Per la terza gara di fila la Scuderia Ferrari non centra la vittoria in F1 pur avendone la possibilità. Torna l’incubo dell’affidabilità, uno spettro che si era avvicinato alla squadra italiana già in Spagna. Nella prima fase della corsa la RB18 si è rivelata più competitiva del previsto. Una monoposto decisamente bilanciata che ha permesso a Verstappen di avvicinarsi sensibilmente a Leclerc.
La forza della F1-75 in curva 16 ha permesso al monegasco di difendersi sul rettilineo principale. Anche per questo motivo, Max ha chiesto alla squadra di fornirgli più potenza sulla parte ibrida in uscita dalla 16. Una prima fase molto scomoda per i ferraristi che dovevano trovare il modo di pareggiare le prestazioni per restare “aggrappati” alla vittoria.
Sotto Virtual Safety Car il muretto di Maranello ha provato una strada diversa, vista la competitività non al top riscontrata in pista. Con ogni probabilità la finestra di pit stop non era già aperta secondo la strategia del Cavallino. Tuttavia hanno optato comunque per la Hard. Questa gomma avrebbe dovuto portarli sino al traguardo, marciando per ben 41 tornate. Il vantaggio stava nel minor tempo perso per effettuare la sosta in regime di doppia bandiera gialla.
Tale provvedimento avrebbe regalato a Red Bull, nella seconda parte di gara, due vetture con una mescola decisamente più fresca. I tecnici di Milton Keynes hanno deciso di evitare la sosta per sfruttare il loro ritmo. Al contrario di quanto si pensava, però, il degrado sui bolidi austriaci è aumentato e tardare il cambio delle coperture non conveniva più. Leclerc, alle loro spalle, macinava chilometri. Guadagnava terreno. E dopo le soste le RB18 hanno ripreso la corsa alle spalle del monegasco.
Questo significa che il numero di giri per cui sono “rimasti fuori” non è stato sufficiente per accedere alla finestra di stop dell’unico ferrarista rimasto in corsa. Alla lunga non sapremo mai cosa sarebbe successo. Tuttavia la scelta Ferrari di rientrare sotto la Virtual è stata corretta, se non altro per mescolare le carte in tavola e mettersi nelle condizioni di vincere. Soprattutto considerando che la distinzione tra undercut e overcut non era chiara e giocandosela ai box sarebbe stato facile sbagliare.
Il grafico precedente mostra il passo gara tenuto dai tre piloti dallo stop di Leclerc sino al suo stesso ritiro, sofferto per problemi tecnici alla Power Unit. Osservandolo, si evince che la vettura numero 16 era chiaramente la più rapida in quel momento. In Red Bull hanno quindi commesso un errore strategico che, di fatto, per come è terminato il Gran Premio, è passato piuttosto inosservato agli occhi dei più.
Detto questo, come sottolineato in precedenza, nel complesso la RB18 si trovava a proprio agio e con il passare dei giri recuperare il gap perso era uno scenario più che possibile per i bolidi nati dalla matita di Adrian Newey.
A margine del doppio ritiro Ferrari, il team austriaco ha semplicemente gestito la gara. Alla trentaquattresima tornata, memori di quanto accaduto in precedenza, hanno preso la palla al balza sostituendo i compound sotto la Virtual Safety Car, montando un’altra Hard che li portasse in sicurezza al traguardo.
Anche se non del tutto indicativi, visto che gli alfieri della Red Bull hanno effettuato diversi passaggi in più rispetto alle due Ferrari nella prima parte di gara, dando un’occhiata a qualche numero sul primo stint notiamo come Perez sia stato il pilota più consistente. Seguito dal compagno di squadra “imbottigliato” dietro alla Ferrari numero 16.
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In definitiva le note positive che il Cavallino Rampante porta a casa non sono molte. Tra queste il degrado che torna ad esser buono e la velocità di punta. Quest’ultimo segnale è forse il più importante del week end, poiché la F1-75 è parsa una vettura molto più efficiente rispetto al recente passato. Caratteristica cruciale nelle prossime gare iridate in ottica lotta mondiale.
A circa 5-6 decimi troviamo la prima delle due Mercedes. Per quanto concerne la squadra tedesca, la W13 si conferma un’auto più consistente in gara piuttosto che sul giro secco. Ambe due i piloti hanno continuato a soffrire pesantemente del pompaggio aerodinamico con conseguente “bottoming“. Ma nel complesso il loro passo è migliorato. Riescono ad essere più competitivi del mid-field, sebbene non ancora quanto il duo di testa.
Ecco perché, spesso, si ritrovano a disputare dei Gran Premi in solitaria. Hamilton partiva più arretrato del compagno, ma grazie allo stop sotto la Virtual Safety Car ha guadagnato qualche posizione. Dopodiché, grazie ad un buon passo, ha concluso alle spalle di Russell malgrado la grande sofferenza fisica patita alla schiena.
Sul finire della corsa il passo delle frecce d’argento è mediamente migliorato. Con ogni ogni probabilità il motivo principale è legato al minor peso della vettura che, di conseguenza, ha prodotto una netta diminuzione dell’intensità dei colpi sull’asfalto dovuti al tedioso fenomeno aerodinamico che sta limitando non poco il team di Brackley.
Nel terzo stint, in cui non compaiono più le due Ferrari già ritirate da tempo, notiamo solamente come il ritmo della Mercedes sia incrementato sensibilmente. Nella considerazione relativa a tale fattore nell’ultima parte dell’evento azero, però, va comunque sottolineato come Red Bull non avesse più alcun rivale diretti. Per questo semplice motivo, in ottima “risparmio meccanico”, i loro riscontri cronometrici sono inevitabilmente calati.
Autore e grafici : Niccoló Arnerich – @niccoloarneric
Foto: Scuderia Ferrari