavoro“.
F1. Mercedes: il passo gara fa sorridere, ma la finestra operativa è ristretta
La W13, quindi, riesce ad essere efficace solo in date circostanze che ieri si sono palesate. In alcuni dettagli il GP del Canada ha ricordato quello di Spagna e la cosa lascia qualche segnale di speranza perché, se il tracciato catalano era considerato “amico”, quello nordamericano doveva offrire insidie pari o forse superiori a quelle che ha mostrato Baku.
Invece il pompaggio aerodinamico, seppur presente, è stato contenuto più agevolmente. In qualifica, grazie alle velocità più basse derivanti dalla pista bagnata. In gara, in forza di quell’alchimia di elementi che di di tanto in tanto si crea e che fa sì che la vettura possa lasciare intravedere del buon potenziale. Che, è bene sottolinearlo, non è al livello di Red Bull e Ferrari che continuano a fare un campionato a parte.
Il passo di gara, in ogni caso, non è sembrato sideralmente distante da quello sciorinato della F1-75 e dalla RB18. Lo ha sottolineato non senza sorpresa George Russell che ha ribadito che una distanza così contenuta non s’era riscontrata in nessuna delle otto precedenti gare. La W13 ha dato il meglio di sé nei primi due stint tanto che Hamilton non ha perso troppo terreno dal duo di testa e Russell si è potuto agevolmente sbarazzare degli avversari per mettersi all’inseguimento del compagno di squadra.
Quello del race pace è il leitmotiv di casa Mercedes. Toto Wolff ne ha parlato sostenendo che, in alcune fasi, i suoi piloti erano in grado di tenere testa al ritmo dei due fuggitivi Sainz e Verstappen che hanno animato le ultime fasi dell’avvenimento con un duello senza sorpassi ma ricco di tensione sportiva. “Gli ultimi due fine settimana hanno mostrato lo spirito collettivo della squadra per estrarre un solido bottino di punti, anche se ci manca il ritmo per sfidare i ragazzi in testa“. L’ultima affermazione ad immortalare la sporadicità con la quale la W13 riesce ad essere una vettura da vertice.
Andrew Shovlin ha quantificato in due-tre decimi il deficit rispetto alle macchine ad oggi più efficienti. Una forbice esigua ed estremamente diversa da quella che sovente si manifesta in qualifica quando i distacchi sfiorano il secondo. Se questi elementi i tecnici continuano ad interrogarsi e per questi fattori credono che il design estremo della Freccia d’Argento non sia poi da buttare, ma solo una base da sviluppare e da far funzionare ampliandone massicciamente la finestra operativa.
“È davvero difficile sapere cosa aspettarsi venendo su ogni pista con questa vettura – ha spiegato il trackside engineer della Stella a Tre Punte – ma siamo stati in grado di massimizzare le opportunità e abbiamo imparato qualcosa in più sulla W13. I team di Brackley e Brixworth continueranno a spingere forte: c’è molto da migliorare sulla macchina ma questo può essere tradotto in potenziale e la gara di oggi ci ha incoraggiato di più a continuare a spingere per colmare quel divario“.
F1, Mercedes: si procede con cautela nel programma di sviluppo della W13
Spingere. Ma per quanto tempo? Qual è la dead line individuata per capire se questa macchina ha la fattiva possibilità di agganciare il gruppo di testa? Silverstone potrebbe essere un appuntamento chiave, l’ennesimo, sul percorso di comprensione di un mezzo ostico. La gara di casa, durante il week end di Montecarlo, è stata descritta come l’evento che sublimerà le caratteristiche della W13. Pista senza asperità, curva medio-veloci e feeling di entrambi i piloti gli elementi che inducono a produrre pensieri positivi.
Ma non sono questi gli unici fattori che generano ottimismo. In Inghilterra potrebbe arrivare un nuovo pacchetto evolutivo per una monoposto che, al di là degli adeguamenti necessari a risolvere il porpoising, non ha effettivamente affrontato un programma di sviluppo prestazionale. Che è diventato l’obiettivo del team. A Brackley ci vanno con i piedi di piombo, per due motivi.
Il primo riguarda la nuova direttiva anti-pompaggio alla quale bisognerà adeguarsi. E la cosa potrebbe non essere semplice per come il dispositivo è stato concepito dagli organi federali. La W13 potrebbe essere la vettura che ne pagherà le più amare conseguenze. Da qui attente valutazioni su come muoversi prima di mettere in cantiere un programma di update.
La seconda ragione per la quale si procede con gran cautela è che le modifiche alla vettura debbono sposarsi con il progetto 2023. Se si capisce che non si può far funzionare il concept attuale si cambierà rotta. E spendere risorse tecniche e danaro per solidificare una terza posizione che non sembra essere scalfibile non avrebbe senso. Tutte le migliorie che saranno applicate alla W13 dovranno funzionare anche sul modello del futuro.
Se nelle prossime settimane, dunque, vedremo novità di portata inferiore è possibile immaginare che non ci sia fiducia nei confronti di questa macchina. Se, viceversa, verrà introdotto un pacchetto massiccio allora è verosimile pensare che la il bandolo della matassa è stato trovato.
Nonostante i buoni risultati arrivati dal Canada, le perplessità in casa Mercedes restano immutate. Il poker di gare che ci divide dalla pausa estiva (Gran Bretagna, Austria, Francia e Ungheria, nda) darà la sentenza definitiva sul progetto W13 il cui destino è tutt’ora in bilico.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1 – Mercedes AMG F1 Team