Non è nostra pretesa accusare. Non è nostra priorità criticare. La nostra è solo lecita volontà di comprendere. Lo schema organizzativo postulato dalla Ferrari F1 sta funzionando? Dare piene facoltà di lottare ai propri piloti è il paradigma strategico più efficace per avere la meglio di un Max Verstappen che non perde un colpo? A sentire Mattia Binotto i pochi punti che dividono i due Carlo della Rossa non giustificherebbero una presa di posizione netta sui ruoli da interpretare.
Conclusione – lungi voler essere offensivo – un po’ pilatesca. Un manager, in certe circostanze, dovrebbe avere quella sana dose di cinismo da mortificare le speranze di uno per favorire l’altro. O, sarebbe più corretto dire, per metterlo in condizioni di lottare al massimo delle possibilità e con ogni strumento per tenere a bada un rivale solidissimo, veloce e con un team alle spalle che spinge solo per lui.
Red Bull postula il modello ad una punta; Ferrari quello opposto, democratico, basato sulle pari opportunità che al momento non si sta dimostrando così prolifico. La sensazione è che sia proprio il più talentuoso dei due piloti a farne le spese. Direte voi: se è Charles il più forte perché non riesce da solo ad imporre il suo dominus? Domanda da persone poco attente. E voi, invece, lo siete. E sapete bene che basta poco, pochissimo, per vanificare la maggior consistenza prestazionale.
Basta una chiamata errata e puff… la superiorità svanisce. Sì, alludiamo proprio a Monaco e a Silverstone. Gare in cui un vantaggio nettissimo di Leclerc su Sainz è stato dilapidato da una gestione incomprensibile operata dagli strateghi del box. Con mille ringraziamenti da parte di Max che ha potuto capitalizzare anche in giornate in cui è rimasto lontano dal gradino più alto del podio.
F1, Ferrari: una sprint race dalla quale si poteva ottenere di più
Ieri, durante la Sprint Race, il modello rosso ha subito un altro stress test. I 22 giri di gara hanno rappresentato un banco di prova che per lo schema a due jolly. Se guardiamo il risultato finale parrebbe che le cose siano andate bene. Se entriamo nello specifico, analizzando meglio le circostanze, vediamo che qualche crepa nell’impalcatura si è prodotta. Ma per gli uomini di Maranello si tratta di piccole incrinature figlie di normali movimenti d’assestamento.
Alla fine delle operazioni Laurent Mekies, direttore sportivo della casa modenese, ha analizzato i fatti esaltando il passo sciorinato dalla F1-75 che anche in suolo austriaco ha mostrato una straordinaria capacità d’adattamento e, conseguentemente, di generare performance. Cosa che la metteva in condizioni di poter vincere. Se solo i due galli non avessero iniziato a lottare tra di loro concedendo all’avversario preziosi decimi di secondo sui quali ha costruito un piccolo gap che ha gestito in totale scioltezza fino alla fine.
“Nella lotta – ha detto Mekies quando i motori erano ancora caldi – ci sono sempre aspetti positivi e aspetti negativi. La cosa buona è che abbiamo due piloti molto molto competitivi che potevano entrambi avere un passo molto importante. Poi è certo che non puoi controllare una partenza, non puoi controllare ciò che accade durante il primo giro. Si sono superati un paio di volte dopodiché siamo passati in una dinamica in cui Charles ha cominciato a risparmiare le gomme. E’ una cosa sulla quale lavoreremo meglio con entrambi“.
F1. Ferrari: due squadre nella squadra che non collaborano.
Ma su queste parole è necessario aprire una piccola riflessione. Che parte da ciò che è successo nelle fasi inziali della gara sprint. Ad un certo punto Leclerc si apre in radio dicendo: “Tell me when tires are ready“. Charles, in poche parole, attendeva l’ok da Xavi Marcos per iniziare a spingere. Cosa che poteva avvenire non appena gli penumatici fossero entrati nella giusta finestra operativa.
Nello stesso momento Sainz, che seguiva da presso, si apre in radio e osserva: “I think he’s struggling“. Riccardo Adami si limita ad un algido “copy“, il segnale che indica che l’informazione è stata registrata e che non ci sono eccezioni da sollevare. L’ingegnere della vettura n°55 avrebbe invece dovuto dire che la macchina gemella era in gestione e non in difficoltà. Ma non è finita qua. Lo stesso Adami, quando i due alfieri di Maranello era appaiati in una lotta intestina e ricca di tensione, comunica allo spagnolo di usare la modalità K1 per avere più potenza per sopravanzare il compagno di squadra. Insomma, dalla parte del box dello spagnolo, si è usata la fase in cui l’avversario era in management per provare l’affondo.
E’ possibile che Adami non sapesse dei cosa stesse facendo il collega iberico con Leclerc? Improbabile. E proprio per questo atteggiamento che lascia sopresi. Quel necessario spirito collaborativo in uno schema a due punte invocato da Mekies e da Binotto nella circostanza non si è visto. E forse Leclerc non ha parlato a caso quando, nelle immediate interviste post gara, alludendo allo spirito cooperativo in seno al team, ha risposto con un lapidario “Io lo spero”.
“Penso che siamo in posizione per lottare – ha sottolineato Mekies – Domani (oggi) sarà due contro due. Quindi abbiamo bisogno che le nostre due macchine siano forti. Sarà molto dura ma siamo qui per quello. Non c’è margine, si gioca tutto al millesimo, al giro di sosta ai box. Ma anche come tratti la gomma sui primi giri per scommettere sul finale di stint o viceversa. La partenza può fare la differenza quando il gap è così stretto. Con Charles, Carlos e la squadra a Maranello cercheremo queste piccole differenze per poter finire il risultato nel modo giusto per noi“.
L’ingegnere ex FIA ha correttamente evidenziato quanto le prestazioni delle due Red Bull e delle Ferrari siano sovrapponibili. Ed è proprio in questo contesto che serve giocare in tandem mettendo da parte i personalismi. Se la Ferrari ha decretato che sarà lotta libera all’interno della franchigia è necessario fissare dei paletti oltre i quali non ci si può spingere. Perché basta poco per passare dalla libertà di lottare – e di vincere – all’autolesionismo.
I due staff devono comunicare tra loro. Esiste già un coordinamento dall’alto che evidentemente, ieri, non è stato puntuale. Con risultati che tutti possono osservare. Perché Verstappen ha vinto anche grazie al duello fratricida tra i due cavallini rampanti. Tanto da sottolinearlo nelle dichiarazioni post gara. Quindi, in Red Bull, sanno bene che possono trarre vantaggio dalle indecisioni che la Ferrari sta producendo.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1