Indecifrabile. Questo è forse l’unico aggettivo che può pienamente adattarsi alla Mercedes W13. La F1 sfornata dal team di Brackley è un mistero interpretativo per gli osservatori. E questo è il problema minore. La questione è che gli stessi progettisti che l’hanno concepita e che ci mettono mano da mesi non riescono a prevederne il comportamento.
Quello della discrasia tra ciò che scaturisce dalle analisi in fabbrica e ciò che la pista propone è stato forse il più grande difetto che la W13 a “zero sidepod” ha manifestato sin da quando, in Bahrain, ha messo le ruote in pista. Più del porpoising a lunghi tratti ingestibile, più della mancanza atavica di prestazioni. Condizioni tali da non permetterle di competere con Ferrari e Red Bull.
Nei capannoni che furono della Brawn Gp gli ingegneri sono ancora alle prese con una macchina enigmatica che non vuole lasciarsi leggere. Ma che, ad un certo punto, sembrava esser diventata meno misteriosa grazie ad una correlazione pista-cfd-galleria del vento riattivatasi come d’incanto. Il pacchetto di update presentato a Silvertsone aveva riacceso performance e soprattutto le speranze che in stagione si potesse, in determinate condizioni, cominciare a lottare per il gradino più alto del podio.
E quelle condizioni si potevano – e forse si dovevano – presentare in Francia. Anche il pragmatico Hamilton, uno che in stagione ha sempre tenuto i piedi ben saldi al suolo evitando voli di fantasia che, di converso, hanno caratterizzato la dialettica comunicativa di un più ottimista ed entusiasta Russell, si era detto convinto che il momento delle vittoria si stesse avvicinando a grandi passi.
F1. Mercedes: tanti sviluppi, pochi progressi
Al Paul Ricard la Mercedes si è presentata con qualche altra piccola novità tecnica in quel programma di continui sviluppi che potete puntualmente verificare nell’infografica seguente:
Update mirati che, uniti a condizioni meteo potenzialmente favorevoli ad un vettura che fatica a mettere correttamente in temperatura le gomme e, soprattutto, al layout della pista molto nelle corde del progetto W13, dovevano riportare il mezzo anglo-tedesco nelle avanguardie prestazionali. Sin dal primo turno di libere, invece, si è percepito che le attese riposte nel Paul Ricard erano state vane. Sia Russell che Hamilton hanno lottato con gli assetti, cosa che alle fine delle qualifiche ha prodotto distacchi in sensibile aumento rispetto al precedente GP d’Austria.
Hamilton strappa una quarta posizione che sa di miracolo e che si rende possibile anche grazie alla penalizzazione in griglia di un Sainz in versione fedele scudiero. Il collega di box, in una Q3 abbastanza fiacca, è superato anche da Lando Norris che possiamo ritenere l’MVP del sabato transalpino.
Ad essere eloquenti sono i distacchi. La Freccia d’Argento n°44 si trova relegata a quasi un secondo dalla vetta, la 63 lo supera abbondantemente. In Mercedes non possono essere soddisfatti di questa china ma non possono fare altro che accettarla con la sensazione ormai chiara che nel 2022 non ci si possa sbloccare da quella terza posizione che ha il sapore amaro della condanna tecnica.
F1. Mercedes presa a schiaffi in faccia
Non usa mezze misure Toto Wolff per descrivere le qualifiche andate in scena a Le Castellet. “La gestione delle aspettative è un problema quest’anno perché stavamo lentamente ma inesorabilmente tornando ai primi posti – ha spiegato il manager al sito ufficiale della Mercedes – Ci sono stati buoni segnali a Silverstone. Poi, in Austria, una pista dove di solito non siamo affatto competitivi, almeno eravamo più vicini. Su un circuito di un minuto, in qualifica, eravamo a tre decimi: un gap accettabile“.
“Abbiamo portato un bel pacchetto di aggiornamenti al Paul Ricard. Siamo scesi in pista e non abbiamo trovato prestazione. Non abbiamo capito cosa sia andato storto. Abbiamo fatto esperimenti con le ali posteriori. Prima montandone una più grande, ma a Lewis sembrava che si trascinasse dietro un paracadute. Ne abbiamo installata una versione più piccola, ma abbiamo perso troppa velocità in curva. Abbiamo fatto anche esperimenti con le temperature delle coperture: siamo passati da sette decimi a 1,2 secondi. Anche questo è anomalo. Finire a nove decimi è uno schiaffo in faccia“.
Insomma, un lavoro da schegge impazzite che non ha portato i frutti desiderarti. Un’incapacità di capire la monoposto constatando che quanto emerso in fabbrica non si è rivelato utile alla riprova dell’asfalto.
F1. Mercedes: un apprendistato senza fine
Se le impressioni del dirigente sportivo vengono confermate da un tecnico allora la faccenda è piuttosto seria: “Abbiamo avuto qualifiche non facili – ha riferito Andrew Shovlin – Abbiamo lottato sul giro singolo per tutto il giorno ed entrambi i piloti hanno fatto un buon lavoro per portare le vetture tra i primi sei. Stavamo provando una serie di approcci per il giro finale, cercando di mettere le gomme in una finestra diversa, ma la cosa non ci dava un ritmo complessivo migliore. Non abbiamo una risposta sul motivo per cui i divari erano così grandi, ma almeno non siamo troppo indietro nella griglia di partenza“.
“Speriamo che il ritmo di gara sia più solido visto che è stata una tendenza generale della nostra vettura, anche se venerdì non abbiamo fatto abbastanza giri per avere una buona lettura. La gara sarà dura per le gomme, il degrado che abbiamo visto è più alto di quanto ci aspettassimo e le previsioni sono per temperature dell’asfalto superiori ai 50°C. Ciò potrebbe creare qualche opportunità, ma è difficile stabilire le nostre aspettative. Speriamo di essere più forti e di guardare avanti non indietro. A prescindere da ciò stiamo imparando di più ogni volta che guidiamo la macchina. Ed è importante per tornare dove vogliamo“.
Imparare. Alla dodicesima gara. Non un segnale incoraggiante e che probabilmente dice che a Brackley sono ormai in piena modalità 2023. In gara la vettura si comporta mediamente meglio ma la sensazione è netta: senza problemi a quei quattro là davanti c’è poco da fare. Russell e Hamilton si apprestano ad un Gp di Francia più d’attesa di eventi favorevoli che di aggressione con l’obiettivo di scalare posizioni. Il target non dichiarato è il podio, ma ci sarà da sudare parecchio – e non solo per il caldo – per agguantarlo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Mercedes AMG F1 Team