La prima parte del mondiale di F1 2022 è stata caratterizzata dai fantastici duelli tra Max Verstappen e Charles Leclerc nelle vesti di contendenti al titolo mondiale. Finora abbiamo assistito a tante lotte caratterizzate dal fair play, approccio non scontato alla luce della sfida senza esclusioni di colpi tra il campione del mondo olandese e Lewis Hamilton nella elettrizzante sfida della scorsa stagione.
La correttezza esibita finora da Verstappen e Leclerc rende lo spettacolo altrettanto avvincente eliminando finora la componente tossica delle polemiche dovute a manovre discutibili che hanno contaminato l’epico duello con l’epta campione del mondo inglese.
E’ possibile, pertanto, affermare la conquista del titolo piloti del fuoriclasse olandese sia stato solo il vertice della tensione di una fisiologica transizione generazionale?
Probabilmente è ancora presto per emettere delle sentenze; tuttavia la serenità dentro e fuori l’abitacolo ostentata da Max anche nei momenti peggiori della prima metà del mondiale suggerisce un approccio meno furente del giovane pilota olandese.
L’Everest costituito dal binomio Hamilton/Mercedes è stato finalmente scalato e come affermato nelle reazioni a caldo di Abu Dhabi, qualsiasi successo futuro per Max non sarà altro che un plus.
F1. Max Verstappen libera tutta la tensione al termine della gara di Abu Dhabi dello scorso anno
Per il giovane olandese, la corona iridata era l’obbligo morale verso un padre che ha costruito la carriera del figlio step by step in modo ossessivo e tutt’altro che tenero come dichiarò Matteo Bobbi a valle primo successo in Formula Uno nel Gran Premio di Spagna del 2016:
“Max gareggiava nel mini kart. Il papà esercitava una continua pressione sul figlio, premi e regali erano una conseguenza delle vittorie”.
Il “nuovo Max” è un ragazzo finalmente libero di potersi esprimere in pista e nella vita quotidiana senza alcun assillo, senza dover dimostrare a suon di vittorie la propria classe. Questo ne fa di lui un professionista appagato? Assolutamente no.
Max fa parte del ristretto novero dei cannibali, sportivamente parlando, che alimentano la propria sete di vittoria attraverso i successi. La serenità di Verstappen è pari a quella di Michael Schumacher all’indomani del primo titolo mondiale conquistato sotto le insegne del Cavallino Rampante.
F1. Schumacher – Verstappen: due piloti molto simili
Il Kaiser, dopo quattro stagioni, aveva assolto l’obbligo morale verso il team ed i fan di riportare il titolo mondiale a Maranello dopo ventuno anni di digiuno consacrandolo definitivamente tra i più grandi interpreti della categoria.
Durante l’egemonia degli anni successivi, il sette volte campione del mondo tedesco, non si rese più protagonista di azioni al limite per il semplice motivo che aveva dimostrato a se stesso e al mondo intero di essere indiscutibilmente il numero uno.
Ritornando alla stretta attualità, il “Max 2.0” vive con serenità il duello con Charles consapevole della competitività della propria monoposto. Finora l’olandese si è limitato a ricevere in dote i numerosi regali dei rivali vestiti di rosso, massimizzando il bottino di ogni weekend anche se in alcune circostanze si è trattato di dover rinunciare alla vittoria per un buon piazzamento.
La cartina di tornasole di questa rinnovata sicurezza nei propri mezzi e in quella riposta nella RB18, sono i tre sorpassi subiti al Red Bull Ring ad opera di Leclerc senza praticamente lottare. Non un approccio arrendevole ma una gestione conservativa degna del miglior Alain Prost a cui probabilmente assisteremo ancora nel corso della stagione.
Intendiamoci, Max non si è trasformato in un docile panda e se l’inerzia del campionato riporterà in piena lotta Leclerc e la Ferrari il confronto assumerà certamente contorni più ruvidi. Tuttavia, la scorsa stagione, oltre all’ambito titolo mondiale, ha conferito una nuova visione strategica al fuoriclasse olandese.
Dal 2016 al 2020, Verstappen era consapevole che il mezzo a sua disposizione non gli avrebbe consentito di lottare per il titolo e il suo focus erano semplicemente le vittorie di tappa da conquistare con il coltello tra i denti.
L’estenuante up & down in testa alla classifica piloti durante la scorsa stagione lo ha obbligato a ragionare in modo diverso, accettando piazzamenti funzionali ad un obiettivo superiore a medio lungo termine.
In ultima analisi la considerazione di Max per Charles. E anche qui il parallelo con Schumacher aiuta a comprendere le complesse dinamiche del rispetto nella testa dei piloti di Formula 1.
Il Kaiser non può essere certamente ricordato come uno dei massimi interpreti del fair play in pista, tuttavia il tedesco nutriva una profonda stima verso Mika Hakkinen, rivale di tante battaglie anche nelle categorie minori.
L’iconica immagine in cui Mika e Michael dialogano al termine del gran premio del Belgio 2000, in cui Schumacher subisce la più grande umiliazione in pista, in quello che da molti è considerato il sorpasso del secolo, rappresenta un attestato di stima e rispetto che ha pochi precedenti nella storia della Formula 1.
Charles e Max sono ragazzi molti diversi ma la stima e il rispetto che nutrono reciprocamente è genuino perché sanno di essere sostanzialmente i migliori interpreti della new generation. Se dovesse esserci battaglia fino agli ultimi round del mondiale assisteremo a duelli molto ruvidi tra Verstappen e Leclerc ma la deriva a tratti antisportiva che ha contraddistinto la lotta con Lewis Hamilton sarà probabilmente un ricordo del passato.
Autore: Roberto Cecere – @robertofunoat
Foto: F1, Scuderia Ferrari F1, Oracle Red Bull Racing