Il GP del Canada di F1 si è aperto con una situazione diversa dalla classica routine. La direttiva tecnica emanata dalla FIA per una veloce risoluzione del porpoising è stata infatti seguita da dichiarazioni e preoccupazioni sugli effetti di tale fenomeno. Fin dalla prima apparizione del fastidioso saltellamento, sia i team che i piloti avevano posto l’attenzione sulle possibili conseguenze fisiche, ma nessuno dall’alto si era mosso per provare a risolvere il problema.
Negli appuntamenti precedenti l’Azerbaijan, l’effetto sembrava quasi scomparso, ma il tracciato di Baku ha riportato tutti alla dura realtà. Le parole di Russell, a cui hanno fatto eco quelle di altri protagonisti, e le evidenti difficoltà mostrate da Hamilton nello scendere dalla sua W13, hanno poi segnato un definitivo punto di svolta.
F1. Porpoising: Wolff porta l’attenzione sul carico verticale
Nel mondo della F1 si è spesso sentito parlare di varie forze a cui sono sottoposti sia i piloti che le vetture. Tra le più famose c’è il carico laterale, spesso nominato in seguito ai forti impatti che a volte i piloti subiscono; il carico verticale invece, nonostante la sua presenza, è sempre rimasto meno protagonista della scena, almeno fino all’arrivo delle nuove vetture ad effetto suolo.
Durante i primi test pre-stagionali, le monoposto del 2022 hanno evidenziato un problema comune, soprattutto al raggiungimento delle massime velocità; le vetture hanno infatti sofferto fin da subito del fenomeno del porpoising, un saltellamento continuo che crea non pochi disagi. Tra questi, oltre alle difficoltà di guida, ci sono anche dei dolori fisici che a lungo termine potrebbero creare anche danni difficilmente recuperabili.
A spostare l’attenzione dai muscoli alle ossa è stato Toto Wolff, team principal della Mercedes, scuderia che tra tutte accusa di più le sofferenze dovute al porpoising. “Generiamo un carico verticale fino a 6G, dunque non sono solo i muscoli ad essere colpiti, ma anche le ossa”. Il manager austriaco ha posto dunque un problema mai evidenziato prima, motivo per cui la Federazione ha deciso di agire.
F1. La FIA corre ai ripari: il porpoising adesso spaventa
Un cambio di direzione netto quello effettuato dalla FIA in merito al discusso porpoising. Se fino all’ottava gara del mondiale il problema era stato rimesso ai singoli team, il post Baku ha fatto suonare un campanello d’allarme; una preoccupazione evidentemente cresciuta e che ha così costretto ad un celere intervento.
I problemi fisici nono sono mai stati protagonisti in F1, visto anche l’enorme lavoro che i piloti fanno per essere sottoposti a determinati sforzi. L’aumento del carico verticale generato dal troppo porpoising ha però cambiato le carte in tavola; se da un lato infatti i muscoli possono essere preparato, dall’altro il discorso non funziona per le ossa, sottoposte ad uno stress che con il tempo potrebbe anche rovinarne la struttura.
La Federazione ha così scelto di correre ai ripari, emanando una direttiva tecnica in aiuto ai team per cercare di ovviare il problema. Il porpoising è passato dall’essere un effetto solo fisica ad un reale problema di sicurezza; e l’intervento rapido della FIA ne è solo una conferma. Il porpoising adesso fa paura.
In campo infatti non sembrano più esserci possibili favori per dare vantaggio a chi ne soffre di più; l’incolumità dei piloti, grazie anche alla loro voce, è passata al primo posto. I dolori possono infatti essere curati, ma il rischio di un incidente sembra sempre più concreto e sulla sicurezza la FIA non intende rischiare.
La direttiva tecnica emanata alla viglia delle attività in pista in Canada prevede alcune azioni, sia nel breve che nel medio termine, volte a smorzare se non eliminare del tutto il porpoising. Una mossa corretta quella compiuta dalla Federazione, ma che fa comunque sorgere una domanda spontanea. Si poteva agire prima? Il veloce cambio di idee della FIA porta a pensare comunque ad una risposta giunta tardi, visto l’aggravarsi della situazione; forse quindi tale problema poteva essere risolto ai primi allarmi, senza arrivare a mettere a rischio la sicurezza di chi in quelle condizioni ha già corso otto GP.
F1-Autore: Chiara Zambelli – @chiarafunoat
Foto: F1TV, Mercedes AMG F1 Team, Scuderia Ferrari F1