Una doverosa premessa prima di iniziare a scrivere questo testo. Una precisazione necessaria anche in favore di chi vorrà dedicare qualche minuto allo scritto in questione: l’articolo che vi apprestate a consultare non ha scopi polemici. Non vuole avvelenare i pozzi, né pretende di descrivere fatti che non esistono nella realtà né in un metaverso misterioso: in Ferrari F1 non sta per deflagrane nessun ordigno.
Questo brano è una semplice riflessione fatta a motori spenti e prima che questi si riaccendano per dare vita all’undicesimo gran premio stagionale che si disputerà in terra asburgica. Che è ciò che davvero interessa a voi lettori e a noi che cerchiamo di raccontare questo sport che di ordinario ha poco.
A partire dalle comunicazioni che spesso vengono stracciate, masticate, ruminate e letteralmente vomitate in forme inappropriate e che hanno il poco nobile scopo di attirare un pubblico, quello sì, sempre molto affascinato dalle diatribe mediatiche.
F1. Ferrari, Binotto – Leclerc: posizioni distanti sulla strategia inglese
Facciamo un passo indietro. Ritorniamo all’analisi che il team principal della Ferrari ha fatto in seguito al Gp di Silverstone. Leggiamo insieme le parole rilasciate al sito della storica scuderia italiana: “[…] Stamattina mi sono svegliato contento. Una vittoria della Ferrari in uno dei circuiti più iconici del calendario è davvero qualcosa di speciale. Capisco perfettamente che [Leclerc] fosse deluso“.
“È naturale sentirsi così quando si è al comando della gara fino a pochi giri dal traguardo senza riuscire a portare a casa la vittoria. Aggiungo che la delusione di Charles è anche la nostra: si vince e si perde insieme. Nessuno può dirsi soddisfatto del suo risultato, perché ieri Charles ha guidato in maniera straordinaria e ha dimostrato per l’ennesima volta il suo eccezionale talento come pilota“.
E fin qui tutto normale, scontato e circostanziale. Sono i passaggi successivi quelli che ieri Leclerc ha indirettamente (?) contestato: “Charles meritava senz’altro la vittoria e non ci fosse stata la safety car l’avrebbe conquistata. In una situazione simile il buon senso dice di dare priorità a chi sta davanti perché non perda posizioni in pista. Non c’è niente di strano nella nostra strategia“.
“Charles aveva gomme più fresche, se lo avessimo fermato i nostri avversari avrebbero optato per una strategia opposta e avrebbero guadagnato posizioni, avendo peraltro delle gomme quasi nuove. Al contempo, con Carlos abbiamo optato per una strategia opposta in modo da non perdere nessuna possibilità. Se non l’avessimo fatto, mettendo entrambi i piloti sulla medesima strategia, avremmo rischiato di perdere la gara consegnando letteralmente la vittoria ai nostri avversari“.
Questa l’analisi di Binotto che, evidentemente, non ha convinto il monegasco: “Ci sono cose che avremmo certamente potuto fare meglio. Eravamo primi e secondi ma siamo arrivati primo e quarto. Sappiamo dove abbiamo commesso errori e spero che possiamo crescere partendo dalla comprensione di questi. Una volta che la Safety Car è uscita dovevamo prendere una decisione. Non eravamo pronti. Per questo, come squadra, abbiamo già cambiato alcune cose nel modo di comunicare in gara per farci trovare più pronti“.
F1. Ferrari deve impostare un nuovo paradigma per evitare di lasciar scivolare via il campionato
Parole, queste ultime, che tendono a smentire quelle espresse da Binotto nei giorni successivi la gara inglese. Il manager della scuderia del Cavallino Rampante aveva parlato di strategia efficace ed obbligata dagli eventi. I dati GPS avevano già confutato questa tesi. Leclerc, senza assolutamente polemizzare, ha fotografato i fatti per quelli che sono. In Austria bisogna ripartire, non alimentare conflitti interni.
Per qualcuno non è accaduto nulla. Così non è perché i fatti, su riportati in maniera asettica, a-valoriale e scevra da giudizi soggettivi, dicono che c’è una differenza di vedute piuttosto marcata su un episodio sportivo non marginale. Che potrebbe pensare come un macigno sull’esito del campionato. Questo, chiaramente, non significa che Leclerc sta per fare le valigie o che Binotto è con telefono in mano alla ricerca di un sostituto del talentuosissimo prodotto della FDA.
No, rifuggiamo dai catastrofismi e dal clamore che ha contraddistinto alcune narrazioni imperanti. Ma nemmeno possiamo far finta che il fatto non sia sussistito. C’è un’altra frangia, quella opposta, quella dei “supportisti” ad oltranza, degli indefessi dogmatici, degli adoranti fideisti, che nega che un momento di tensione si sia prodotto dopo che il povero Leclerc è stato “alleggerito” di una vittoria ormai scontata. Una “rapina” (si notino bene le virgolette) tramata dal suo stesso team.
Quel che cerchiamo di sottolineare, or dunque, è che la Ferrari ha il dovere (e lo ha evidenziato Charles nel passaggio che abbiamo citato in precedenza) di porre in essere paradigmi efficaci, che siano in grado di non far risucchiare in un buco nero vittorie, punti e necessari recuperi in classifica. Negare la topica clamorosa (cui prodest?) e il susseguente nervosismo non serve se vogliamo fotografare lucidamente gli eventi.
Per molto tempo abbiano letto e sentito che l’organigramma ferrarista è giovane e deve farsi le ossa. Binotto lo afferma da anni. Ma lunghe stagioni si sono alternate e la Rossa è ormai pronta per riportare a casa le coppe che contano davvero. Che non sono quelle della vittoria della singola tappa. Sarebbe delittuoso aver concepito una macchina con le “due v”, veloce e vincente, per poi mortificarla con una gestione approssimativa dell’azione in pista.
Monaco e Silverstone segnano due episodi gravi ma recuperabili. Solo dalla consapevolezza che degli errori sono stati effettivamente commessi si può ripartire. Negarli, sia da parte del tifo che da parte di chi prende le decisioni in seno al team, equivale a mostrare un aziendalismo di vetrina inutile nella definizione di strategie vincenti.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1