Prima o seconda punta che sia, il Carlos Sainz visto l’altro ieri a Montreal è quello che serve alla causa ferrarista. In un mondiale di F1 tiratissimo e nel quale le prestazioni delle due assolute protagoniste, Ferrari e Red Bull, sono così prossime da confondersi e confondere gli osservatori, servono, per imporsi, piloti che possano fare la differenza e che sappiano massimizzare gli episodi che si susseguono durante un weekend di gara.
Il Carlos che si è disimpegnato sul semipermanente canadese è molto vicino al driver che avevamo apprezzato nel 2021, a quel professionista capace di adattarsi immediatamente alla nuova realtà chiudendo il mondiale davanti al più accreditato compagno di scuderia.
Poi, l’avvento della nuova epoca del motorsport e il ritorno prepotente di Leclerc in versione maglio battente, hanno reso argilloso il suolo sotto ai piedi del madrileno che non è stato protagonista di un avvio di stagione convincete, efficace, concreto. Cosa che, di converso, è accaduta domenica. Quale può essere stata la miccia che ha fatto deflagrare le prestazioni? Ci arriviamo.
F1. Un adattamento difficile alle vetture “next get”
Le F1 del 2022 sono cambiate sensibilmente nel modo in cui si comportano in frenata e, di conseguenza, gestiscono il calo della downforce in base alla velocità. Le monoposto che si reggono aerodinamicamente sui canali Venturi mutano maggiormente, rispetto al passato, le loro caratteristiche in base alla velocità d’esercizio. Frenando ad alta velocità i conducenti avvertono una grande quantità di aderenza scaturente dall’aerodinamica. Che, però, crolla molto più di prima a parità di decelerazione.
Un bel rompicapo da gestire perché la cosa necessita di un approccio molto peculiare. I professionisti del volante devono quindi modulare diversamente il momento della frenata. All’inizio della stessa sono chiamati ad aggredire con vigore, ma poi bisogna controllare la fase in cui si rilascia il pedale perché l’effetto suolo tende a calare sensibilmente facendo perdere grip e, di conseguenza, capacità di arresto.
Staccando troppo in fondo, pertanto, le ruote anteriori tendono a bloccarsi. Quindi, per una perfetta esecuzione, sarebbe meglio anticipare la manovra di una decina di metri. Così si evita il bloccaggio e soprattutto si riesce a posizionare più correttamente la macchina in curva. E’ necessario un “nuovo” stile di guida che impone di essere più puliti e “rotondi”.
L’obiettivo è quello di arrivare all’apex delle pieghe quanto più dritti possibile per aprire il gas prima. Questo è il frangente nel quale Sainz sta pagando dazio. A se stesso e a Leclerc. Anche le caratteristiche della creatura di David Sanchez giocano un ruolo nelle difficoltà in cui è incappato lo spagnolo. La F1-75, difatti, ha un punto di forza riconosciuto: l’avantreno.
E’ una vettura che genera molta spinta verticale all’anteriore e riesce di conseguenza ad essere molto precisa nell’inserimento in curva. Il risvolto della medaglia è un retrotreno più leggero che va controllato con sagacia. Cosa che Leclerc riesce a fare meglio perché è più nelle sue caratteristiche di pilotaggio.
F1. Sainz “depressurizzato” offre prestazione di livello superiore
Lo spagnolo, progressivamente, anche commettendo qualche errore di troppo, sta arrivando alla piena comprensione del mezzo che guida. Sta sviluppando, quindi, quel bagaglio nozionistico e procedurale necessario per domare una bestia da oltre mille cavalli che si regge su rinnovati principi.
Questo l’aspetto tecnico che sottende alla prestazione offerta domenica. Ma c’è anche una ragione psicologica che potrebbe spiegare la guida leonina mostrata nelle settanta tornate del gp svoltosi tra i laghi dell’isolotto di Notre-Dame. Per la prima volta in stagione Carlos ha corso senza l’assillo rappresentato dalla figura ingombrante di Charles.
La debita distanza alla quale è stato relegato il monegasco ha fatto sì che l’ex McLaren potesse correre scevro da pensieri, condizionamenti e sovrastrutture mentali. Sainz si è sentito libero di non vivere il confronto, di non esserne schiacciato. Perché nelle volte in cui Leclerc non ha dovuto fare i conti con l’affidabilità ha maciullato cronometricamente il collega di scuderia. E più la cosa accadeva, più la forbice si spalancava.
In Canada si è riproposto, in piccolo, il clima che si viveva nella scuderia del Cavallino Rampante nel 2021: Sainz giungeva in squadra senza che gli fossero richieste prestazioni “spaziali”. Gli era stato dato il tempo per adattarsi, per conoscere la nuova realtà, per metabolizzarla e di conseguenza gestirla. Non a caso, senza assilli prestazionali, ha sorpreso tutti non uscendo ridimensionato dal confronto con uno dei piloti più talentuosi in griglia.
Proprio il 2021 è però la causa delle difficoltà psicologiche di Carlos che si è visto puntato addosso gli occhi di tutti. Molti lo attendevano al varco ed evidentemente questo stato di cose lo ha condizionato tarpandone lo slancio. Qualcuno ricorderà le esternazioni invernali di Helmut Marko che fotografava proprio nel madrileno il pilota da battere in Ferrari. La storia detto ben altro.
F1. Ferrari: lo “switch” mentale di Sainz deve diventare una costante
La portata della crescita di Sainz, che andrà confermata nelle prossime gare per evitare l’effetto “fuoco di paglia”, è stata reggere da solo la lotta contro il mastino olandese della Red Bull. Anche se non è riuscito a batterlo l’ha messo in grande difficoltà. Cosa non semplice di questi tempi. Non abbiamo la sfera di cristallo, ma l’esperienza viene in soccorso: con Leclerc non menomato dall’accetta regolamentare c’è la possibilità che la verve dello spagnolo si sarebbe appassita.
Chiaramente siamo nell’ambito delle congetture perché non abbiamo la riprova, ma è emersa qualche tendenza che spiega come Charles abbia messo in soggezione il compagno di garage. La vera svolta stagionale arriverà nel momento in cui il livello prestazionale che Carlos ha offerto in Canada sarà così alto anche quando l’ex Sauber si aggirerà nei suoi paraggi.
Mattia Binotto ha più volte ripetuto che la coppia piloti alle sue dipendenze è la più forte e completa del mondiale. Quella vista ieri potrebbe effettivamente esserlo perché, pur non riuscendo a battere la Red Bull, ha lavorato al massimo delle personali possibilità. Questo è ciò a cui deve puntare la Ferrari che ha però l’obbligo di fornire materiale tecnico all’altezza dei conducenti. E in questo, finora, è stata non del tutto puntale.
La compagine di Milton Keynes ha avviato una “minifuga” prendendo il largo in entrambe le classifiche. La forbice si allarga in maniera inesorabile ma ci sono elementi tecnici che lasciano pensare che il gap si possa colmare. Non senza fatica, non senza sforzi. E per farlo non basta il solo super Leclerc visto sinora. E’ necessario anche un Sainz in versione nordamericana.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Scuderia Ferrari – Oracle Red Bull Racing